Gli stipendi degli italiani tornano a calare. E l’inflazione cresce

Il taglio maggiore è a danno dei dirigenti. Oltre il 60% della popolazione guadagna fra i 20.000 e i 31.000 euro lordi annui

Ennesima batosta per i lavoratori italiani. Dopo la conferma dell’Istat in merito al rallentamento dell’economia nazionale, ora arriva la notizia sul calo degli stipendi. Stando ai dati Salary Outlook dell’osservatorio JobPricing, il database costruito attraverso le informazioni sulle buste paga comunicate direttamente dagli utenti del web, infatti, la lieve ripresa dei salari registrata lo scorso anno (+ 0,2% sul 2016) si è arrestata. Anzi, nel 2018 il segno è tornato nuovamente negativo: nel primo semestre di quest’anno, gli stipendi sono calati dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2017. Per una volta, però, a piangere sono soprattutto i più ricchi. Il taglio maggiore, infatti, è a danno dei dirigenti: la loro retribuzione annua lorda (RAL) scende a 100.866 euro, ossia lo 0,9% in meno del 2017. La busta paga delle altre categorie, invece, rimane pressoché stabile: quella dei quadri a 54.023 euro, quella degli impiegati a 30,791 e quella degli operai a 24.871. La media nazionale risulta quindi di 29.358 euro lordi annui. Oltre il 60% della popolazione guadagna fra i 20.000 euro lordi annui e i 31.000.

I nostri stipendi fra i più bassi d’Europa

La situazione è ancora meno rosea se si paragonano i nostri stipendi a quelli europei. Secondo l’Ocse, infatti, è vero che siamo la terza economia dell’Eurozona, ma se si considera lo stipendio medio scivoliamo al nono posto. E le differenze con gli Stati che ci precedono non sono minime. Basti pensare alla Francia, ottava: con oltre 37mila euro annui, offre stipendi medi del 25% superiori ai nostri.Fra l’altro, dobbiamo considerare che la diminuzione delle nostre buste paga si sta associando anche a una ripresa dell’inflazione. Nel primo semestre, infatti, essa è cresciuta dello 0,8%. Insomma non solo stiamo guadagnando meno, ma dobbiamo anche fronteggiare un costo della vita più alto. Il nostro potere d’acquisto si sta riducendo come non accadeva da tempo.

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