L’Unione Europea da tempo sollecita un intervento coordinato sul fronte del salario minimo, seguendo l’esempio della maggior parte dei Paesi membri. Tuttavia, il divario tra l’Italia e i suoi partner europei continua ad aumentare.
In Germania, nonostante la crisi, il salario minimo orario è destinato a salire dagli attuali 12,82 euro a 14,5 euro entro il 2027. In Francia, la paga minima oraria ha raggiunto quota 11,88 euro. In Italia, invece, non esiste alcuna soglia fissata per legge: l’intero sistema si basa ancora sulla contrattazione collettiva.
E mentre il traguardo dei 9 euro orari sembra lontano, il dibattito nazionale si concentra su pochi centesimi da riconoscere ai rider di Glovo, lavoratori divenuti simbolo del capitalismo delle piattaforme digitali. In questi giorni, il tema torna di stringente attualità anche per la necessità di compensarli dell’esposizione al caldo estremo, che ha caratterizzato l’estate.
Il divario sul salario minimo si allarga
Il tema della protezione finanziaria del lavoro ha registrato un ulteriore momento di tensione con la notizia della sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato una norma derivante dalla riforma Dini del 1995. Secondo la decisione della Consulta, gli assegni di invalidità interamente contributivi non potranno più accedere all’integrazione al minimo, escludendo così una parte fragile della popolazione da un sostegno economico essenziale.
Una scelta che contribuisce ad acuire lo scarto tra la realtà italiana e quella degli altri Paesi europei, dove la tutela minima del reddito da lavoro è invece sempre più centrale nelle agende politiche.
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