Italia biotech

Terzo più grande mercato continentale, quarta nazione per numero di aziende del settore, l’Italia del biotech sta lentamente recuperando il gap rispetto ai Paesi del Nord Europa. E i numeri cominciano ad avere una qualche consistenza: 257 aziende per un fatturato globale di 2,9 miliardi di euro, a fronte di investimenti in ricerca e sviluppo per quasi 1,5 miliardi, oltre 6.000 ricercatori. E ancora, 40 facoltà biotecnologiche di livello internazionale, 14 parchi scientifico-tecnologici specializzati, 150 centri di ricerca, 3 poli di eccellenza in Lombardia, Toscana e Lazio. Secondo Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, «l’Italia possiede molti centri di ricerca eccellenti, e un sistema sanitario di qualità che potrebbe essere un ottimo volano per attirare investimenti. Ciò è testimoniato ad esempio dal numero crescente di imprese italiane quotate al Nasdaq e alle Borse di Parigi e Zurigo. Il problema, però, è che siamo ancora indietro nella tutela delle idee, sia come valutazione dei progetti da finanziere sia come politica dei brevetti». Attualmente i principali finanziamenti provengono dalle fondazioni bancarie. Il vero salto di qualità avverrà se e quando il private equity si deciderà a investire nel settore.

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