Pensioni d’oro, la Corte Costituzionale dice sì al contributo di solidarietà

Temporaneo, progressivo e limitato al periodo di crisi: il prelievo interesserà solo gli assegni più cospicui

La Corte Costituzionale l’ha approvato, e la crisi economica ne dà completa giustificazione. Si è deciso a favore del contributo di solidarietà, che prevede un prelievo dalle cosiddette “pensioni d’oro”, in virtù del principio della solidarietà intergenerazionale e della sostenibilità, da parte dei pensionati coinvolti, del sacrificio richiesto.

IL CONTRIBUTO. Il contributo di solidarietà sarà infatti temporaneo e progressivo; di attuerà all’interno del circuito previdenziale, e verrà applicato solo a chi percepisce cifre importanti. La Corte Costituzionale si è pronunciata a favore di queste misure prima di emettere la sentenza, che verrà pubblicata prossimamente; ma queste dichiarazioni danno già testimonianza della presa in carico del problema di assicurare le pensioni future, anticipando ulteriori misure che coinvolgano gli assegni Inps più sostanziosi. In particolare, ad essere coinvolte dalle future misure saranno le pensioni che vanno da 14 a oltre 30 volte il minimo Inps: la quota di solidarietà progressiva sarà pari al 6% per gli importi da 91.343 a 130.358 euro lordi annui; al 12% per gli assegni da 130.358 a 195.538 euro; al 18% da 195.538 euro in su.

I RICORSI. Il meccanismo, introdotto dal Governo Letta con la Finanziaria 2014, varrà per un triennio, e per ora non è previsto il rinnovo. Alcuni dei pensionati toccati da tali misure, però, hanno avuto da ridire, e hanno presentato diversi ricorsi; hanno fatto leva in particolare su una precedente sentenza della Corte Costituzionale, che aveva già discusso provvedimenti simili a quello in questione, varati nel 2011. Nel 2013 la Consulta aveva dichiarato quest’ultimi illegittimi, perché aveva natura tributaria e strutturale e perché il prelievo coinvolgeva solo i pensionati. Il Governo Letta, dunque, varando una “seconda versione” del contributo di solidarietà, aveva apportato dei correttivi che hanno portato al sì pieno da parte della Corte.

LA SENTENZA. La Corte Costituzionale ha infatti accolto le tesi dei legali dell’Inps e degli avvocati dello Stato Gabriella Palmieri e Federico Basilica, rappresentanti della Presidenza del Consiglio, che hanno sottolineato come l’articolo 97 della Costituzione preveda la tutela in via prioritaria del bene costituito dalla finanza pubblica, sottolineando come «la stabilità di bilancio non viene assunta come criterio astratto, ma tutto interno al sistema previdenziale, con l’obiettivo di assicurare anche in futuro gli assegni pensionistici», il tutto «nell’ottica complessiva del sistema previdenziale e di una solidarietà intergenerazionale» che guardi al futuro e alla tutela dei lavoratori giovani e dei pensionati che verranno; anche grazie a un contributo da parte di chi si è ritirato dal mondo del lavoro ma gode di un reddito pensionistico elevato, e soffrirebbe un sacrificio del tutto sostenibile.

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