Un dovere etico: la sostenibilità secondo Jaguar Land Rover

Altro che investimento oneroso o opportunità di business, per Marco Santucci, numero uno della corazzata britannica in Italia, l’attenzione all’ambiente è una responsabilità sentita, oltre che una componente imprescindibile del lusso moderno

Per Marco Santucci, amministratore delegato di Jaguar Land Rover Italia, il mondo dell’automobile non ha segreti. Prima di imbarcarsi nel 2010 sulla corazzata britannica, infatti, aveva prestato servizio in Ford Italia e Toyota Europa per poi guidare il brand Jaguar e, successivamente, assumere la direzione generale Sales Operations di entrambi i marchi. All’inizio del 2016, inoltre, è stato scelto per assumere un incarico straordinario in Cina come parte di una ristretta task force a supporto di un mercato in quel momento in difficoltà. Un capitano di lungo corso, insomma, l’interlocutore ideale per valutare lo stato dell’arte del rapporto, non sempre facile, tra quattro ruote e sostenibilità ambientale.

Prendiamo subito il toro per le corna: la conversione alle auto elettriche aprirà ai produttori cinesi un’autostrada su cui viaggiare alla conquista dei mercati europei?Non ho la sfera di cristallo ma in Europa, per fortuna, le macchine si vendono ancora per quanto sono belle. I marchi cinesi, quindi, rappresentano per noi un rischio, ma limitato.

Qual è la ricetta di Jaguar Land Rover per la road map verso la sostenibilità?Premesso che la sostenibilità è l’architrave della nostra strategia, per me è una componente imprescindibile del lusso moderno. Che non deve assolutamente essere vista come un investimento oneroso e neppure come un’opportunità di ordine tattico per riposizionare il business: credo sia un dovere etico.

Può fare un esempio concreto di questa rivoluzione copernicana del mondo dell’automobile?La nuova Range Rover. Per realizzare gli interni utilizziamo, oltre alle pelli più morbide ed ecologiche, il Kvadrat, un materiale ottenuto da un incrocio tra la lana e le bottiglie di plastica riciclate che ha non solo caratteristiche tattili superiori a quelle dei tradizionali pellami, ma ha anche caratteristiche migliori sul piano della traspirabilità. Kvadrat è un’azienda danese che produce materiali per interior design ricercati, eleganti. Nell’automotive ha un accordo esclusivo con Jaguar Land Rover per offrire alternative agli interni in pelle, proponendo materiali di lusso, sofisticati e sostenibili.

Tutto qui?Questa è solo la punta di un iceberg che ha due obiettivi: da un lato l’offerta di un lusso moderno, minimalista, come gli inserti in legno naturale e i dettagli in metallo, montati con altissimi livelli di precisione. O il nuovo impianto audio Meridian System12, dotato della tecnologia di cancellazione attiva del rumore e degli altoparlanti nei poggiatesta. O ancora, il sistema di ionizzazione dell’abitacolo Pro1, azionabile ancora prima di salire in vettura, riduce la presenza di odori, batteri e allergeni, incluso il virus del Covid. Dall’altro l’utilizzo di materie prime sostenibili. La garanzia arriva dalla tecnologia blockchain, in grado di dare ai nostri clienti la totale sicurezza che la catena di approvvigionamenti sia autentica e che tutti i materiali provengano da fonti sostenibili. Già da anni, poi, sulle Jaguar, sulle Land e sulle Range c’è solo alluminio riciclato. E mi sono limitato a fare solo qualche esempio…

A proposito di alluminio, quanto è importante nella vostra cultura industriale?Consideri che l’alluminio è entrato nelle nostre fabbriche con un ruolo da protagonista durante la II Guerra mondiale, quando negli impianti si producevano gli aerei da caccia Spitfire, che erano interamente realizzati con questo metallo. Quell’esperienza, ovviamente, è stata poi trasferita sulle macchine e la Jaguar Xj è stata una delle prime vetture in assoluto fatta quasi interamente in alluminio. E ancora oggi la nuova Range Rover è fatta almeno al 50% con quelle che una volta erano lattine gettate tra i rifiuti. Così, a loro volta, le nostre auto potranno essere in gran parte riciclate.

Torniamo a quella che per molti è una vera e propria sindrome cinese: le società targate Pechino dominano il mercato delle materie prime indispensabili per costruire le batterie delle vetture elettriche. Il vostro gruppo ha interessi in Cina, magari sotto l’aspetto di joint venture?Per prima cosa, quello cinese è uno dei mercati più importanti al mondo ed è in continua espansione. Ma per poter operare in Cina è obbligatoria un’alleanza con un partner locale, cosa che abbiamo fatto come del resto tutti gli altri costruttori. Comunque, batterie a parte, la tecnologia delle vetture elettriche di Jaguar Land Rover è tutta nostra.

In Italia il 50% circa delle auto circolanti ha più di 15 anni con tutto ciò che ne consegue sul doppio fronte della sicurezza e dell’inquinamento. Le istituzioni nel loro complesso fanno abbastanza per migliorare questa situazione?Criticare è sempre troppo facile, quindi non lo farò. Posso, però, dire che se dipendesse da me per traghettare il parco circolante da motori vecchi e quindi molto inquinanti verso quelli di nuova generazione, meglio se a emissioni zero, agirei su tre fronti. Il primo è un piano di incentivazione strutturale che vada oltre i bonus “mordi e fuggi”, mentre il secondo consiste nella detraibilità fiscale delle vetture aziendali, che da noi è del 40% fino a un massimo di 18 mila euro, mentre in altri Paesi si può detrarre fino al 100%. Se si alzasse questa asticella almeno per le auto elettriche le aziende acquisterebbero vetture più care, ma maggiormente deducibili. E poi ci sono le infrastrutture di ricarica…

Effettivamente in Italia il rischio di restare a secco di watt è piuttosto elevato…Soprattutto in autostrada, dove le colonnine sono poche e quelle che offrono la ricarica veloce sono rare come le mosche bianche. È stato definito un bando di gara per ovviare alla situazione, ma si dovrebbe dare una bella accelerata senza perdere altro tempo.

La sostenibilità, visti i costi delle vetture ibride ed elettriche, è un lusso che solo pochi si possono permettere?No, anche se è un dato di fatto che i modelli meno inquinanti costino di più. Ma succede da sempre: pensi a quando le versioni a gasolio costavano più di quelle a benzina perché andavano con un carburante molto meno caro. Da sempre le transizioni tecnologiche sono pagate soprattutto dai consumatori e proprio per questo motivo prima insistevo sulla necessità di un piano strutturale di incentivazioni. C’è però da considerare che, a conti fatti, un’elettrica inizia a ripagarsi da sola fin dalla prima ricarica visti i differenti costi dei diversi “pieni”.

Car sharing, pay-per-use… I costruttori di automobili dovranno cambiare pelle per affrontare i nuovi modi di vivere la mobilità?Sì, per andare incontro ai desideri di una generazione sempre più abituata a pagare l’utilizzo delle cose e non il loro possesso. Io credo soprattutto nel noleggio a breve termine di 24, 36 ore o anche una settimana o un mese per poter vivere l’esperienza di guida di una Jaguar o di una Land Rover senza doverla necessariamente acquistare. Ma dobbiamo anche continuare a pensare ai nostri clienti tradizionali, che difficilmente condividerebbero una macchina con qualcun altro.

La vostra gamma è di livello decisamente superiore alla media. Avete delle difficoltà a rispettare il limite europeo di 95 grammi per chilometro di emissioni di CO2?Il limite dei 95 grammi riguarda i marchi generalisti. Ma i marchi di nicchia come noi, quelli che vendono ogni anno in Europa meno di 300 mila vetture, hanno un target un po’ più alto definito da una formula ben precisa che impone comunque ogni anno una riduzione della media delle emissioni.

Che significato darebbe al concetto di piacere della guida nell’era dei limiti di velocità e delle Ztl? Le elettriche ad alte prestazioni hanno il baricentro molto basso e portano in dote un’accelerazione e una ripresa straordinarie. Il tutto condito con il silenzio assoluto.

E quel rombo del motore che inebriava i guidatori più sportivi? Dovremo dirgli addio per sempre?Personalmente il piacere della guida lo trovo proprio nelle elettriche con più di 400 cavalli. Le emozioni sono da Formula 1 e il rombo del motore diventa secondario. In ogni caso, si può riprodurre digitalmente…

Un’ultima domanda. Come ovviare al fatto che le elettriche ad alte prestazioni si devono portare appresso in media mezza tonnellata di batterie?È vero, da sempre le auto più performanti sono quelle che hanno il miglior rapporto peso-potenza. Ecco perché entro il 2022 sarà pronta una flotta sperimentale di nostri prototipi che avranno il 30% in più di rigidità e in media 35 chilogrammi in meno di peso grazie all’utilizzo di nuovi materiali come la fibra di carbonio.

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