Lavoro in Italia, l’Fmi: “Ci vorranno 20 anni per i livelli pre-crisi”

L’analisi del Fondo monetario internazionale sull’Ue: “Potenziale di crescita troppo basso”. La replica del ministero dell'Economia: “Stime che non tengono conto delle riforme già introdotte”. A giugno oltre 145 mila contratti a tempo indeterminato

Indicazioni non certo incoraggianti arrivano dall’analisi che il Fondo monetario internazionale ha effettuato sul tasso di disoccupazione a livello europeo. Nonostante la ripresa economica sia in atto e si stia rafforzando, il potenziale di crescita – secondo il Fmi – rimane intorno all’1%, troppo basso per aumentare in modo significativo il tasso di occupazione. “Senza un’accelerazione decisa della crescita”, scrive il Fondo monetario, “ci vorranno quasi 10 anni in Spagna e quasi 20 anni in Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi”. Per quanto riguarda l’Italia si insiste sulla necessità di migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, oltre che continuare a spingere sulle riforme, soprattutto per migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione e quella della giustizia civile.

LA REPLICA DEL MINISTERO. In una nota il ministero dell’Economia italiano ha precisato come la stima del Fmi si basi su metodologie che non tengono conto “delle riforme strutturali che già sono state introdotte” e di quelle che il governo sta implementando. Secondo il ministero “i dati sull’andamento del mercato del lavoro degli ultimi mesi sembrano confermare l’impatto dell’azione congiunta delle riforme e della leva fiscale, con risultati migliori del aspettative”. A proposito di dati: nei primi sei mesi del 2015 la differenza tra attivazione e cessazione di contratti di lavoro è positiva con una crescita di ben 282 mila contratti (solo +62.912 nel primo semestre 2014). In particolare nel mese di giugno il saldo resta negativo, così come nel 2014, ma “l’emorragia” si riduce da -32 mila contratti dello scorso anno a -9.768 del 2015; sempre a giugno sono presenti 24.883 contratti a tempo indeterminato in più grazie a 145.620 attivazioni di contratti stabili e 34.651 trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato.

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