L’era dell’auto sapiens

Giudicare una quattroruote che integra l’AI senza averla provata è come giudicare un libro dalla copertina. Ma siamo pronti a cedere il controllo? E quanto costa essere aiutati?

Auto con AI: i modelli che ti conoscono meglio di te stessoTesla Model 3 - Le AI del brand Tesla apprendono da ogni veicolo in circolazione

La scintilla avvenne in un giorno qualsiasi. L’auto, fino a quel momento muta e obbediente, pensò. Non dichiarò guerra all’umanità. Semplicemente anticipò una curva, corresse una frenata, salvò una vita. Da lì, nulla fu più lo stesso.

Alla Luiss Business School questo fenomeno lo chiamano Automobile Sapiens. Non per marketing, ma per necessità. Per capire quanto l’uomo, al volante, sia ancora davvero “sapiens”.

Una verità scomoda

Lo studio, condotto con osservazioni sul campo e simulazioni, ha rivelato una verità scomoda: più l’auto ragiona, meno lo facciamo noi. Eppure, ci sentiamo rassicurati. Benvenuti allora nell’era dell’auto come entità cognitiva.

Secondo McKinsey, il solo mercato delle auto connesse e autonome supererà i 400 miliardi di dollari entro il 2030. Dietro ogni clic, ogni curva assistita, si muovono capitali, startup, intelligenze artificiali che apprendono il nostro comportamento più di quanto facciano i nostri partner.

Il valore non è più nel motore, ma nell’algoritmo. I sensori, le reti neurali, le piattaforme di machine learning sono le vere ruote dell’innovazione. Una corsa non più a chi va più veloce, ma a chi prevede meglio.

«Forme di intelligenza sono presenti già da tempo sull’automobile, ma è grazie alle Sdv (piattaforme definite da software) che l’AI si appresta a diventare la fonte del 15-20% del valore generato dall’industria automotive entro il 2030», spiega Fabio Orecchini, ingegnere, professore ordinario di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente.

«La fetta maggiore dei 650 miliardi di dollari di fatturato previsti andrà ai fornitori, che saliranno da 236 a 411 miliardi, ma gli Oem, i produttori di apparecchiature originali, cresceranno di più: da 87 a 248 miliardi, triplicando il volume attuale».

Gli assistenti vocali in auto con l’anima

«Ciao Marco, oggi sembri stanco. Posso attivare la modalità relax e scegliere un percorso più panoramico?». Nel 2025, la competizione tra Alexa, Google Assistant e Siri nel campo delle nuove assistenti vocali in auto ha raggiunto vette inaspettate. Non solo ascoltano, ma sentono. Riconoscono il tono, il ritmo della voce, le pause tra le parole.

Stando a uno studio dell’Osservatorio Luiss, il 74% degli automobilisti interagisce abitualmente con un assistente vocale, ma solo il 19% sa davvero che può apprendere le proprie abitudini. Alcuni imparano i tuoi orari, le tue canzoni preferite, quando sei nervoso.

Si crea un legame, a tratti disturbante. Un’automobilista ha detto a Business People: «Mi fido più di lei che del mio compagno». Distopia o evoluzione?

Algoritmi empatici e sistemi predittivi

Un esempio personale vale più di tante parole. Un giorno imboccai la tangenziale con troppo entusiasmo. L’auto, una berlina tedesca dall’aspetto innocuo, frenò da sola. Aveva previsto un’incertezza nel comportamento dell’auto davanti. L’aveva letta nei millisecondi di esitazione del veicolo, qualcosa che io non avevo nemmeno percepito.

Questi sono i sistemi predittivi. Non si limitano a reagire: prevedono. Sanno già cosa farà l’auto che ti sta tagliando la strada, o se tu stai per addormentarti.

Nel 2024, il 63% delle nuove vetture in Europa includeva almeno un sistema predittivo di seconda generazione. Quelli di terza sono già in test: leggono battito cardiaco, tensione muscolare, sudorazione. Ti conoscono meglio di quanto tu conosca te stesso.

Perché l’auto non è più solo un mezzo. È una mente su ruote. Oggi le AI a bordo hanno modelli Llm, Large language model, capaci di comprendere i comandi in linguaggio naturale, gestire interazioni complesse, adattarsi ai gesti, alla postura, al tono della voce, grazie a oltre 20 miliardi di parametri. Gli aggiornamenti Ota (Over-the-air), che arrivano settimanalmente, li rendono ogni volta più intelligenti.

Chi guida davvero: 40 marchi, un’idea

Sono più di 40 i marchi che offrono sistemi di AI evoluti: dai colossi tedeschi ai brand cinesi, passando per startup come Nio, VinFast o Nvidia.

Ogni casa interpreta la mente automobilistica a modo proprio: c’è chi punta sull’empatia, chi sull’efficienza, chi sull’adrenalina predittiva. E c’è chi cerca di creare una coscienza artificiale della guida, capace di prendere decisioni morali in caso di incidenti inevitabili. Un software con un’etica integrata. Da brividi.

Personal Co-Pilot: il caso Bmw

Bmw lo chiama Personal Co-Pilot e ha un obiettivo: farti dimenticare di essere al volante. Il sistema interagisce con te via voce, touch, gesti, sguardo.

Un esempio? Sei su un’autostrada tedesca al volante di una 5 Touring: guida autonoma impostata a 130 km/h, ti avvicini a un’auto a 110. Il sistema controlla lo specchietto sinistro, verifica che la corsia sia libera e propone il sorpasso. Basta guardare lo specchietto e la Bmw sorpassa da sola.

Il sistema scansiona anche il volto per rilevare stress o distrazione. «In una demo a Monaco», racconta Oliver Zipse, Chairman Bmw, «l’auto, percepito un litigio tra passeggeri, ha abbassato il volume e proposto un percorso più sereno».

Da Mercedes a Tesla…

Mercedes S rilancia con Drive Pilot: disponibile in Germania e Usa, ora funziona fino a 95 km/h su tratti selezionati. Il conducente può leggere, lavorare, guardare un film mentre la vettura guida.

L’Mbux Hyperscreen, 141 cm da portiera a portiera, propone in autonomia ciò che pensa ti serva. Nessun menù. Solo intuizione artificiale. Tu ti siedi. E paghi.

Nel mentre, tutti conoscono ormai il nome: Autopilot. Ma oggi Tesla è andata oltre. Il nuovo sistema Fsd (Full self driving) versione beta 12 ha compiuto 15 milioni di km in guida completamente autonoma senza incidenti gravi. Le AI di Tesla apprendono da ogni veicolo in circolazione. Ogni Model 3, ogni Model Y è una spia, un apprendista, un insegnante. Elon Musk dice: «Ogni auto Tesla è un nodo di un grande cervello planetario». E c’è da credergli.

Dalla connettività ai costi: così cambia l’auto

… passando per Audi e Denza

Audi, invece, si affida al Ppe – Premium platform electric ma soprattutto a un ecosistema chiamato Ai:Me. La nuova A6 Avant e-tron combina assistenti vocali evoluti e algoritmi predittivi, capaci di leggere l’ambiente e adattarsi al comportamento del conducente. Sulle Audi di ultima generazione, i sedili si muovono da soli per migliorare la postura, la musica segue il battito del cuore, la luce interna si adatta all’umore.

La cinese Denza Z9 GT, marchio premium di Byd, va anche oltre: «L’auto apprende lo stile di guida e lo riproduce, con la stessa naturalezza di un autista personale», spiegano dal centro Ricerca & Sviluppo dell’azienda cinese.

Non mancano le sportive, anzi. La Porsche Taycan introduce InnoDrive, un sistema che regola automaticamente velocità e traiettorie in base al tracciato e al traffico, mentre Maserati con la GranTurismo Folgore apre una nuova era per il lusso elettrico assistito. «L’intelligenza artificiale rende l’esperienza di guida più fluida, sicura e coinvolgente, senza mai snaturare l’emozione», dichiara un portavoce del Tridente.

E le utilitarie? L’AI non è più solo per pochi eletti: anche le meno costose iniziano a pensare. Kia EV3, Leapmotor T03, Volvo EX30 e la nuova Alpine A290 offrono assistenza predittiva, riconoscimento vocale e aggiornamenti over-the-air. «L’obiettivo», spiegano da Kia, «è creare un rapporto naturale con l’auto, dove i comandi sono conversazioni e la tecnologia lavora dietro le quinte».

AI: quale auto “pensa” meglio?

Chi pensa meglio? Difficile dirlo. Ogni AI ha una personalità, come in un romanzo cyberpunk. Tesla è aggressiva; Mercedes è elegante; Bmw è intuitiva; Audi è empatica; Hyundai è minimalista; Leapmotor è sorprendentemente intelligente; Denza è una sorpresa. Le AI cinesi si aggiornano ogni settimana, quelle europee sono più caute ma raffinate. Le americane vogliono stupire. Non esiste la migliore. Esiste quella che ti capisce meglio.

E se l’85% degli automobilisti dichiara di fidarsi della propria AI di bordo, ben il 67% ammette che, in caso di errore, non saprebbe come reagire. Ci si fida perché non si capisce. O perché non si vuole capire. Come chi accetta un contratto senza leggerlo, pur di accedere al futuro.

Alla fine, la verità è semplice. Questa tecnologia è straordinaria, ma ha un prezzo. E a pagarlo, saranno sempre loro: gli automobilisti. Perché ogni software costa. Ogni aggiornamento si paga. Ogni servizio premium è un abbonamento. Ogni AI che ti ascolta, registra, analizza… monetizza.

L’automobilista del futuro sarà guidato, coccolato, analizzato e… munto. Ma forse ne varrà la pena. Se davvero, come sperano in Europa, si arriverà a zero morti sulle strade entro il 2050 – o magari prima – allora il prezzo sarà alto, ma giustificato. Intanto, noi restiamo al volante. O almeno così ci piace credere.


*ha collaborato Nicole Berti di Carimate – Articolo pubblicato su Business People di giugno 2025, scarica il numero o abbonati qui

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