L’intervista a Giovanni Brianza è parte dello speciale
I Campioni della Sostenibilità 2025 di Business People
La sostenibilità fa parte del Dna Edison Next. La società del Gruppo Edison è nata infatti nel 2022 con la missione di accompagnare aziende, pubbliche amministrazioni e territori nel loro percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica. Edison Next è presente in Italia e Spagna con più di 3.700 persone presso 2.300 strutture pubbliche e private, 300 città e oltre 70 siti industriali. Per questa società sostenibilità non vuol dire solo ridurre l’impatto ambientale, significa anche preservare la competitività dei propri clienti e garantire impatti positivi a livello sociale per i territori. A spiegare come si vince questa sfida è Giovanni Brianza, Ceo di Edison Next.
Il tema dell’energia sta diventando sempre più centrale. Quali sono le dimensioni fondamentali su cui agire per raggiungere gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione che ci troviamo ad affrontare?
La transizione energetica è una sfida che si declina su quattro dimensioni. La prima è quella tecnologica, perché la transizione non si fa con una tecnologia, ma con tante tecnologie. È necessario, infatti, costruire percorsi che combinino soluzioni già mature, come l’efficienza energetica e il fotovoltaico, con tecnologie di medio periodo, come il biometano, con altre più prospettiche, su cui è necessario investire per creare il futuro della transizione, come la carbon capture e l’idrogeno. La seconda dimensione, che dal mio punto di vista è fondamentale e caratterizza l’attività che facciamo tutti i giorni, è il territorio: parlare di transizione energetica vuol dire coinvolgere i territori su cui si insediano le attività e avviare un dialogo costruttivo per creare le condizioni utili ad abilitare la transizione energetica. La terza dimensione è quella della finanza: quella che le industrie vorranno allocare alla decarbonizzazione, quella che il pubblico deve allocare, soprattutto sulle tecnologie meno mature, e quella che operatori energetici come noi possono mettere a disposizione per abilitare la transizione energetica. L’ultimo ingrediente necessario è quello delle competenze: è indispensabile formare un numero sempre maggiore di figure professionali in grado di affrontare le numerose sfide della decarbonizzazione. Queste quattro dimensioni ci dicono che mai come in questo momento è importante fare sistema tra tutti gli attori presenti sui territori e costruire un dialogo e un confronto che si articoli su tre livelli: ambientale, sociale e della competitività.

Lo stabilimento di Cuneo di Michelin Italiana
Come si declina il vostro impegno in quest’ambito?
Edison Next è nata proprio con la missione di accompagnare aziende, pubbliche amministrazioni e territori in un percorso di decarbonizzazione. Lo facciamo attraverso una piattaforma di servizi, tecnologie e competenze che spazia da soluzioni per l’autoproduzione e la condivisione di energia e per l’efficienza energetica, allo sviluppo dei green gas, ovvero idrogeno e biometano, a soluzioni per la mobilità sostenibile – dove riusciamo a mettere in campo tutti e tre i vettori, elettrico, idrogeno e biometano –, a progetti di rigenerazione urbana e smart city, fino a soluzioni per la circular economy che aiutano i nostri clienti a utilizzare in modo più attento e sostenibile le risorse. Creiamo relazioni di partnership di lungo periodo, costruendo per il singolo cliente un percorso di decarbonizzazione che si adatti alle sue specifiche esigenze e che metta in campo nel tempo il mix di tecnologie più efficace per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione salvaguardandone la competitività.
Può raccontare un caso concreto di percorso di decarbonizzazione di successo avviato da Edison Next?
Significativo è quello avviato con Michelin Italiana per il più grande sito produttivo del Gruppo in Europa Occidentale, ovvero lo stabilimento di Cuneo, con capacità produttiva di 13 milioni di pneumatici per vetture all’anno, che ai primi di dicembre scorso ha raggiunto il traguardo della messa in esercizio dei nuovi impianti. Il progetto, nato nel 2021, permetterà allo stabilimento di Cuneo di anticipare il raggiungimento dell’obiettivo della riduzione del 50% delle emissioni al 2030 – oggi è già al -47% – e di avanzare verso il target di neutralità carbonica entro il 2050. Abbiamo installato un impianto di trigenerazione ad alta efficienza e flessibilità di potenza pari a 23 MW e in grado di generare contemporaneamente energia elettrica, acqua per il riscaldamento e il raffrescamento e vapore destinato alla produzione degli pneumatici. Abbiamo poi associato un sistema integrato di produzione di energia termica tramite quattro caldaie, di cui una a biomassa da filiera corta certificata, valorizzando le risorse locali e le sinergie territoriali per contribuire ulteriormente agli obiettivi di sostenibilità del progetto. Inoltre, abbiamo installato tre impianti fotovoltaici di potenza complessiva superiore a 2 MWe, di cui uno a terra e due sulle pensiline dei parcheggi. Attraverso questo mix di soluzioni, lo stabilimento di Cuneo riesce a soddisfare circa il 97% del suo fabbisogno energetico, avere a disposizione circa il 16% di energia da fonti rinnovabili e una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 18 mila tonnellate all’anno. Per aumentare nel tempo la quota green, l’impianto di trigenerazione, che può già essere alimentato con biometano, è stato progettato per utilizzare idrogeno al 10%.

Uno scatto relativo al progetto Edison Next dedicato alla trasformazione delle scuole
Edison Next è molto attenta anche agli aspetti sociali della sostenibilità. In quest’ambito sta portando avanti un progetto che riguarda le scuole. In cosa consiste?
È un progetto ambizioso a cui tengo molto, anche perché ha un impatto sul futuro delle giovani generazioni e fa dell’energia il motore dell’evoluzione, anche sociale, dei territori. Lo spunto è nato dalla mia esperienza di padre di due figli piccoli: gestisco la loro logistica pomeridiana con la stessa difficoltà di quel 48% di coppie italiane in cui entrambi i genitori lavorano e devono organizzare le attività extra scolastiche dei figli, dallo sport, al catechismo, alle lingue… Abbiamo così deciso di analizzare la situazione attuale delle scuole italiane, con particolare riferimento a quelle primarie e secondarie di primo grado, con l’obiettivo di migliorarle per renderle luoghi ancora più centrali all’interno della vita della comunità. Stiamo parlando di 24 mila edifici che hanno un’età media di 56 anni, scarse dotazioni di base – basti pensare che solo il 43% ha una palestra e il 36% una mensa – e sono poco efficienti dal punto di vista energetico (solo il 7% ha effettuato interventi di efficienza energetica). Gli spazi sono sovradimensionati, perché concepiti all’epoca del baby boom, mentre oggi nascono meno di 400 mila bimbi all’anno con tendenza al ribasso. Partendo da queste considerazioni, abbiamo costruito un modello innovativo di scuola che valorizzi e ottimizzi gli spazi esistenti generando opportunità per studenti e comunità, preservando la coerenza con il sistema didattico attuale e la piena proprietà da parte dei comuni. Per riuscirci bisogna prima di tutto estendere l’orario di apertura degli edifici scolastici, coprendo le fasce pomeridiane e serali e in parte il periodo estivo, massimizzando così l’utilizzo di un’infrastruttura che oggi è sfruttata solo per il 20% del suo tempo. Inoltre, sono necessari interventi infrastrutturali e di efficientamento energetico per trasformare queste strutture in realtà efficienti energeticamente, dotate di spazi didattici, sportivi e polifunzionali necessari per svolgere le attività extra dedicate sia agli studenti che all’intera comunità. Queste azioni consentirebbero di ridurre i consumi energetici della scuola fino al 25%, liberando risorse per 250 milioni di euro all’anno ed evitare l’emissione in atmosfera di circa 630 mila tonnellate di CO2 annue. Gli investimenti complessivi necessari sarebbero pari a 13 miliardi di euro, che potrebbero essere coperti fino al 50% da investimenti privati. Un modello, quello della scuola del futuro di Edison Next che, grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, permette a questa realtà di evolversi e diventare sempre di più un polo di riferimento per quartieri e città.