Monitorare i fabbisogni di nuove competenze, di rigenerazione di figure professionali e di profili a sostegno dei nuovi business in settori strategici per il Paese, con l’obiettivo di dare un contributo utile ad avviare percorsi formativi finalizzati all’inclusione sociale e all’occupabilità, colmando così l’elevato mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. È l’obiettivo di Look4ward, l’Osservatorio per il lavoro di domani, realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con l’Università Luiss Guido Carli e in partnership con Siref Fiduciaria, Accenture e Digit’Ed.
“Intesa Sanpaolo ha da tempo assunto l’impegno di promuovere iniziative per la riduzione delle disuguaglianze e favorire l’occupabilità, in particolare dei giovani”, ha dichiarato Elisa Zambito Marsala, responsabile Social Development and University Relations di Intesa Sanpaolo e membro del Comitato scientifico di Look4ward. “Da qui l’idea di un Osservatorio permanente, realizzato con partner di alto profilo che possa fornire un supporto scientifico a disposizione di imprese, istituzioni, associazioni e Terzo settore per contribuire al tema della richiesta di competenze nel mercato del lavoro, con impatto positivo per il Paese”.
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Elisa Zambito Marsala, responsabile Social Development and University Relations di Intesa Sanpaolo
Le analisi di Look4ward sui principali trend
Con cadenza semestrale verrà pubblicato uno studio quali-quantitativo sulle competenze del mercato del lavoro nei settori Hospitality, Agrifood, Energy, Social & Health, Banking, It, con focus verticali su trend di rilievo – Neet, passaggio generazionale, silver economy, blue economy e altri – per far emergere quali sono necessarie alla riqualificazione delle figure professionali e favorire l’inclusione socio-lavorativa.
Dall’Osservatorio emerge come a fronte di un tasso di disoccupazione in Italia del 7,8%, che sale al 22,3% tra i giovani, il 45% delle aziende non riesce a reperire la manodopera necessaria allo sviluppo. Per colmare questo gap è necessario investire sulle competenze, soprattutto facendo leva su nuove tecnologie, sostenibilità e soft skill. Il passaggio generazionale rappresenta, inoltre, un’opportunità per attivare processi innovativi e di transizione sostenibile nelle aziende italiane, mantenendo e incrementando i livelli di competitività, anche a livello internazionale.
Primo focus sui Neet
La prima pubblicazione dell’Osservatorio, A look at Neet. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento, si concentra sul problema sempre più diffuso in Italia e in Europa dei giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in attività di formazione. Secondo i dati Eurostat, nel 2021 i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) nell’Unione europea erano il 13,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni, con significativa differenza tra le donne (14,5%) e gli uomini (11,8%), mentre l’Italia è il paese UE con la più alta percentuale (23,1%), circa 2,1 milioni di giovani, che salgono a 3 milioni se consideriamo i ragazzi con un’età tra i 15 ed i 34 anni.
La ricerca ha individuato cinque archetipi di Neet – i giovani dell’abbandono, le giovani mamme, le giovani potenziali, i figli del lockdown, i talenti del mismatch – che sintetizzano l’esperienza italiana rispetto al fenomeno, con l’obiettivo di visualizzare alcune delle caratteristiche ricorrenti per consentirne una migliore comprensione. Nei prossimi mesi è previsto l’ascolto di figure apicali di grandi imprese e pmi italiane per mappare la distribuzione territoriale delle competenze richieste, attraverso interviste e survey sugli aspetti più rilevanti.
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