Benetton & Co.: le aziende che cambiano spesso guida

Tra le aziende con più avvicendamenti ci sono Benetton, Geox, Esselunga e Barilla, anche se tra gli investitori la continuità aziendale è uno dei valori più tenuti in considerazione

Benetton, ma non solo: le aziende che cambiano spesso guida© Shutterstock

Il recente caso che ha interessato il Gruppo Benetton ha riacceso i riflettori sul rapporto tra management e proprietà nella gestione di un’azienda familiare. Negli ultimi anni, i Benetton non sono l’unica famiglia che ha avuto dissapori con il management. La Geox di Mario Moretti Polegato, ad esempio, come evidenziato da un articolo di Affari e Finanza de la Repubblica, ha cambiato cinque amministratori delegati dal 2012 a oggi; la Esselunga dei Caprotti ha fatto un discreto turnover mentre Barilla conta sette avvicendamenti ai vertici tra il ‘92 e il 2012, quando è arrivato Claudio Colzani sostituito, nel 2023 da Gianluca Di Tondo.

“Nel capitalismo familiare imprenditore e manager non sono due elementi incompatibili, devono lavorare insieme in modo sinergico”, ha spiegato ad Affari & Finanza Bernardo Bertoldi, docente di Family Business Strategy all’Università di Torino. “Quando c’è disaccordo di solito è il manager a cambiare impresa, non l’impresa a cambiare proprietario: è per questo che è responsabilità della famiglia imprenditoriale assicurare che questi avvicendamenti non siano troppo frequenti e non fermino l’evoluzione necessaria dell’impresa”.

È il caso di aziende come Amplifon, Campari o Erg, dove la forte stabilità al vertice è stata premiata con importanti ritorni economici. “Le aziende hanno bisogno di stabilità per portare avanti le strategie e raggiungere i propri obiettivi, normalmente si fanno dei business plan a cinque anni e quindi i manager che hanno redatto i piani devono essere in grado di darne esecuzione”, aggiunge Mara Caverni, Managing Partner di New Deal Advisors. Ma fino a quando è giusto mantenere lo stesso management al vertice dell’azienda? Per Caverni non esiste una risposta univoca. “Ci sono delle cariche che sono allineate ai mandati del consiglio – e in genere tre anni per tre mandati – e ci sono manager che sono andati oltre i tre mandati”. Tuttavia, anche i manager più bravi dopo troppo tempo in carica “potrebbero perdere mordente”. L’importante è che di fronte a un cambio di timone siano ben delineate le regole di successione.

La continuità è, in genere, “fortemente apprezzata dal mercato, così come l’imprenditorialità e la leadership”, aggiunge ad Affari & Finanza Fabio Bianconi, Managing Director di Morrow Sodali. “La discontinuità viene associata a contesti dove si rende necessario un cambiamento, capace di guidare una trasformazione o evoluzione del business anche in seguito a eventi disruptive o acquisizioni”. Come nel caso di Benetton, chiamato a un netto cambio di passo per risollevare una situazione aziendale non certo idilliaca.

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