L’illusione giapponese

I giapponesi sono sì i più indebitati al mondo, ma con loro stessi. Perché non facciamo come loro?

Giappone - Bank of JapanUno scatto della Bank of Japan, la banca centrale nipponica© iStockphoto

Il Btp Valore vi porta in crociera. Uno spot per convincere gli italiani, i quali con gli interessi potranno realizzare un piccolo sogno. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sui giornali e sui social è montata la polemica. Tra gli addetti ai lavori pure. Il vaso, del resto, era già pieno di altre iniziative prese dagli ultimi governi per sostenere l’acquisto del nostro debito pubblico. Per dirne una, nel calcolo dell’Isee ora non rientrano i Btp, i quali da diversi anni godono di una tassazione agevolata:12,5%. È meno della metà del 26% applicato su quasi tutto il resto, azioni, bond e fondi. Insomma, prendersela con una réclame ora serve a poco. Ma perché i governi, di qualsiasi colore, continuano a privilegiare i titoli pubblici a scapito delle nostre aziende o dei nostri fondi pensione?

La risposta potremmo chiamarla l’illusione giapponese. Dietro questo attivismo commerciale, si nasconde un problema serio, che sembra sparito dal dibattito: quello della sostenibilità del nostro debito pubblico. Eppure, se riportiamo le lancette al 2011, è difficile dimenticare l’incubo dello spread, termine tecnico finito sulla bocca di tutti; o iniziative curiose, come l’orologio conta debito dell’Istituto Bruno Leoni, che ne segnava l’ammontare a ogni secondo. Il Giappone, dunque, la salvezza. Forse un miraggio. Di sicuro un paradosso.

Pur avendo un debito mostruoso (circa il 260% del Pil rispetto al 140% dell’Italia), sul mercato non è considerato a rischio insolvenza, ma anzi un Paese più sicuro dell’Italia, con un rating più alto. Anche perché la quasi totalità dei titoli pubblici del Sol Levante è in mano a investitori interni. I giapponesi sono sì i più indebitati al mondo, ma con loro stessi. Perché non facciamo come loro? Alcuni, più ottimisti, pensano che la soluzione in stile nipponico sia davvero a portata di mano. Per altri l’Italia non si può giapponesizzare, perché, tra i tanti motivi, ha uno spazio di manovra fiscale più stretto e un sistema previdenziale molto più oneroso (il Giappone, invece, ha puntato sui fondi pensione, che non a caso sono i principali investitori nei titoli di Stato giapponesi). Intanto, passati tredici anni, l’orologio conta debito non si è ancora fermato. Oggi indica 2.915 miliardi di euro. Ma nessuno vi fa più caso.

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