Così la Pa ha impoverito il suo patrimonio umano

Poco formati, sempre più anziani e poco adatti alle nuove sfide: così anni di blocco del turnover e l'assunzione dei precari ha reso il settore pubblico (ancor di più) un carrozzone)

Anziani, impreparati e poco digitali: questo è l’identikit dei lavoratori statali che emerge dal Forum Pa in corso a Roma. Sono sempre di meno, dopo la riduzione di 237 mila unità negli ultimi anni, appena il 40% è laureato e nel 2020 l’età media toccherà il record dei 54 anni. A scattre la fotogratia è un’indagine diffusa durante l’inaugurazione dell’evento che racconta come anni di blocco del turnover con la successiva assunzione dei precari abbia depauperato il settore pubblico di professionalità e competenze.

IL SETTORE PUBBLICO DIPINTO DAL FORUM PA

«Il reclutamento nella Pa in passato è stato pessimo, fatto per risparmiare e assumendo con contratti precari», ammette il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, «abbiamo sanato questa situazione stabilizzando i vincitori di concorso, da ora in poi le assunzioni saranno fatte in modo regolare sulla base dei fabbisogni effettivi». Ma sembra già troppo tardi, perché «la Pa non è più sostenibile», denuncia Gianni Dominici, direttore generale del Forum. Appena il 6,8% dei dipendenti pubblici ha meno di 35 anni, mentre il 33% ne ha più di 55: ogni anno l’età media cresce dunque di sei mesi. Nel 2020, con 53,6 anni di età media, ci sarà quasi un milione di dipendenti (830 mila persone) pronte all’uscita dal lavoro.

Ne risulta così un clamoroso gap di competenze: quasi il 20% dei dipendenti ha un diploma di scuola media, meno del 40% un diploma superiore e appena 4 su 10 hanno la laurea. Nel 19% dei casi chi ricopre un certo incarico non è qualificato per quella mansione e metà della posizioni che prevedono la laurea sono ricoperte da persone che non la possiedono. La formazione? Meno di un’ora a lavoratore. Per non parlare della piaga dei fannulloni e dell’assenteismo, a cui la riforma ha provato a mettere una pezza poi neutralizzata dai sindacati: per essere licenziati, serviranno tre “bocciature” consecutive nelle pagelle annuali.

DIMINUZIONE DEGLI ORGANICI

Se non altro, tra il 2007 e il 2015 il numero dei dipendenti è diminuito del 5%, portando il pubblico impiego ad annoverare 3,2 milioni di dipendenti, in linea con quello degli altri Paesi europei, con uno stipendio medio lordo di 48 mila euro. Il nostro 14% è inferiore a Spagna (16%) e Regno Unito (17%), ma superiore alla Germania (11%). Ma il rapporto con i residenti, 5,5 ogni 100 cittadini, è tra i più bassi d’Europa, visto che la Germania è a 5,7 e il Regno Unito a 7,9. Anche la spesa per i salari è abbastanza linea: l’Italia versa ogni anno il 10,4% del Pil, 161 miliardi, contro l’8,2% tedesco e il 10% inglese. Lo stipendio medio lordo è di 48 mila euro.

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