Google, maxi-multa da 250 milioni di euro in Francia

Nuova stangata per il colosso di Mountain View, che ritiene sproporzionata la multa a seguito degli sforzi fatti

Google: con AI Overviews da motore di ricerca a editore di contenutiShuttershock

Stangata per Google in Francia: il colosso dei Big Tech si è visto infatti comminare una multa da 250 milioni di euro dall’Antitrust, una sanzione di valore assoluto che fa seguito a quella da 500 milioni già arrivata nel 2021 e quella da 2,4 miliardi da parte della Corte di giustizia europea dello scorso gennaio.

Anche questa volta, al centro c’è il rapporto tra piattaforme online ed editori. Stando a quanto riportato dalla Francia, Google è stata multata per non aver rispettato alcuni impegni assunti nel 2022, quali la questione dei diritti connessi e delle remunerazioni per editori e autori per contenuti diffusi online sulle piattaforme.

Dopo la decisione dell’Antitrust, con una nota Google ha confermato di non voler contestare i fatti e anzi di voler capire “chi dovremmo pagare e come”. L’assenza di misure normative chiare, aggiungono, “hanno complicato le trattative con gli editori e ci impediscono di considerare con calma i nostri futuri investimenti nel campo dell’informazione in Francia”.

Il gigante di Mountain View è finito nel mirino dell’Antitrust per questioni legate alla direttiva Ue sul copyright online del 2019, che la Francia ha declinato per prima. Le piattaforme online sono obbligate a pagare gli editori per la ripresa dei contenuti e per questo l’autorità imputa a Google varie mancanze nell’attuazione degli impegni sottoscritti nell’estate del 2022, assunti allora proprio per chiudere un contenzioso tra l’azienda e gli editori francesi.

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La mancanza di “buona negoziazione”, ha portato alla multa da 250 milioni di euro, ritenuta però “non proporzionata alle questioni sollevate dall’Autorità francese per la concorrenza” in quanto non terrebbe conto degli “degli sforzi che abbiamo fatto per rispondere e risolvere le preoccupazioni sollevate”, si apprende da Reuters. Viene anche contestato l’utilizzo di contenuti di editori e agenzie di stampa per addestrare Bard, l’allora applicazione di intelligenza artificiale oggi diventata Gemini, senza avvisare i diretti interessati e l’Autorità.

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