Thales Alenia Space, Lamborghini e Mondadori: perché gli italiani sognano di lavorare qui

Sono queste le tre aziende italiane più attrattive secondo il Randstad Employer Brand 2017. Ferrero accede alla Hall of Fame, Huawei è l’azienda più “disruptive”. Ecco che cosa cercano i talenti e dove devono migliorare le aziende tricolori

Gli italiani sognano di lavorare in Thales Alenia Space, Automobili Lamborghini e Gruppo Mondadori. Sono queste le aziende vincitrici del Randstad Employer Brand 2017, il riconoscimento assegnato sulla base della più completa e rappresentativa ricerca globale dedicata all’employer branding da Randstad, secondo player al mondo nei servizi per le risorse umane, questa sera a Milano, Palazzo Mezzanotte, in occasione del Randstad Award. Nel corso della serata sono state premiate anche Ferrero, unica italiana vincitrice per la quarta volta in sei anni del Randstad Award e dunque entrata nella Hall of Fame, riconoscimento internazionale conferito a sole sei imprese al mondo che si sono confermate le più attrattive in termini di Employer Branding, e Huawei, rivelatasi l’azienda più “disruptive” per il contenuto altamente innovativo.

Commissionato da Randstad all’istituto di ricerca TNS e condotto su oltre 160 mila persone in 26 Paesi in modo indipendente con un’analisi approfondita su quasi 5.500 aziende, lo studio del Randstad Employer Brand ha misurato il livello di attrattività delle aziende italiane percepito da parte dei possibili dipendenti. In Italia sono state intervistate tra novembre e dicembre 2016 oltre 5 mila persone di età compresa tra 18 e 65 anni, un campione rappresentativo di occupati, studenti e non occupati, a cui è stato chiesto “dove vorresti lavorare?” tra 150 aziende con oltre 1000 dipendenti con sede in Italia, attive in 17 settori merceologici diversi, selezionate a partire dalle informazioni di Cribis. «L’employer branding oggi è cruciale per il successo di un’azienda poiché le persone si riconoscono prima di tutto nelle culture delle imprese e la capacità di attirare i talenti sarà sempre più l’elemento determinante per la competitività», commenta Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia. «Dall’indagine del Randstad Employer Brand però emerge un disallineamento fra le aspettative dei lavoratori italiani e quanto offerto dalle imprese, a conferma della necessità di investire in strategie adeguate per presentare al meglio le caratteristiche distintive della propria organizzazione, puntando con decisione anche su fattori come l’equilibrio fra vita professionale e vita privata, l’atmosfera piacevole del luogo di lavoro o i contenuti stimolanti delle attività, che richiamano oggi l’interesse di chi cerca un impiego o vuole cambiarlo».

I VINCITORI. Dai risultati dell’indagine, Thales Alenia Space risulta l’azienda italiana più attrattiva come datore di lavoro da parte dei potenziali dipendenti, con il 66,3% delle preferenze (tra tutti coloro che conoscono il brand), grazie a cui guadagna il gradino più alto del podio al Randstad Employer Brand 2017. L’azienda aerospaziale, leader europeo nella realizzazione di sistemi satellitari e infrastrutture orbitali, in particolare è la preferita dai lavoratori in due dei dieci fattori oggetto dell’indagine: lavoro stimolante e sfidate e uso delle tecnologie più innovative. Al secondo posto si posiziona Automobili Lamborghini, con il 63,6% di preferenze degli italiani, risultando la più attrattiva in particolare per “buona reputazione”. Gruppo Mondadori è la terza azienda più ambita, scelta dal 63,3% dei potenziali dipendenti, unica azienda sul podio del settore media, informazione e cultura.

Vincono il Randstad Globe, il premio assegnato alle aziende che si posizionano al primo posto nei singoli fattori oggetto dell’indagine, Avio Aero, che ha raccolto il maggior numero di preferenze degli italiani per opportunità di carriera, atmosfera di lavoro piacevole e work-life balance, Coca-Cola HBC Italia, prima per solidità finanziaria e sicurezza del posto di lavoro, e Ikea, davanti a tutte per responsabilità sociale d’impresa.

ALTRE ECCELLENZE. Ferrero, vincitrice dell’Award quattro volte in sei anni, entra a fare parte della Hall of Fame, il prestigioso riconoscimento internazionale alle imprese che si riconfermano negli anni come le più attrattive in termini di Employer Branding. L’azienda di Alba è l’unica italiana a ricevere questo premio e tra le sole sei al mondo. Huawei invece è stata premiata come azienda più “disruptive” con un premio speciale dedicato alle imprese dal contenuto altamente innovativo. L’azienda leader nel settore ICT si distingue in particolare secondo gli italiani per uso delle tecnologie più innovative, buona reputazione e solidità finanziaria.

COSA CERCANO I LAVORATORI. Secondo la ricerca del Randstad Employer Brand, il fattore più importante ricercato dagli italiani in un posto di lavoro è l’equilibrio tra vita lavorativa e privata, seguito dall’atmosfera di lavoro piacevole, dalla sicurezza del posto, dalla retribuzione e dai benefit, dal lavoro stimolante – sfidante. Ma le priorità cambiano a seconda di genere, fascia di età e livello di scolarizzazione. Le donne con basso livello di istruzione ed età compresa 45-65 anni danno priorità alla sicurezza del posto, mentre quelle tra 18-24 anni sono più attente all’atmosfera di lavoro piacevole. Lo stipendio è importante in particolare per gli uomini tra i 25 e 45 anni, ma – per entrambi i generi – aumentando il livello di istruzione acquistano importanza gli stimoli e alle sfide offerte dal posto di lavoro.

Rispetto a questi fattori, le aziende italiane non sembrano allineate con le aspettative dei potenziali dipendenti. Mediamente, infatti, le imprese mostrano i migliori risultati soprattutto nella solidità finanziaria, nella buona reputazione e nell’utilizzo delle tecnologie più innovative, invece che nei fattori ai primi posti nei desiderata dei lavoratori.

IL DATORE DI LAVORO IDEALE. I settori in cui gli italiani vorrebbero lavorare sono soprattutto quello dei media (57%), del largo consumo (53%) e dell’industria (51%). Il datore di lavoro ideale è una grande azienda o multinazionale, al secondo posto una PMI e al terzo un’organizzazione no profit; solo in ultimo, è considerata la prospettiva dell’auto-imprenditorialità. Quando si cerca un nuovo impiego, gli italiani pensano sia più importante il contenuto del lavoro (84%), piuttosto che l’immagine e il brand dell’azienda (16%). Il principale canale utilizzato per verificare la reputazione di un’azienda è quello ufficiale del sito aziendale, poi l’opinione di amici e familiari e gli articoli sul web. Solo dopo, le Job boards e LinkedIn.

Quasi nove italiani su dieci sarebbero disponibili a cambiare settore di lavoro, con alcune differenze. Il 31% dei lavoratori infatti è aperto a qualsiasi opportunità perché non è attaccato al proprio settore, un altro 31% cambierebbe solo a patto che stipendio e benefit siano simili a quelli attuali, mentre il 26% lo farebbe solo se non riuscisse più a trovare lavoro nel proprio settore. Invece, l’8% non cambierebbe settore perché pensa che le sue competenze non siano trasferibili i altri ambiti e il 10% è fortemente attaccato al comparto in cui è attualmente impiegato.

INDUSTRIA 4.0. Generalmente gli italiani non sembrano spaventati dall’ipotesi che il loro impiego attuale nel prossimo futuro possa essere sostituito da un robot con l’affermarsi dell’Industria 4.0, anche se inizia a farsi largo qualche timore. La maggioranza dei lavoratori, il 46%, crede che l’automazione migliorerà il proprio lavoro, il 37% pensa che non avrà alcuna influenza sulle proprie mansioni. L’11%, invece, teme di perdere l’impiego come conseguenza dell’avvento delle nuove tecnologie.

La quarta rivoluzione industriale richiede nuove competenze per adattarsi a un mercato del lavoro in continua evoluzione. Ma gli italiani si dimostrano tendenzialmente ben disposti all’aggiornamento: il 58% dei lavoratori si dice contento di riqualificarsi a patto di ricevere uno stipendio uguale o superiore a quello attuale, il 32% è sicuro delle proprie competenze e non può immaginare che un programma o un robot gli toglierà il lavoro, ma il 7% preferirebbe cambiare azienda piuttosto che aggiornare le proprie competenze.

© Riproduzione riservata