Medici, scatta il nuovo orario di lavoro. Ed è caos

Sebbene si tratti di una legge europea del 2014, gli istituti si sono fatti trovare impreparati al cambio di regime lavorativo

Il nuovo orario di lavoro dei medici, voluto dall’Europa e disciplinato da una legge datata 2014, getta nel caos (e nelle polemiche) gli ospedali. Sebbene infatti la norma fosse nota già da un anno, gli istituti sono arrivati impreparati al giorno della sua applicazione. Da ieri 25 novembre 2015: da quel momento, l’orario di lavoro settimanale dei medici non poteva superare le 48 ore totali (comprensive di straordinario) e tra un turno e l’altro il riposo minimo era concordato di 11 ore.

GUAI AL SUD. A essere in difficoltà sono soprattutto gli ospedali e gli ambulatori del Meridione – Campania in primis – che, in seguito al commissariamento e al blocco del turnover, sono sempre ricorsi agli straordinari e all’auto convenzionamento. «Noi non siamo contrari alla direttiva europea. Però le Asl devono essere messe in condizione di organizzarsi con nuove assunzioni», spiega Sergio Venturi, coordinatore della Commissione salute in Conferenza Stato-Regioni.

ASSUNZIONI. «Il blocco del turn over va sospeso». La stessa spending rewiew, imposta dalla recessione, avrebbe ridotto drasticamente il personale. Risultato: ora non si trovano quei 5 mila professionisti necessari per coprire tutti i turni del nuovo orario settimanale europeo. Da qui, la decisione del governo di inserire un emendamento alla Legge di Stabilità, volto a trovare i fondi necessari per assumere 4 mila persone, tra medici e infermieri. Se ne discuterà la prossima settimana.

INVERNO ALLE PORTE. Svanisce invece l’ipotesi di spostare tra due-tre mesi l’applicazione della legge europea, ossia dopo l’emergenza influenza e le festività natalizie. In attesa di una risoluzione, a pagare il dazio saranno probabilmente i pazienti: qualora non si riuscisse a rispettare la turnazione europea, l’unica soluzione possibile sarà il taglio dei servizi. Tradotto: liste di attesa più lunghe, operazioni rinviate, slittamento degli accertamenti specialistici.

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