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Lavoro

La gig economy non sarà più tanto gig

Paga minima e ferie, ecco come il Regno Unito vuole regolamentare i “lavoretti” dei giovani che rischiano di diventare il nuovo sottoproletariato

Gig economy, un termine moderno che nasconde il pericolo di un ritorno all’antico sottoproletariato. Proprio per tutelare i cosiddetti lavoratori “on demand”, il Regno Unito sta pensando di creare uno status apposito per questi lavoratori, per lo più giovani, con nuove tutele: ferie pagate, paga minima e più potere di rappresentanza. Sono questi alcuni dei punti del report Good Work. The Taylor Review of Modern Working Practices. Lo studio, commissionato dal governo britannico, è pensato per tutto il mondo delle piattaforme online e non solo, ma cita esplicitamente solo due aziende: Uber e Deliveroo.

PAGA MINIMA E FERIE: LA GIG ECONOMY SECONDO LONDRA

Affinché anche il lavoro on demand sia «giusto», il report raccomanda la definizione «più chiara» di cosa sia un lavoratore. Non più solo la divisione storica tra dipendenti e autonomi, perché si è affermata la terza categoria dei dependent contractors”, cioè i “dipendenti a contratto” che sono «idonei a ricevere le tutele dei lavoratori pur non essendo dipendenti». Si tratta di circa 1,3 milioni di persone di persone in Gran Bretagna, cioè il 4% della forza lavoro. Nel 58% dei casi si tratta di dipendenti che hanno già un altro impiego. La quota è destinata a crescere e il 12% dei cittadini Uk valuta un impiego con le piattaforme online (il 25% tra i 16 e i 30 anni).

Le nuove tecnologie stanno cambiando il mondo del lavoro, offrono opportunità ma se offrono «una reale flessibilità» che porti vantaggi a imprese e lavoratori, senza scaricare i rischi sulla parte più deboli. Per evitare abusi, dunque, la gig economy dovrà essere assoggettata alla paga oraria minima nazionale, anche in assenza di una base oraria (“a cottimo”). Quindi va bene il sistema dei pagamenti “a consegna”, ma se comparabili per il tempo speso alla paga minima in Uk con una tolleranza del 20%.

NUOVE TUTELE

I “dependent contractors” oggi sono vittime di una flessibilità ingiusta e quindi hanno bisogno di nuove protezioni, anche grazie alla disparità fiscale che rende conveniente il loro utilizzo. Quindi ferie pagate – o liquidate con il 12% in più della paga oraria – e, in caso di mancata flessibilità, la possibilità di chiedere l’assunzione se si resta con lo stesso committente da almeno 12 mesi. E se continueranno gli abusi, sarà più facile intentare causa con una sorta di giudizio preliminare senza costi.