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Attualità

Approvati i tagli agli stipendi di Camera e Senato

Il tetto massimo diventa 240 mila euro, per un risparmio stimato di quasi 97 milioni in tre anni

La spending review bussa anche alle porte di Camera e Senato. E finalmente, stavolta, qualcuno ha aperto: gli Uffici di presidenza hanno approvato la riforma del sistema retributivo del personale, introducendo tetti agli stipendi. Un taglio giudicato insufficiente da Scelta Civica e M5S ma che, secondo i dati forniti dal governo, nel giro di un triennio dovrebbe portare a un risparmio di 96,8 milioni: di questi, 60,1 milioni proverrebbero dalla Camera, mentre i restanti 36,7 milioni dal Senato.

La riforma introduce infatti un tetto massimo di stipendio pari a 240 mila euro per i consiglieri di entrambi i rami del Parlamento (-105 mila euro rispetto a oggi), per poi fissare altri sottotetti, al netto degli oneri previdenziali e delle indennità di funzione.

NUOVI LIMITI. Nello specifico: alla Camera documentaristi, ragionieri e tecnici percepiranno al massimo 166 mila euro (-70 mila rispetto agli attuali compensi massimi); i segretari 115 mila (- 41 mila); i collaboratori tecnici 106 mila (- 46 mila), operatori tecnici e assistenti 99 mila euro (- 37 mila).

Al Senato, invece, la contribuzione degli stenografi sarà al massimo di 172 mila (- 84 mila), i segretari guadagneranno al massimo 166 mila (- 62 mila), i coadiutori 115 mila (- 56 mila), gli assistenti 99 mila (- 43 mila).

I tagli entreranno in vigore nel 2015 ma saranno a pieno regime nel 2018. La riforma è passata con 13 sì, 5 astenuti (3 M5S, 1 Lega Nord, 1 Scelta Civica) e 2 non partecipanti al voto (Forza Italia e Fratelli d’Italia).

SINDACATI CONTRARI. «Oggi abbiamo preso una decisione senza precedenti, Camera e Senato insieme», ha scritto su Facebook la presidente della Camera Laura Boldrini. «Lo abbiamo fatto per rafforzare l’istituzione, anche mettendo le retribuzioni in sintonia con il Paese alla luce della grave crisi che stiamo attraversando».

La manovra non ha però incontrato gli entusiasmi di tutti: per M5S si tratterebbe di una pseudo-riforma, mentre per Scelta Civica i tagli sarebbero ancora troppo esigui. Malumori anche tra i sindacati, risentiti per non essere stati coinvolti come interlocutori o controparte.

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