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Sostenibilità

La rivincita del legno

Performante, economico e soprattutto eco-friendly. Per un mercato delle costruzioni che (specialmente in Italia) ristagna, la bioedilizia è l’unico settore che continua a espandersi. Grazie a nuove soluzioni e all’affidabilità di un materiale che ha sempre meno limiti. I costruttori spiegano in anteprima le novità che presenteranno al MADE expo di ottobre

Noi l’abbiamo fatto, ma a pensarci bene potrebbe avere poco senso domandare a chi lavora il legno in cosa consiste il suo impegno per la sostenibilità ambientale. Dalla notte dei tempi, il legno è il materiale più naturale e a basso impatto che l’uomo abbia mai utilizzato per soddisfare una moltitudine di esigenze. Prima tra tutte, quella del riparo, della casa. Le colate di cemento armato e il partito del calcestruzzo ci hanno fatto quasi dimenticare quanto il legno fosse resistente, versatile, duttile (perché riciclabile o facilmente smaltibile, e adatto a essere adoperato in zone ad alto rischio sismico) e, perché non dirlo, bello da vedere e da toccare. Solo negli ultimi anni la sensibilità ecologica che ha investito il mass market ha avuto come effetto collaterale la riscoperta di questa risorsa. Che se in passato, quando non era trattata opportunamente, destava qualche perplessità per la sua infiammabilità, adesso è tornata alla ribalta. E prepotentemente. «Uno studio che abbiamo condotto lo scorso anno dice che dal 2010 al 2015 il volume di mercato delle strutture edilizie in legno è destinato a raddoppiare», dice Emanuele Orsini della Sistem Costruzioni di Solignano (Mo). «Il settore è quintuplicato negli ultimi due-tre anni, e si prevede un ulteriore raddoppio nel medio termine», conferma Paolo Ninatti, titolare dell’Industria Legnami Tirano, nonché presidente di Assolegno (l’Associazione delle industrie prime lavorazioni e costruzioni in legno all’interno di FederlegnoArredo). «La cosa interessante», continua, «è che già oggi questo tipo di materiale è competitivo rispetto a quelli utilizzati nelle tecniche tradizionali. Non solo in termini di comfort, sostenibilità, facilità di smaltimento e riciclo, ma anche rispetto ai costi. Basti pensare che con qualche centinaio di unità realizzate in Europa siamo riusciti a ottenere costi comparabili a quelli dell’edilizia in muratura. Considerato che parliamo di un prodotto relativamente nuovo, le premesse sono molto buone. A questo ritmo, credo che la quota di mercato delle strutture in legno crescerà rapidamente, e nel giro di un decennio passeremo dall’attuale 3% al 15%, il livello che è stato già raggiunto nelle nazioni confinanti».

LE RAGIONI DELLO SVILUPPO

Va detto che in Italia l’industria del legno che produce strutture, pareti e coperture ha avuto grande impulso anche in seguito ai tragici eventi che hanno colpito l’Aquila e l’Emilia Romagna. La gestione dell’emergenza, prima ancora della ricostruzione, dopo gli sciami sismici del 2009 e della scorsa primavera, ha spinto tecnici e amministratori locali a scegliere il legno come risposta alle esigenze dei terremotati. Una soluzione rapida, economica e soprattutto a prova di nuovi cataclismi. La maggiore richiesta e lo slancio verso nuove forme di ingegnerizzazione e tecniche costruttive ha permesso di progettare e realizzare soluzioni abitative impensabili fino a pochi anni fa. Se infatti i più ambiziosi puntano a innalzare grattacieli con struttura portante in legno di 14-15 piani, edifici di quattro-cinque piani sono già una realtà, e vengono costruiti a tempo di record. Tanto da fare scuola anche all’estero, in mercati emergenti come in Paesi dove l’equilibrio geologico è sempre stato precario, e le strategie di prevenzione all’avanguardia. «Qualche mese fa abbiamo ricevuto a Brembate di Sopra, nel Bergamasco, la troupe di una Tv giapponese che è venuta a filmare una struttura di quattro piani di nostra realizzazione», racconta Claudio Giust de La Edilegno. «Un palazzo costruito in legno in soli 23 giorni risparmiando, in termini di CO2, l’equivalente di quattro giri del mondo in auto. E in Iraq abbiamo avuto una commessa di 2.500 appartamenti da realizzare all’interno di edifici di sei piani».

Ma c’è anche chi ha continuato a fare innovazione in maniera del tutto indipendente dall’agenda delle catastrofi naturali, affinando le tecnologie green per guadagnare punti e superare i competitor nelle grandi gare internazionali. Lualdi si occupa da sempre di porte alto di gamma, e l’impegno sul fronte dell’ecosostenibilità si è fatto inevitabilmente più forte nel momento in cui l’azienda, per cercare nuovi spazi fuori dall’asfittico mercato italiano, si è trovata a concorrere con rivali che hanno intrapreso la via del basso impatto ambientale già da tempo. «Chi realizza porte, così come altri elementi del capitolato, oramai deve garantire che siano fatte in materiale naturale e con processi sostenibili, perché è sempre più una consuetudine per i costruttori quella di certificare le nuove costruzioni rispetto alle parti che le compongono, garantendo a loro volta il rispetto di tutta una serie di codici etici “environment friendly”», dice Alberto Lualdi. «Per il raggiungimento di questo score e godere dei finanziamenti, ogni azienda deve adeguarsi e fornire le informazioni richieste. È diventato un drive molto importante, se si vuol fare mercato a livello internazionale. Noi siamo certificati Fsc (Forest stewardship council, il principale meccanismo di garanzia sull’origine del legno o della carta, ndr), e garantiamo il controllo di tutta la supply chain: i materiali non derivano dall’uso di specie protette, non usiamo legno proveniente dalle foreste pluviali e siamo passati dall’utilizzo di incollaggi ureici a incollaggi di tipo vinilico, scegliendo sempre più spesso per le verniciature soluzioni all’acqua. Oppure, dove queste non sono ancora soddisfacenti, ci stiamo muovendo verso prodotti che contengono sostanze secche e non volatili». Se ad Alberto Lualdi si chiede se allo stato attuale del mercato si tratti di costi o investimenti, l’imprenditore lombardo risponde senza mezzi termini: «È un investimento che facciamo con la consapevolezza che non ci sarà un ritorno immediato, ma almeno non subiremo penalizzazioni durante le gare».

PAROLA D’ORDINE: SICUREZZA

Anche per Andrea Negri, amministratore unico di Mr Parquet, l’utilizzo di materiali ecologici e la conquista di tutte le certificazioni, dalla classica ISO 9001 a quelle sui materiali, passando per la già citata Fsc, e la Cfl, per la resistenza al fuoco, sono per il momento un di più. «Non sono mica tutti così attenti», ammette riferendosi alla concorrenza. «Siamo membri e promotori di un Codice di trasparenza, che unisce i produttori che puntano alla sostenibilità e all’utilizzo di materiali atossici sotto l’egida di un marchio di garanzia, ma non sono molti quelli che hanno aderito. Direi un quarto dei principali player del comparto dei pavimenti in legno, che in Italia sono una ventina. Il nostro obiettivo, semplicemente, è stimolare le aziende a dire la verità su quel che fanno e producono». Negri invece non ha alcuna remora a raccontare ciò a cui sta lavorando. Si tratta di un’anteprima: una tecnologia brevettata ma non ancora uscita dai laboratori di Mr Parquet, e che dovrebbe essere presentata ufficialmente al MADE expo. «Sostituiremo l’elemento di supporto in multistrato a cui si unisce la parte nobile del legno, un elemento che presenta dei rischi rispetto alla fissione della formaldeide. La giunzione al massetto avviene attraverso un nastro biadesivo che unisce la parte nobile a un supporto di plastica. In pratica non servirà più l’utilizzo di colla e l’operazione sarà molto più semplice, oltre che a minor impatto. Il vantaggio sarà evidente soprattutto in caso di ristrutturazioni». Ed è a quel tipo di intervento che punta Negri, visto che – è sempre lui a dirlo – il 75% della spesa residenziale è indirizzata al rinnovo di edifici già esistenti. «Solo quest’anno in Italia il mondo delle costruzioni ha perso il 20% del proprio valore», aggiunge, «con punte del 40%. Il mercato è totalmente fermo, e prima del 2014 non possiamo aspettarci alcuna ripresa».

MADE Expo: L’EDIZIONE 2011

253.533

visitatori (di cui 31.905 stranieri)

1.950

espositori (260 esteri)

96.580mq

espositivi

240

convegni

GUARDARE INTORNO, E IN AVANTI

Dunque, così come sta accadendo per le filiere del mobile e dell’arredo, anche chi col legno realizza strutture, infissi e coperture ha intrapreso piani di espansione all’estero. Lo fa Mr Parquet, che con il suo nuovo brevetto punta a crescere sul fronte internazionale, ma lo fa anche la Fantoni, specializzata nella realizzazione di pannelli Mdf (Medium density fibreboard) e in soluzioni per l’ufficio. Il titolare Paolo Fantoni considera MADE expo la piattaforma ideale per attirare l’interesse degli operatori dei Paesi emergenti del Mediterraneo, ed è lì che presenterà la sua nuova parete per uffici che offre inedite performance di fonoassorbenza. «C’è un enorme potenziale nel mercato edilizio di Algeria, Libia, Tunisia, Libano e Giordania. Sono convinto che da quella regione arriveranno molte opportunità che daranno sfogo ai prodotti della filiera italiana». Ma sono piazze mature abbastanza per accogliere tecnologie ecosostenibili, che oltre a essere più performanti sono per il momento anche più costose? «Certo, le soluzioni un po’ più sobrie sono di più facile accesso», dice Fantoni. «Mentre il MADE è un palcoscenico su cui si presentano le proposte più evolute. Ma mi sento abbastanza ottimista rispetto alla diffusione di massa di queste tecnologie anche nei nuovi mercati. Credo che il settore sia di fronte a trasformazioni radicali: i consumatori sono cambiati in fretta, e anche i cambiamenti d’uso in ambito edilizio saranno concepiti in tempi sempre più rapidi». È una speranza che conviene alimentare. Soprattutto perché lo sviluppo della bioedilizia, nel mercato interno come in quelli confinanti, rappresenterebbe per l’Italia pure la chance di valorizzare le risorse forestali del nostro territorio, che oggi sono letteralmente sprecate. Lo auspica Andrea Negri di Mr Parquet, ma è anche il desiderio di Paolo Ninatti. «Le risorse forestali sono in continua crescita in Italia, e hanno raggiunto un livello superiore a quello della Germania, vero colosso dell’export del legno. Ma si tratta di un potenziale non utilizzato. Come per altri settori, l’Italia manca di organizzazione, e si preferisce importare da Paesi che sanno sfruttare meglio le proprie risorse, pur avendone meno. Però la vegetazione, non curata, continua a crescere, e prima o poi ci cadrà in testa. Sarà il bosco a costringerci a prendere atto di questa opportunità, e a sviluppare politiche forestali adeguate. Si tratta di aspettare, certo. Ma il tempo gioca a nostro favore».

Il MADE Expo si fa in quattro

FIERA MILANO RHO – DAL 17 AL 20 OTTOBRE

È un’onda verde quella che caratterizza la prossima edizione di MADE expo. Un concetto che la manifestazione declina in tre differenti accezioni: Green Home Design “Abitare il presente” è la mostra espositiva, organizzata in collaborazione con My Exhibition, allestita per dimostrare che è possibile progettare e costruire case e residenze che rispettano l’ambiente. Smart Village è invece l’evento organizzato da Edilportale in collaborazione con Agorà che si rivolge invece alle Città del futuro, fatte di edifici “smart” a consumo di energia zero o quasi zero. Guarda invece alla valorizzazione urbanistica, paesaggistica e abitativa in chiave ecosostenibile, AAA+A Agricoltura, Alimentazione, Architettura, l’appuntamento che vuole aprire a un nuovo ambito culturale l’agricoltura e il vivere naturale nei centri abitati. Ma l’evento è molto più di una grande vetrina: è innanzitutto l’occasione per fare business, specialmente a livello internazionale. MADE International Business Lounge sarà infatti lo spazio deputato alle relazioni di business, all’interno del quale le aziende espositrici potranno interagire con architetti e operatori dei mercati di maggiore interesse. Per assistere alle presentazioni e incontrare le delegazioni estere nell’area riservata B2B, è necessario iscriversi sul sito Madeexpo.it.