Professioni, con la crisi persi 500 mila posti di lavoro

I più colpiti sono artigiani e operai specializzati, crescono gli occupati in mansioni "elementari". Servirebbe più aggiornamento, ma mancano le occasioni

Meno 500 mila: è il bilancio sanguinoso della crisi per il mondo delle professioni. I più colpiti sono stati gli artigiani e gli operai specializzati (-555 mila occupati), mentre sorridono con un bilancio di +358 mila unità i posti di lavoro in attività “elementari” di produzione e servizio.

A dirlo è l’indagine di Istat e Isfo che sottolinea anche come solo il 26,1% delle professioni abbia cambiato modalità di lavoro e nella maggior parte dei casi solo per una nuova legislazione del settore di competenza.

Oltre 14 milioni di occupati, dunque, avrebbero bisogno di aggiornare il proprio bagaglio professionale ma solo nel 52,7% dei casi sono previsti aggiornamenti almeno annuali.

Si tratta di un grosso limite perché, secondo la ricerca, elasticità, creatività e “resilienza” sono fatto di protezione dalla crisi: ma queste caratteristiche sono diffuse solo nel 6,8% dei posti di lavoro: le possiedono i ricercatori medici, i docenti universitari di Biologia e alte cariche della sicurezza pubblica.

Tra i lavori che permettono di realizzare le proprie aspirazioni professionali in testa ci sono gli artigiani che lavorano legno, pelli e cuoio. Chi le svolge infatti, vede riconosciuti i propri meriti più di un lavoratore ad alta specializzazione: queste professioni sono al penultimo posto in tale speciale graduatoria, seguite solo dai lavori operai non qualificati.

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