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Luxleaks, svelati gli accordi fiscali segreti del Lussemburgo

Un’inchiesta internazionale di un gruppo di giornali europei svela la rete che riguarda oltre 340 società, tra cui anche italiane. Operazioni legali, ma che creano un certo imbarazzo. Soprattutto per il neo presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker

Lo chiamano Luxleaks ed è un super scandalo europeo che coinvolge il Lussemburgo. L’inchiesta condotta da gruppo di giornali europei – fra cui The Guardian, Le Soir e Sdz – ha portato allo scoperto l’enorme meccanismo che ha permesso a oltre 340 multinazionali – anche italiane – di eludere la pressione fiscale dei Paesi di origine, “rifugiandosi” in un Paese dove il fisco pesa per il 17% delle entrate.

ONLINE I DOCUMENTI GLI ACCORDI FISCALI. Attraverso questo sistema, che, – va ricordato – fino a prova contraria, è legale, numerose società hanno beneficiato di tasse minime; c’è chi, attraverso un gioco di intrecci autorizzati, è arrivato a pagare anche zero tasse o dell’1% (l’inchiesta cita il caso della britannica Dyson). Tra le aziende presenti nelle oltre 28 mila pagine di accordi ci sono praticamente tutti o quasi i big, da Amazon a Ikea; tra le italiane anche Finmeccanica, Banca delle Marche, Banca Sella, Intesa SanPaolo, Unicredit e Ubibanca. Sul sito dell’International Consortium of Investigative Journalists è possibile effettuare una ricerca per nome o per settore di appartenenza e accedere a tutti i documenti il Luxembourg Leaks.

L’inchiesta è destinata a creare imbarazzo per il neopresidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, prima ministro delle Finanze, poi – per 18 anni – premier del Gran Ducato.

Credits Images:

Jean-Claude Juncker. Lo scandalo Lux Leaks chiama in causa l'attuale presidente della Commissione Ue © Getty Images