Connettiti con noi

Lavoro

Donne in pole position sul fronte dell’occupazione

Il convegno “Donne, Banche e Sviluppo” organizzato da Abi affronterà il tema del lavoro declinato al femminile, per celebrare gli importanti primati registrati dalle rappresentanti del gentil sesso negli ultimi anni, nonostante la crisi economica

Le donne hanno saputo tramutare la crisi in opportunità, mettendo a frutto una straordinaria capacità di adattarsi ai mutamenti, grazie al pragmatismo che le contraddistingue e a un atteggiamento ottimista e propositivo. La fotografia che emerge dal secondo numero dell’Osservatorio Abi-Censis sulla società italiana rappresenta una realtà valorizzata dalle sfumature del rosa, soprattutto per quanto riguarda le voci occupazione e lavoro. Come al solito i numeri possono aiutarci a fare chiarezza sulle dimensioni del fenomeno e, allora, vale la pena di notare che il livello di occupazione premia le rappresentanti del gentil sesso. Dal confronto con i dati che riguardano l’occupazione maschile, risulta che dal 2004 al 2011 mentre tra gli uomini la percentuale dei disoccupati è cresciuta (dal 6,4 al 7,6%), quella delle donne si è ridotta (dal 10,6 al 9,6%). Quindi, la legge Golfo-Mosca sulle quote rosa contribuirà senz’altro a favorire una presenza femminile più corposa ai vertici delle aziende, ma nel corso di questi anni le donne hanno dimostrato di riuscire comunque a curare egregiamente il proprio orticello, creandosi inaspettati varchi tra le maglie della crisi. Per esempio hanno saputo inserirsi nei campi dell’assistenza, dell’agroalimentare e del turismo, sfruttando un genere di propensione alla cura del prossimo, a preservare le tradizioni e all’ospitalità, peculiari del gentil sesso. Di questi temi si discuterà diffusamente nel corso del convegno Abi (Associazione bancaria italiana) dal titolo “Donne, Banche e Sviluppo”, che si terrà a Roma il 25 ed il 26 settembre.

Vale la pena di soffermarsi sull’exploit occupazionale delle donne, dovuto probabilmente al fatto che esse soffrano meno il “complesso” del posto fisso. Il tutto pensando, guidate da un notevole senso pratico, che l’indipendenza economica valga bene una soluzione lavorativa, anche se precaria. Ecco spiegato come mai la situazione contrattuale delle donne lavoratrici le veda occupate per il 14% con contratti atipici (contro il 10% degli uomini) e con contratti a termine (nel 12% dei casi), che definiscono rapporti di collaborazione, prestazioni lavorative a progetto, oppure occasionali (2,5%).

I numeri premiano le donne italiane, anche nel confronto con le rappresentanti del gentil sesso a livello europeo. Infatti, oltre al fatto che il tasso di occupazione femminile in Italia è del 46,5% mentre in Europa ha fatto registrare il 58,5%, anche l’imprenditoria femminile ha avuto un’ impennata rispetto alla tendenza rilevata nel resto del Vecchio Continente. E se è vero che le lavoratrici autonome italiane raggiungono quota 16% contro il 10% di quelle europee, è vero che anche il numero di quante tra loro hanno assunto del personale alle proprie dipendenze è superiore rispetto alle stime registrate per quanto riguarda le colleghe europee (3,6% contro 2,4%).