Porto il cinema del Metaverso. Intervista ad Andrea Iervolino di Ilbe

Grande schermo e streaming possono convivere, serve solo un nuovo equilibrio che risponda all’evoluzione del mercato. Il punto di vista del presidente e Ceo della società di produzione Iervolino e Lady Bacardi Entertainment

Comprendere e adattare al mondo dell’audiovisivo italiano il modello di business dei produttori indipendenti americani. La ricetta di Andrea Iervolino sembra semplice, ma dietro questo modello di business, che ha fatto della sua Ilbe (Iervolino e Lady Bacardi Entertainment) un gruppo quotato in Borsa a Milano e Parigi, con 120 dipendenti e oltre 150 milioni di euro di fatturato (utili oltre i 18 milioni nel 2021) ci sono tanta determinazione e scelte strategiche mirate. «La freschezza delle idee e tanto impegno possono renderci invincibili», sottolinea Iervolino, che con Business People ripercorre le origini dei primi passi nel mondo del cinema. A 15 anni, la prima delusione d’amore lo porta lontano dalla sua Cassino (Fr). Viene selezionato come animatore in un villaggio turistico a Bibione, in Veneto, ma un grave problema di balbuzie che si porta dall’infanzia lo relega alla sola produzione di uno spettacolo teatrale. Un’estate da dietro le quinte, ma fondamentale. «Dopo l’estate, tornai nel mio paese con la consapevolezza di avere molta strada da fare, ma la certezza di aver imparato un mestiere». Per il primo lungometraggio, avviato poche settimane più tardi, Iervolino cerca finanziamenti porta a porta. «Chiesi sostegno agli imprenditori in città, promettendo un ritorno sull’investimento del 20%. È stato un periodo un po’ imbarazzante», ammette, «perché al mattino uscivo di casa consapevole di dover restituire 50 euro al barista, 100 euro al salumiere, per non parlare del dentista, che ne aveva investiti 500!». Durante quella produzione, uno dei suoi attori gli presenta Luciano Martino, tra i produttori più influenti di quegli anni. «Diventò la mia guida, un punto di riferimento, e quando venne a mancare nel 2013 fu un duro colpo, che mi spinse a lasciare l’Italia per Toronto, dove vive parte della famiglia di mia madre, di origini canadesi».

Dopo il Canada l’arrivo a Hollywood, sempre da giovanissimo. Come ha fatto a farsi largo in così poco tempo?Ammetto che è stato difficile farsi ascoltare: ero molto giovane oltre che un perfetto sconosciuto. Dalla mia, però, avevo quella grinta che portava a svegliarmi tutti i giorni e pensare solo al mio sogno: sono partito da zero e investivo tutti i primi guadagni nella mia attività. Agli inizi, quando ero ancora in Italia, una delle idee che mi ha permesso di guadagnare abbastanza per produrre le prime opere è stato il Cine School Day. Era un’iniziativa rivolta alle scuole, che prevedeva la proiezione dei film, che man mano producevo, nei cinema della mia città; gli studenti pagavano un biglietto scontato e, attraverso attività collaterali, potevano ottenere una parte nella produzione successiva come attori, sceneggiatori o membri della troupe. È stata una delle esperienze che mi ha dato abbastanza sicurezza per esporre anche all’estero le mie idee, che sono piaciute subito. Nello stesso tempo, ho cercato di “rubare” il più possibile dai migliori, cercando di comprendere il modello di business dei produttori indipendenti americani e farlo mio. È il modello che ho deciso di portare nel 2018 in Italia per integrare la filiera e diversificare il business.

È “l’impronta hollywoodiana” che definisce la sua società. Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?Sostanzialmente, realizziamo opere al 100% di nazionalità italiana, ma con tutte le caratteristiche di una distribuzione internazionale. Offriamo a tanti artisti e maestranze dell’audiovisivo italiano una vetrina internazionale e la possibilità di accrescere la propria professionalità lavorando con star del calibro di Morgan Freeman, Johnny Depp, Sarah Jessica Parker, Keanu Reeves, Sofia Vergara, John Travolta e Catherine Hardwicke. Solo nel 2021, abbiamo coinvolto oltre 500 persone sui nostri set. I film vengono poi distribuiti in tutto il mondo attraverso società come Universal Pictures, Hbo, Studio Canal, Netflix, Prime Video e Apple Tv. Come i produttori indipendenti americani, sottoscriviamo direttamente accordi di prevendita worldwide, oppure attraverso sales agency con cui abbiamo rapporti consolidati. Grazie alla nostra affidabilità, riusciamo sempre a concludere accordi di prevendita delle nostre opere (film e serie) durante la fase di sviluppo. Gli ulteriori ricavi attesi dallo sfruttamento economico del film provengono per circa il 95% dalle vendite internazionali e solo per la restante parte dal mercato italiano.

State investendo molto sugli short content e gli ultimi risultati finanziari vi danno ragione.Il nostro investimento nasce da alcune ricerche di mercato e dall’opinione che molto presto l’80-90% della visione dei contenuti avverrà su dispositivi come tablet e smartphone. Il tempo di attenzione si sta abbassando considerevolmente, soprattutto con l’avvento dei social media e delle stories che nascono su queste piattaforme, che non superano i 15 secondi e abituano le persone a saltare da un argomento all’altro con una velocità impressionante! Ecco perché, oltre ai contenuti in streaming, stiamo puntando sempre più sugli short. È una modalità innovativa dove i grandi Studios non stanno ancora investendo e che rappresenta un’opportunità per la produzione indipendente.

L’aumento dei contenuti in streaming è un segnale che il cinema, almeno per com’è oggi, non esisterà più?È innegabile che una continua richiesta di contenuti da parte di realtà come Netflix o Prime Video abbia portato sempre più produzioni a virare verso questo settore e per i produttori indipendenti rappresenta un’occasione per dare vita a progetti di ogni tipo. Personalmente, non ritengo che lo streaming e la sala cinematografica siano nemici: sono due modalità di fruizione differenti, che suscitano emozioni diverse. Potranno convivere e trovare un equilibrio che risponda all’inevitabile evoluzione del mercato.

Avete annunciato l’intenzione di produrre film e serie Tv nello spazio, ma anche nel Metaverso. Cosa dobbiamo aspettarci dai Meta movie?Nuove modalità di fruizione di un film. Pensiamo alla possibilità di godere di contenuti inediti di un lungometraggio proprio dentro il Metaverso: assistere a una prima, partecipare alle riprese, oppure parlare con il protagonista in prima persona. Lavoriamo anche a un futuro in cui si possa vedere un film dalla prospettiva del personaggio scelto da noi e non dal regista. Una modalità di fruizione molto più personale, che andrà incontro alle nuove esigenze del pubblico. In un mondo dove tutto viene sempre più personalizzato, il cinema non può non evolversi con il resto del mondo dell’entertainment.

Quali benefici possono portare gli Nft, sempre più associati all’industria cinematografica? Non temete una bolla finanziaria?È un mercato che sta affrontando delle oscillazioni, ma ritengo che questa tecnologia basata sulla blockchain – per sua natura solida e tracciabile – possa resistere a questo momento. Ecco perché a mio avviso il cinema può usare gli Nft come modalità di sfruttamento della proprietà intellettuale. Alla base della produzione di un qualunque contenuto cinematografico ci sono le proprietà intellettuali (Ip). È grazie a queste Ip che possiamo sviluppare più prodotti a partire da una singola idea: un film, un libro, un cartone animato o il merchandising. Noi lo abbiamo fatto con i Puffins, nato come film e oggi web serie di successo. Stiamo conducendo delle trattative con i nostri clienti per commercializzare Nft che provengano dallo sfruttamento delle nostre Ip.

Negli anni siete cresciuti anche attraverso società come Arte Video, Red Carpet e, più di recente, SoBe Sport.Abbiamo portato avanti un’attenta strategia di diversificazione non focalizzandoci solo sulla produzione e distribuzione di prodotti televisivi, ma conquistando nuove fette di mercato anche attraverso attività di celebrity management, comunicazione e consulenza in Adv. Il primo tassello di questo percorso è stata l’acquisizione di Red Carpet nel 2020, a cui è seguita all’inizio di quest’anno SoBe Sport. È un’operazione con cui vogliamo ampliare la nostra gamma di servizi di celebrity management, andando a integrare la specializzazione e il know how di SoBe in ambito sportivo, per atleti e allenatori professionisti. In un anno ricco di attività sportive, tra cui svetta il Mondiale di calcio in Qatar, crediamo di avere grosse potenzialità di business sul mercato.

Cosa c’è nel futuro di Ilbe?La continua crescita dei volumi operativi e la diversificazione dei prodotti, allargandoci ad esempio alla serialità televisiva. Per quanto concerne i progetti in cantiere, continueremo con la produzione delle nostre opere di animazione, come gli spin off dei Puffins: Puffins Impossible e Baby Puffins & Bunny. Siamo, inoltre, in fase di preparazione del film dedicato a un’eccellenza della moda italiana come Roberto Cavalli, per la regia di Giulio Base, mentre sono in fase di sviluppo alcune serie Tv, tra cui quella sulla vita di Raffaele Cutolo. Stiamo curando, infine, la produzione esecutiva di un grande progetto internazionale, di cui spero di poter parlare presto.

Intervista pubblicata su Business People di settembre 2022

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