Quanti alla domanda “ti piace il tuo capo?” risponderebbero sì? Pochi, pochissimi. Da un lato forse per partito preso, ma dall’altro perché chi è al comando, spesso, non sa essere una buona guida, capace di pensare al bene dell’azienda e, al tempo stesso, dei propri dipendenti. Eppure, è stato ormai ampiamente dimostrato che quando i lavoratori sono soddisfatti e felici la produttività dell’impresa aumenta. Vale la pena allora che i dirigenti imparino a considerare maggiormente i desideri dei loro sottoposti. Da dove iniziare? Secondo quanto raccontato a Business insider da Steve Bushnell, leadership coach certificato e fondatore di Charles River Careers, è fondamentale innanzitutto che il capo inizi ad ascoltare attentamente il proprio staff. Il che significa partire con la massima disponibilità e non con un carico di pregiudizi e prendersi del tempo per comunicare davvero con gli altri. In questo modo, il personale potrà sentirsi finalmente compreso e importante. Non solo: non bisogna dimenticare che dalle buone relazioni possono nascere buone idee.
È essenziale poi ricordarsi sempre che i dipendenti hanno una loro vita personale: un buon capo è quello che non “consuma” completamente le batterie dei suoi e consente loro di dedicarsi ai propri interessi. Concedere flessibilità ed elasticità non vuol dire minacciare la redditività, ma al contrario aumentare l’impegno dei lavoratori: più loro riusciranno a migliorare l’equilibrio fra vita privata e vita professionale e più saranno presenti e disponibili. Ovviamente, ancora meglio sarebbe se fossero ben pagati: fare in modo che le buste paga siano ragionevoli e competitive è la terza regola del buon capo. La quarta? Far sentire i membri del proprio staff parte di una squadra e spiegare sempre loro qual è il contributo che possono fornire per la causa comune. “Dovete collegare la loro funzione alla missione complessiva dell’organizzazione” ha spiegato Bushnell. I manager dovrebbero chiarire quali sono gli obiettivi e che cosa cercano di ottenere come società perché se i dipendenti hanno l’impressione che il loro lavoro non serva a molto finiranno con il perdere interesse in ciò che fanno. Infine, i capi dovrebbero fornire un feedback regolare e costante, che sia positivo o negativo non fa differenza: l’importate è che ogni tanto si fermino davanti alla postazione di ciascun sottoposto o lo chiamino nel loro ufficio per fare il punto della situazione. Perché per una persona lavorare per qualcuno che sa quello che fa non ha prezzo.
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