Lux Leaks, Juncker si difende dallo scandalo: “Nessun conflitto di interessi”

Il presidente della Commissione europea smentisce di aver orchestrato la frode che ha portato il Lussemburgo a stringere accordi fiscali con 349 multinazionali

Per dieci anni il Lussemburgo è stato al centro di una vasta elusione fiscale: questo piccolo Paese avrebbe stretto accordi con 349 multinazionali permettendo loro di eludere il pagamento delle tasse. E in quegli anni il primo ministro era proprio Jean-Claude Juncker, attuale presidente della Commisione europea. A meno di una settimana dallo scandalo Lux Leaks, il diretto interessato rimanda al mittente qualsiasi accusa di coinvolgimento: “Non ci sono conflitti di interesse fra la mia posizione di presidente della Commissione europea e le indagini aperte dalla commissione”, premette. “Non sono l’architetto di quello che si potrebbe definire il problema lussemburghese. Non c’è niente nel mio passato che indica che la mia ambizione fosse organizzare l’evasione fiscale in Europa”.

LA DIFESA DEL LUSSEMBURGO. Juncker, inoltre, si schiera in difesa del Lussemburgo: “Tutto è stato fatto in linea con la legislazione nazionale e internazionale che si applica in questi casi”, sostiene. “Non capisco i titoli dei giornali. Questa situazione, che porta auna tassazione molto bassa per alcuni, è frutto dell’imposizione fiscale non armonizzata in Ue, e per questo ora sto annunciando che lavoreremo per quello”. Solo su un aspetto Juncker fa mea culpa: sull’aver taciuto. “Avrei dovuto rispondere subito. Avrei voluto prima proporre la direttiva sullo scambio automatico delle decisioni fiscali fatta stamani”.

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