Trecento mila posti di lavoro bruciati dalla crisi

Per il Cerved l’ondata di fallimenti e concordati preventivi che ha colpito le imprese italiane dal 2008 ha impattato pesantemente sull’occupazione

Quanto ci sta costando la crisi? Tanto, tantissimo. In Italia solo in termini di occupazione almeno 300 mila posti di lavoro. Cerved Group, partendo dai dati contenuti nei propri archivi, ha infatti calcolato che il numero di addetti impiegati in imprese fallite dopo lo scoppio della crisi del 2008 è pari a 297 mila unità. La serie storica indica chiaramente che tra 2007 e 2010 è cresciuto a ritmi veramente sostenuti il costo in termini occupazionali dei default, fino a toccare un massimo nel 2010, anno in cui sono fallite più di 11 mila imprese che impiegavano 107 mila addetti. Le procedure fallimentari aperte nei primi nove mesi del 2011 riguardano aziende con 70 mila lavoratori. Non solo, dal secondo trimestre del 2008 hanno fatto richiesta di concordato 3 mila imprese, in cui lavoravano 108 mila addetti. Anche in questo caso è stato toccato un massimo nel 2010 (35 mila addetti in imprese con un concordato), che ha di poco superato il dato del 2009 (33 mila addetti). Le imprese che hanno fatto domanda di concordato nei primi nove mesi del 2011 impiegano circa 24 mila lavoratori. Industria e servizi sono i settori in cui si conta il maggior numero di addetti in imprese che dopo la crisi hanno aperto un fallimento o hanno fatto domanda di concordato preventivo. Dei 297 mila posti di lavoro in imprese fallite, 118 mila sono stati persi in aziende del terziario, 95 mila nell’industria, 62 mila nell’edilizia e 22 mila in altri settori. Dei 108 mila addetti in aziende che hanno fatto domanda di concordato preventivo, a serio rischio dato lo scarso successo dei concordati, 60 mila si riferiscono a imprese industriali, 26 mila ad aziende dei servizi, 20 mila a società che operano nelle costruzioni e il resto in altri settori.

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