Confindustria, pressing di Marcegaglia sui contratti

Il presidente degli industriali vuole chiudere in fretta il tema aperto da Fiat e invita i sindacati a discutere una proposta di rappresentanza. “No alla spartizione dei contratti nazionali, rafforziamo quelli aziendali”

Stringere i tempi sul tema dei contratti. È l’imperativo di Confindustria che, attraverso il presidente Emma Marcegaglia ha inviato una lettera ai sindacati affinché si possa accelerare il confronto tra le parti sul tema della “rappresentanza e sull’esigibilità dei contratti”. Un tema acceso dal Fiat, ma che Confindustria vuole risolvere al più presto. In vista dell’incontro, che Marcegaglia vorrebbe tenere al più tardi la prossima settimana, pesano i fronti aperti con il Lingotto che minaccia di uscire dall’associazione di viale dell’Astronomia; ma anche quello con il sindacato Fiom, che nei prossimi giorni arriverà in Tribunale a Torino per la prima udienza, dopo il ricorso del sindacato contro l’intesa apri-pista siglata lo scorso giugno per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco con le altre organizzazioni dei metalmeccanici. Per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, non può che essere “auspicabile” un’intesa tra le parti sociali “per lo sviluppo di relazioni industriali di prossimità”, perché “bisogna velocizzare sui cambiamenti alle relazioni industriali nel nostro sistema”. Secondo Sacconi va completato il lavoro fatto con la riforma del 2009 (firmata da Confindustria con Cisl e Uil, con il no della Cgil) “dando agli accordi aziendali il potere di regolare tutti gli aspetti che riguardano l’organizzazione del lavoro”. Nell’incontro con i sindacati Emma Marcegaglia – che spinge per rafforzare i contratti aziendali a discapito della “spartizione dei contratti nazionali” – intende discutere anche il nodo dell’ esigibilità dei contratti, perché “se un’impresa sigla un accordo con la maggioranza dei lavoratori, questo deve valere per tutti. Non esiste che uno il giorno dopo si alza e mette tutto in discussione”. Intanto la Uil ha dato da la spallata finale all’accordo firmato nel ’93 dalle parti sociali e dal governo Ciampi dopo un anno e mezzo di concertazione. Una intesa su riforma della struttura contrattuale (superata dall’accordo separato del 2009, non riconosciuto dalla Cgil), politica dei redditi e rappresentanza. Tra l’altro, veniva introdotta l’esistenza delle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie elette per due terzi dai lavoratori, al posto delle Rsa. Cosa su cui Fiat, con gli accordi separati, ha già fatto un passo indietro.

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