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Finanza

Private equity, Renaissance diventa italiana: nasce un polo da 5 miliardi

La piattaforma integrata passa interamente nelle mani dei soci italiani di Neuberger Berman

private equity Credits: private equity

NB Renaissance, piattaforma di investimento per il private equity fino ad ora nelle mani dell’operatore americano Neuberger Berman, cambia bandiera e diventa italiana a tutti gli effetti. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, i soci italiani hanno acquisito la maggioranza e il controllo della realtà.

Quella che dopo il closing verrà rinominata solo Renaissance, si pone così come una piattaforma di investimento da 5 miliardi di masse gestite, un nuovo polo interamente a trazione italiana che punta a gestire non solo private equity, ma anche altri asset class come debito privato, investimenti infrastrutturali e real estate.

Nata nel 2015 con l’esternalizzazione del private equity di Intesa Sanpaolo, Renaissance è frutto degli investimenti di Neuberger Berman che con i suoi partner internazionali ha rilevato il 51% della joint venture con gli italiani Fabio Cané e Stefano Bontempelli. La stessa jv ha comprato poi la gestione del Fondo Italiano d’Investimento e ha poi quotato il veicolo NB Aurora. La cessione siglata ieri, si apprende, comporta che Neuberger Berman conserverà una quota del 10%. Per il closing bisognerà aspettare il 2025 e le autorizzazioni della della CSSF (l’Authority lussemburghese).

Renaissance gestisce oggi investimenti pari a circa 2,8 miliardi con un portafoglio attuale in 12 società che fatturano circa 3,5 miliardi. Cané ha dichiarato che al closing si punta ad un fondo da 1,2 miliardi, «che porterà le masse gestite incluse le attività di coinvestimento e quelle di Aurora a oltre i 5 miliardi. Ma non ci vogliamo fermare qui». Questo perché, come detto, «siamo pronti ad affiancare nuove asset class, a partire da un credit fund da investimenti nelle infrastrutture e nel real estate. Nelle prossime settimane presenteremo l’operazione nei dettagli a tutti gli stakeholder: Mef, Cdp, Confindustria, oltre a tutti i nostri investitori istituzionali che potranno investire nel nostro veicolo».

«Vogliamo proporci come il più rilevante operatore italiano negli investimenti in private markets – ha aggiunto il fondatore e senior partner di Renaissance – In Italia oggi non c’è una piattaforma di investimenti alternativi al servizio del Paese, vogliamo colmare questo spazio. Sono convinto che un operatore di questo tipo, che sia in grado di aggregare team eccellenti nelle diverse asset class al servizio dei grandi investitori istituzionali, contribuirà ulteriormente allo sviluppo del sistema industriale italiano».

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Ma come lavoreranno insieme i due veicoli, Renaissance e Aurora? «Le strategie restano inalterate – specifica Cané, stando a quanto riportato dal Sole – Si tratta di strategie di investimento complementari, che coprono due segmenti di mercato diversi: Renaissance opera tendenzialmente come socio di maggioranza con un investimento medio da 100 a 300 milioni, Aurora investe in operazioni di minoranza con governance attiva con obiettivi di investimento da 30 a 70 milioni. I due team a oggi hanno effettuato 63 investimenti insieme a primari imprenditori italiani. Con l’accordo, le due società potranno integrare le rispettive capacità, relazioni e conoscenze, con vantaggi reciproci, condivideranno la stessa infrastruttura regolatoria e di business pur rimanendo indipendenti nelle rispettive strategie di investimento».