Il lavoro in Italia e il problema degli ‘eterni precari’

Gli ultimi dati Istat registrano più persone al lavoro, soprattutto fra gli over 50, ad eccezione tuttavia della classe tra i 25 e i 34 anni, che è la più colpita dal precariato

unioncamereFeodora Chiosea/iStockPhoto

Se in questi mesi ci si è imbattuti spesso nella narrazione di un mercato del lavoro italiano capace di navigare a gonfie vele tra un record occupazionale e l’altro, la realtà dei numeri potrebbe poi essere molto diversa.

Tra le tendenze che emergono con maggiore evidenza c’è quella riguardante i precari, le donne e i giovani: in sostanza fanno sempre più fatica. Gli ultimi dati Istat, come evidenzia Luca Monticelli su La Stampa, registrano più persone al lavoro, soprattutto fra gli over 50, ad eccezione tuttavia della classe tra i 25 e i 34 anni, che è la più colpita dal precariato.

La relazione annuale della Banca d’Italia poi mette nero su bianco il problema degli “eterni precari”, ovvero i lavoratori che passano da un impiego all’altro senza mai essere assunti. Il primo rapporto firmato dal governatore Fabio Panetta riporta un dato che certifica la mancata valorizzazione del capitale umano: l’80% delle risorse umane con un contratto a tempo determinato non viene stabilizzato.

Cosa succede quindi dopo i primi due anni? il 30% rimane occupato con un altro contratto a termine e il restante 50% perde proprio l’impiego.

“Secondo le nostre analisi”, spiegano gli economisti della Banca d’Italia, “ciò è dovuto al fatto che un numero significativo di imprese, anziché stabilizzare il personale già assunto con contratti di tipo temporaneo, preferisce assumere nuovi lavoratori a termine. Il fenomeno si concentra in alcune aziende che utilizzano sistematicamente contratti di breve durata, in particolare nei comparti delle costruzioni, dell’alloggio e ristorazione e delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento, indipendentemente dalla stagionalità dell’attività”.

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