Stress? No grazie

Guidare un’azienda sottopone a forti pressioni, troppo spesso usuranti. Imparare a gestirle è indispensabile non solo per la propria salute, ma anche per quella dell’impresa. Le esperienze di manager e imprenditori e i consigli dell’esperto

Manager e imprenditori, chi più di loro ricopre un ruolo soggetto a stress continuo? Eppure se nell’immaginario collettivo questo termine ha una connotazione negativa, in realtà non è affatto così, basta imparare a gestirlo bene. Abbiamo chiesto come a Carlo Romanelli, fondatore di Net Working, psicologo del lavoro e primo Hardi-Trainer certificato in Italia dall’Hardiness Insitute dell’Università della California: «Come indica il suo nome scientifico, “sindrome generale da adattamento”, lo stress non è altro che la risposta del nostro organismo ai cambiamenti esterni», spiega. «Si tratta dunque di un fenomeno vitale e necessario, che non va associato solo a fenomeni negativi. Anche ottime novità come una promozione o la nascita di un figlio generano una reazione di stress notevole, poiché richiedono importanti mutamenti».

A ciascuno il suo limiteLo stress diventa negativo solo quando supera una certa soglia, diventando ingestibile, o per il ripetersi ravvicinato di eventi che richiedono un adattamento rapido (stress acuti) o per il protrarsi situazioni irrisolte (stress cronico). La posta in gioco è alta, in questi casi a risentirne sono salute, leadership e livello di performance. Come agire allora? «Chi fa questo tipo di lavoro difficilmente può eliminare dalla sua vita gli eventi stressogeni, ma può intervenire su due fronti: alzare la propria soglia di resistenza e quella di benessere individuale», chiarisce Romanelli. «Quello di benessere è un concetto dalle diverse dimensioni, da quella psicologica a quella fisica, da quella relazionale a quella estetica. Il solo fatto di lavorare in un bel posto può incidere positivamente sul senso di benessere, mentre l’inefficienza degli strumenti di lavoro o il prevalere di un clima di sfiducia hanno effetti negativi. Migliorare su questo fronte significa agire su tutte le dimensioni, anche a livello delle piccole cose. Per manager e imprenditori è un aspetto che può anche divenire una policy aziendale».

Migliorare si puòL’altra via da intraprendere, non alternativa ma complementare, è quella di darsi da fare per innalzare la propria capacità di resistenza, ossia l’hardiness. «Si è scoperto che una maggiore resistenza agli eventi stressanti è legata a tre caratteristiche» spiega Romanelli. «La prima è il commitment, cioè credere nell’utilità e importanza di quanto si fa; la seconda è il senso del controllo, ossia l’intima convinzione di poter influenzare gli eventi che ci riguardano; la terza è il challenge, la consapevolezza che certi cambiamenti sono ineluttabili e vanno affrontati anche quando risultano spiacevoli». La buona notizia è che si può lavorare, in un certo grado anche autonomamente, per innalzare il proprio livello di hardiness. «Normalmente si agisce su cinque aree: il coping, cioè la capacità di far fronte ai problemi senza rimandarli; la rete di sostegno sociale di cui una persona dispone; e tre aspetti inerenti lo stile di vita, alimentazione sana, attività fisica e capacità di rilassamento e meditazione. Quest’ultima intesa come capacità di trovare spazi in cui la mente possa liberarsi da quanto la circonda».

BRUNA BOTTESIVice president e general manager HP Imaging&Printing Group«Nei momenti in cui sono sotto pressione cerco di ricordare un episodio di qualche anno fa. Ero appena divenuta responsabile dell’area servizi e poiché mi ero accorta che c’erano alcuni aspetti che non andavano dal punto di vista finanziario, con il team avevamo preparato un piano di recovery. La settimana successiva ho incontrato il mio capo di allora a una cena. Appena mi ha chiesto come andava sono partita a razzo per spiegargli tutto. Lui mi ha lasciato parlare, poi mi ha detto “Bruna, it’s only a job”, è solo lavoro. Credo che questo sia il modo giusto di affrontare le cose: essere professionali, metterci passione, ma anche avere la capacità di mantenere un punto di osservazione oggettivo per non lasciarsi travolgere. Quando sono a casa chiudo il “capitolo” lavoro e mi concentro sulla famiglia. Ho una figlia di 12 anni e aiutarla nel risolvere i suoi problemi mi riporta in una realtà diversa da quella dell’ufficio. In più da qualche tempo ho preso l’abitudine di fare delle lunghe passeggiate con mio marito lungo il lago di Garda. È meraviglioso, permette di scaricare la tensione anche dal punto di vista fisico e poi, oltre a trascorrere del tempo all’aria aperta, è utile anche a recuperare il rapporto con l’altra persona, visto che durante il cammino chiacchieriamo molto, certo non di lavoro!».

ENRICO BRACALENTEAmministratore unico gruppo Nero Giardini«Per me il periodo più stressante è quando siamo nella fase di ideazione delle collezioni. Dobbiamo mettere a punto prodotti che incontrino il gusto del consumatore, ma allo stesso tempo non creino problemi in fase di produzione. Un compito non facile… Quando mi sento particolarmente sotto pressione spesso decido di fare una visita all’ufficio amministrazione e mi confronto con il mio team: sapere che lì le cose stanno andando bene ha su di me un immediato effetto benefico. Oppure cerco di fare quattro chiacchiere con i collaboratori, ai quali mi lega ormai anche un rapporto di amicizia. D’inverno, quando c’è neve, ogni tanto mi concedo una mattinata di sci con un amico. Ma devo confessare che faccio un lavoro che mi appassiona veramente. Ogni giorno vengo in azienda con entusiasmo. La questione non è la quantità di tempo che si dedica al lavoro. Qualche anno fa lavoravo meno, ma ero molto più stressato e dormivo poco e male. Oggi, invece, passo molte più ore in azienda, ma l’ambiente è armonioso, c’è entusiasmo e io dormo di più e meglio».

MARCO BROGIGeneral manager Italia Electronic Arts«L’aspetto più stressante del mio lavoro? Direi il confronto quasi quotidiano con gli indicatori di performance. Non c’è quasi mai la possibilità di rilassarsi, anche se, d’altra parte, è stimolante avere un feedback immediato. Comunque certo, a volte nel corso della giornata mi concedo anche solo cinque minuti per fare due passi o sfruttare il web per scegliere un film da vedere alla sera. Serve per uscire un secondo dal vortice, riordinare le idee e poi rientravi a mente più lucida. Se lo stress è prolungato mi torna utile cercare di osservare la situazione con un minimo di distacco, per riportarla nella giusta prospettiva. Qualche anno fa mi è capitato di dovermi presentare il primo giorno di lavoro comunicando la notizia di una ristrutturazione che comportava degli esuberi. È stato un momento difficile, ma l’ho gestito concentrandomi sulla necessità di fare il massimo per salvaguardare tutte le altre posizioni. Poi nel tempo libero cerco di seguire la regola “mens sana in corpore sano” e mi dedico allo sport: sci, bici, corsa o immersioni. Però ho anche bisogno di una distrazione mentale. Ho una moto da gran turismo, comoda per viaggiare, che mi accompagna spesso nelle mie vacanze e poi ora – sono abbastanza incostante nelle mie passioni – mi hanno da poco regalato una macchina fotografica quasi professionale, una Nikon D7000, perciò mi sto immergendo in libri di fotografia».

LAURA BURDESECountry manager Italia Swatch Group«La pressione più grande per noi manager è quella dei numeri, la necessità di portare quotidianamente risultati operativi concreti. È difficile prendere a esempio un episodio particolare, perché davvero il mio lavoro è fatto di gestione giornaliera dello stress. Ogni giorno ho situazioni di forte pressione interna ed esterna sia con la casa madre in Svizzera, sia sul mercato, con i clienti: è una quotidianità fatta di negoziazioni magari molto tese e faticose e molto importanti dal punto di vista economico. Devo dire che questo è anche quello che mi piace, che mi dà energia. Ci sono giornate in cui entro in ufficio alle 8.30 del mattino ed esco tardi alla sera senza aver avuto il tempo di pranzare o fare altro, però nel momento in cui metto piede fuori dall’azienda stacco. Per me il momento in cui ricarico le pile è quello in cui torno a casa dalla mia famiglia. Ho due bambini, uno di otto anni e uno di tre e mezzo: da un lato sono una grande fatica, ma dall’altro rappresentano un’importante valvola di sfogo, perché quando ci sono loro catalizzano ogni attenzione».

GIANLUIGI CIMMINOAmministratore delegato Yamamay e Carpisa«Sono periodicamente sotto stress, anche perché sono spesso in viaggio tra i diversi fusi orari, ma direi che l’aspetto più complesso del mio lavoro è la gestione delle risorse umane. Per stare bene, riuscire a gestire tutto, il segreto è principalmente quello di vivere una vita sana: alimentazione corretta e il giusto numero di ore di sonno non devono mai mancare. Poi io da un certo punto di vista ho il vantaggio di non essere sposato, perciò non devo fare i conti anche con lo stress di coppia e famigliare, ma solo con quello lavorativo. Questo significa che quando stacco posso rilassarmi del tutto. Correre mi aiuta molto a scaricare la tensione. Non ho un luogo o un percorso preferito, trovandomi spesso in località diverse generalmente corro sul tapis roulant, in palestra. Quando invece sento il bisogno di distrarmi qualche minuto mentre sono in ufficio guardo le foto della vista mare di casa mia (abita a Busto Arsizio, ma è di origini napoletane ndr.) che ho sul computer».

ROBERTO CUCCARONIDirettore generale Euronics Italia«Potremmo dire che il nostro lavoro è caratterizzato da uno stress continuo, tra risultati da raggiungere e relazioni da gestire. Non esiste un lavoro di responsabilità senza stress. D’altra parte credo che lo stress possa essere anche positivo, nel senso che generalmente in queste situazioni “funziono” bene, non soffro la pressione del risultato. Piuttosto mi trovo più in difficoltà quando non mi è chiaro l’obiettivo da raggiungere e quindi l’azione da intraprendere. E poi da ragazzo facendo lo scout ho imparato una cosa importante: come ha detto Robert Baden Powell, il fondatore del movimento, fuori dalla porta di casa c’è un chiodo cui vanno appesi tutti i problemi prima di entrare. Per il resto da questo punto di vista sono abbastanza semplice: amo molto le attività all’aria aperta, da una passeggiata a un giro in barca a vela. E poi vado spesso al cinema. Se invece mi trovo in ufficio mi concedo qualche minuto per prepararmi con tutta calma una buona tazza d’orzo».

MARIO FRANZINOAmministratore delegato e direttore generale mercato Italia BSH Elettrodomestici«Un manager deve abituarsi a non staccare completamente, a stare sempre al passo di tutte le attività e i risultati, cercando di crearsi un proprio equilibrio. Tutti i giorni ci si può trovare di fronte a qualcosa di nuovo da gestire, siamo entrati in un momento di discontinuità in cui bisogna imparare a cavalcare le situazioni, cercando di gestirle senza esserne sopraffatti, solo così arrivano anche le soddisfazioni. Naturalmente mi capita a volte, non tutti i giorni, ma capita, di rendermi conto di non essere abbastanza concentrato sull’attività che sto svolgendo. Quando me ne accorgo cerco di rimediare prendendomi dieci minuti di libertà per concedermi un caffè all’esterno dell’azienda, leggere un giornale o qualcosa del genere. Al di fuori del lavoro invece una decina di anni fa ho scoperto il golf. Mi aiuta perché offre allo stesso tempo la possibilità di vivere un ambiente verde, di camminare un po’ e di chiacchierare con gli altri giocatori. Il relax è sia fisico sia mentale. Di campi belli ce ne sono tanti, ma uno che amo particolarmente è quello di Courmayer».

BENIAMINO GAROFALOGeneral manager LVMH Fragrance Brands Italia«Viviamo un momento storico complesso e operiamo in un mercato fatto di continue novità dove operano numerosi player. La stessa realtà di LVMH Fragrance Brands è complessa, gestiamo quattro brand, ciascuno con il proprio Dna, le proprie priorità e caratteristiche. L’aspetto più stressante del mio lavoro è riuscire a gestire tutte le priorità in modo soddisfacente, così da riuscire a raggiungere gli obiettivi di ciascuna marca. Ritengo che sia il prezzo da pagare per ottenere soddisfazioni professionali, e quindi ho imparato a conviverci. Nei momenti di stress vado sulla bellissima terrazza della nostra sede di Milano a prendere una boccata d’aria e ne approfitto per telefonare a mia moglie per sapere come sta Costanza, la nostra bambina di nove mesi. L’effetto de-stressante è immediato, anche al di fuori del lavoro, quando gioco con lei. E poi lo sport è la mia “meditazione attiva”, mi consente di staccare completamente la spina, non pensare a niente e scaricare tutta l’energia accumulata nel corso della giornata. Mi piacciono corsa, tennis e bicicletta. Ultimo, ma non meno importante, sono super tifoso dell’Inter: vado allo stadio e seguo la squadra. A volte il ruolo di tifoso è stressante, ma distoglie da altri pensieri».

MARCO ICARDIAmministratore delegato Italia Sas Institute«Da quando guido l’azienda ho introdotto una serie di modifiche organizzative. Gestire il cambiamento, trasmettere il valore della novità alle persone con cui lavoro ha certamente richiesto preparazione e quindi un certo grado di stress. Per poterlo fare con serenità, in maniera coordinata, ho coinvolto la mia squadra condividendo il disegno complessivo che avevo in mente e, in qualche modo, la responsabilità di certe scelte. Questo aiuta molto ad allentare la tensione, anche perché si ricevono dagli altri elementi utili di valutazione critica, rendendo la strategia più solida. Per il resto quando in ufficio mi trovo ad affrontare situazioni stressanti da un lato mi concedo qualche minuto per richiamare alla mente i fatti positivi della giornata, dall’altro mi tranquillizza definire un piano d’azione per risolvere il problema e metterlo su carta. Al di fuori del lavoro, mi piace cucinare per la famiglia. In questo periodo soprattutto il pesce, per esempio mi riesce bene il risotto. Sono anche un grande lettore. Ora sul comodino ho l’ultimo libro di Jonathan Franzen, Libertà. Poi c’è un gruppo di amici con cui mi concedo lunghe passeggiate durante le vacanze estive, soprattutto alle Cinque terre: la natura e le chiacchiere regalano un vero relax».

ANDREA LUPIAmministratore delegato Antonio Lupi«Sembrerà strano, ma se in molti si sentono stressati alla vigilia delle fiere, ionon soffro di questo problema. Anzi, lo stress mi aiuta, riesco a seguiretutto al meglio proprio quando sono sotto pressione. Il momento stressante per me sono le riunioni con gli agenti, cui dobbiamo far comprendere la nostra filosofia, trasmettere la mentalità per proporre sul mercato i nostri prodotti. Per il resto il lavoro mi dà talmente tante soddisfazioni che lo trovo un piacere. L’unico momento veramente difficile è stato quando, saranno cinque anni a settembre, ho perso mio padre. Anche se l’azienda la mandavamo già avanti noi figli, lui ne era l’anima. Eravamo a una settimana da una fiera. È stata dura affrontarla: anche se tutti sapevano quanto era accaduto, non potevamo mostrare quanto eravamo amareggiati. Ad aiutarmi è stata la vicinanza della famiglia e il lavoro. Non sento il bisogno di avere un hobby, ma quando trovo il tempo di andare in Sardegna sole e mare mi aiutano a ricaricare le pile. Amo soprattutto Porto della Madonna, uno un piccolo paradiso tra le isole di Budelli, Santa Maria e Razzoli».

MICHELE ZONINResponsabile area legale e financial controlling Casa Vinicola Zonin«L’aspetto più complesso del mio lavoro è avere sempre ben chiara e sotto controllo la situazione economico-finanziaria delle nostre dieci aziende agricole, che ormai, grazie al lavoro iniziato da mio prozio Domenico, proseguito da mio padre e portato avanti da me e dai miei due fratelli Domenico e Francesco, hanno raggiunto dimensioni notevoli. Cosa faccio per staccare qualche minuto? Mi verrebbe da dire che mi concedo un bicchiere di buon vino… Spesso, in alternativa, cerco di fare una pausa all’aria aperta e sono fortunato perchè Casa Vinicola Zonin si trova a Gambellara (Vi), un paese circondato da vigne e colline. Inoltre sono molto sportivo: appena ho un’ora libera, adoro fare jogging, che mi dà la possibilità di riflettere in pace e prendere le mie decisioni. Poi una passione di famiglia che ha contagiato anche me è il tennis e mi piace molto anche sciare. Quando posso concedermi periodi di relax un po’ più lunghi, scelgo di viaggiare e di andare lontano, di conoscere culture diverse dalla nostra; questo mi dà anche l’impressione di “staccare” del tutto. Senza dubbio una delle mete più affascinanti visitate di recente è l’India».

Sei stressato? Occhio ai sintomi!

LIVELLO MENTALE – difficoltà di concentrazione – scoppi di rabbia – disturbi del sonno – difficoltà relazionali – depressione

LIVELLO FISICO – senso di affaticamento – ipertensione – emicrania – problemi gastro-intestinali – malfunzionamento del sistema immunitario

LO STRESS IN RETE www.hardinessinstitute.com www.managerzen.it www.stressati.com

IN LIBRERIA B.I.L. Benessere Interno Lordo Le filosofie orientali per la crescita delle persone e delle organizzazioni Silvia Vescuso Ed. Guerini e associati

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