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Investimenti? Attenti all’home bias

home bias Credits: © Getty Images

Dovremmo investire con il cuore pensando al bene dell’Italia? Gli esperti di finanza comportamentale dicono di no: patriottismo e profitto non sempre vanno a braccetto. Utilizzano l’espressione home bias per descrivere la tendenza a comprare solo titoli domestici: azioni, obbligazioni e titoli di Stato del proprio Paese. I soldi, dicono, siamo portati a metterli in ciò che ci sembra più vicino e che per questo ci sembra più sicuro (e qui starebbe l’errore). Un pregiudizio che anni fa ha portato molti risparmiatori a scottarsi con le obbligazioni delle banche regionali, quelle della filiale sotto casa in cui si dava del tu al direttore.

Per carità, a investire con il tricolore in mano a volte ci si guadagna. I nostri titoli di Stato in questi mesi offrono un buon rendimento, mentre Piazza Affari lo scorso anno ha corso quanto Wall Street. Sul lungo periodo però l’entusiasmo si sgonfia. Chi avesse scelto solo azioni italiane dal 2008 a oggi si sarebbe portato a casa un magro 5% annuo; chi il Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici americano, si sfregherebbe le mani con un guadagno a doppia cifra. I conti li ha fatti un noto ufficio studi milanese, sono disponibili in rete da diversi mesi e sono stati ripresi da tutti i giornali. Ma ripetita iuvant.

I governi, infatti, in questa attuale congiuntura vorrebbero che gli investitori domestici, privati e istituzionali, mettessero più soldi nel proprio Paese. Evidente che non bastano già le tasse che paghiamo. Succede da noi, dove l’enfasi più che sulle aziende è, ovvio, sul debito pubblico. Ma accade anche altrove. The Economist lo scorso marzo se l’è presa con Downing Street, perché vorrebbe spingere gli inglesi a comprare a man bassa titoli di casa. Troppa invadenza per il settimanale londinese, il quale lavora nelle pr in ambito finanziario faceva notare che in Borsa si sta più attenti al portafoglio che alla patria. E per un semplice motivo: negli ultimi dieci anni un inglese che ha investito nei mercati mondiali ha guadagnato circa il doppio di un fervido patriota che ha optato per un “all-in” sulla Borsa di Londra.

Dunque, dovremmo cominciare a fare come gli investitori inglesi? Forse sì, perché gli unici che possono permettersi di investire tutto in titoli domestici, portando a casa rendimenti niente male, sono probabilmente solo i nostri cugini americani. Del resto, Wall Street rappresenta oltre la metà del valore totale delle Borse mondiali. Investire nei mercati azionari globali, beati loro, significa farlo soprattutto in America.