A criticare sono buoni tutti

È il momento di essere propositivi, crederci davvero e tirare fuori il paese dalla crisi. Abbiamo posto a Maurizio Borletti, Francesco Casoli, Patrizia Grieco, Pietro Modiano, Michele Pallottini ed Eugenio Razelli due semplici domande: cosa fare per cogliere la ripresa a livello di paese e a livello di impresa. Ecco le loro risposte

Le materie prime ci sono. Abbiamo prodotti validi, competenze adeguate, visione. Il problema semmai è quello di essere in grado di costruirci sopra un futuro. Comunicando in tutto il mondo il valore delle eccellenze italiane anche (e soprattutto) al di là dei settori tradizionali come il turismo, il food e l’abbigliamento. È quanto sostengono i top manager intervistati da Business People, interpellati su un tema mai come ora, che la crisi non fa più paura, d’attualità: come cogliere la ripresa. Una delle proposte emerse è quella includere l’Istituto del commercio estero all’interno del ministero degli Esteri e convogliare in questa nuova struttura tutti gli sforzi per la promozione dell’industria italiana del mondo. Una missione che, secondo diversi uomini d’impresa, potrebbe rivelarsi oggi molto vantaggiosa perché con la globalizzazione, per la prima volta nella storia, i mercati dei cinque continenti sono alla portata dalle aziende di piccole dimensioni più dinamiche.Questo dovrebbe essere quindi il momento di osare, visto che alcuni concorrenti diretti delle nostre aziende si sono trovati spiazzati di fronte alla crisi. Certo, i rischi sono elevati, ma con il giusto sostegno dalla politica, i dirigenti sono convinti di poterli affrontare con successo.E, a proposito di politica, le richieste che i capitani d’industria rivolgono al governo sono quelle di una semplificazione drastica della burocrazia, il taglio della pressione fiscale e un nuovo intervento sul sistema bancario per facilitare l’accesso al credito. Si scosta dal coro l’invito a smettere di finanziare l’innovazione con sgravi per le imprese e fondi per le università per promuovere invece il modello americano in cui la ricerca produce profitti e si finanzia da sé.

Maurizio Borletti – Presidente di La RinascenteTre cose da fare subito per accelerare la ripresaLe priorità sono aumentare la flessibilità e la competitività, facilitare il credito per gli investimenti e favorire le liberalizzazioni. In primo luogo bisogna essere più flessibili e competitivi per assorbire la disoccupazione, che ha raggiunto livelli preoccupanti.Le possibilità di crescita sono alte perché oggi è più facile aumentare le proprie quote di mercato all’estero. Ma per essere all’altezza della sfida sono necessarie e urgenti politiche per facilitare l’assunzione temporanea dei lavoratori e incentivi per trasformare il rapporto di lavoro in contratti a tempo indeterminato. Non è più rimandabile, inoltre, una riduzione dei contributi sociali sulle nuove assunzioni.In secondo luogo è fondamentale facilitare il credito per gli investimenti attraverso nuovi interventi sul sistema creditizio. Le banche sono troppo poco disposte a erogare crediti sulla base di piani di sviluppo industriale e questo è un pesante freno alla possibilità di crescita del paese.Infine, in particolare per il commercio, non si può fare a meno di una decisa liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura, soprattutto per quanto riguarda il riposo domenicale.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economiaBisogna continuare a mantenere un’attenzione importante sui costi di funzionamento per liberare le risorse destinate a nuovi investimenti. E non trascurare l’analisi del panorama concorrenziale per cogliere eventuali opportunità di concentrazioni, per acquisizioni o fusioni.

Francesco Casoli – Presidente del gruppo ElicaTre cose da fare subito per accelerare la ripresaLe priorità sono semplificare, comunicare e innovare. Semplificare: significa rendere il percorso di intrapresa il più semplice possibile, soprattutto per i giovani. Comunicare: trasmettere all’estero il valore dell’Italia non solo per il turismo e le eccellenze che ormai tutti conoscono, ma anche per i piccoli distretti che oggi comunicano poco e male.L’Ice per esempio dovrebbe essere inglobata nel ministero degli Esteri e formare con esso un’unica arma per diffondere l’economia nazionale nel mondo, senza disperdere le risorse in mille rivoli. Innovare: avvicinare il mondo dell’industria all’università. Con i proventi dei brevetti, per esempio, il Mit di Boston si auto-finanzia e può competere con i migliori atenei al mondo. Se continuiamo a pensare che l’innovazione si fa solo con i finanziamenti alle università e con gli incentivi alle aziende, non arriviamo da nessuna parte! Iniziamo piuttosto a pensare che la ricerca rende e l’innovazione ha un mercato.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economiaGli aspetti più importanti sono formare, condividere e osare. Formare perché le competenze vanno costruite e consolidate nel tempo. L’assunzione di un lavoratore non è più un mero calcolo “quanto costi/quanto rendi”, ma una valutazione di “che potenzialità hai se investo su di te”. Condividere i risultati, poi, è una necessità per le aziende che vogliono lavorare con i migliori talenti. Oggi vediamo la condivisione in molti contratti aziendali, ma non può essere fatta solo perché va di moda, deve essere una motivazione in più per il lavoratore a dare il massimo. Da questo punto di vista diventeremo più giapponesi, nel senso che le aziende dovranno imparare a occuparsi del lavoratore “dalla culla alla tomba”, ottenendo in cambio fedeltà e orgoglio.E infine osare, perché è in questi momenti difficili che si gettano le basi per un futuro forte. Non paga giocare in difesa.

Patrizia Grieco – Amministratore delegato di OlivettiTre cose da fare subito per accelerare la ripresaPrimo: stabilizzare la situazione politica. Perché è solo con una struttura politica forte che sappia affrontare le riforme necessarie che si potranno liberare le energie del Paese.Secondo: sostenere i giovani. I dati sconfortanti sulla disoccupazione giovanile impongono azioni immediate. Per incoraggiare quelli che si mettono in proprio occorre semplificare l’accesso al credito per le aziende in fase di start up, ridurre gli oneri amministrativi e facilitare alle aziende l’inserimento flessibile di nuove risorse.Terzo: spingere l’innovazione. Bisogna diffondere la consapevolezza dei benefici degli investimenti in tecnologia per la competitività dell’impresa e dell’intero sistema economico (ogni euro investito genera 1,45 euro di Pil secondo l’Ocse). L’evoluzione dell’offerta Ict, inoltre, porta sul mercato delle soluzioni che fino a poco tempo fa erano accessibili solo alle grosse realtà.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economia.Primo: capire la discontinuità, quello che tradizionalmente le aziende identificavano come il “mercato di riferimento” oggi non è più garantito. La domanda dei consumatori è estremamente mutevole. Il mercato quindi impone flessibilità e velocità nel cambiamento. Lo testimonia il fatto che in Usa e in Europa le imprese non vivono in media più di 12 anni.Secondo: la tecnologia al servizio dell’individuo. La vera innovazione, infatti, non è nello sviluppo della tecnologia fine a se stessa ma nella capacità delle aziende di corredarla di servizi per rispondere ai bisogni dell’utente finale.Terzo: valorizzare “l’intangibile”. Ovvero continuare a investire sul brand e sui caratteri distintivi della propria offerta per consolidare la percezione di unicità del prodotto. Essere unici si traduce in un elemento di fidelizzazione nei confronti della propria customer base ma anche in una leva di competitività sul mercato.

Pietro Modiano – Presidente di Carlo Tassara e NomismaTre cose da fare subito per accelerare la ripresaQuesta domanda rivela un ottimismo di fondo, e va benissimo. Ma mi sono sempre chiesto se vale la pena sforzarsi o illudersi di poter risolvere in modo semplice problemi complessi. Accelerare la crescita è appunto un problema complesso, forse è il problema più complesso della nostra economia. Se ci fossero tre cose da fare per rimettere in carreggiata un paese che da un decennio ha un Pil che cresce meno di quello dei concorrenti, che con la crisi è caduto di più e con la ripresa cresce di meno, sospetto che sarebbero già state fatte. Ci sono gli slogan, certamente (che so, bisogna aumentare la produttività, ridurre il debito e fare come in Germania, o cose del genere). Ma non valgano molto. Si pensi soltanto all’anomalia dell’Italia che, peggiore in questo di tutti i paesi avanzati, trascura di dare opportunità di lavoro ai giovani. Può un paese che non usa i suoi talenti, i giovani, le donne, il Meridione, essere dinamico, produttivo, coeso? E così via. Insomma, le ricette semplici non ci sono, e allora la cosa più importante è rispettare la complessità, riconoscerla, dar prova di onestà intellettuale, non farsi illusioni. Alla fine, il problema della crescita economica del nostro paese mi pare coincida con quello dell’intelligenza delle sue classi dirigenti.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economiaOggi c’è una cosa sulla quale coagulare le energie dell’azienda italiana-tipo, che è piccola, manifatturiera, esportatrice, ed è ovvia: uscire dai vecchi confini, capire le opportunità che ci sono nel mondo per affermare sui mercati nuovi prodotti, marchi, modelli di servizio. L’atteggiamento di chi va in Cina, ma anche nell’Europa orientale, è lo stesso di chi negli anni ‘60 cominciava a fare in Germania i primi accordi commerciali. È l’atteggiamento di chi vede grandi opportunità a portata di mano. In fondo, la globalizzazione aiuta i sistemi di piccola impresa come il nostro, che con l’accorciarsi delle distanze possono spingersi dove una volta arrivavano solo i grandi. Avere un prodotto buono, energie commerciali, coraggio di affrontare cose non note, è spesso una condizione non solo necessaria, ma necessaria e sufficiente di successo. Magari pensando ad accordi produttivi, scambi di tecnologie e capitale, e a tutto ciò che può legare il nostro paese ai mercati che sono destinati a crescere molto, e molto più di noi.

Michele Pallottini – Direttore generale del gruppo PiaggioTre cose da fare subito per accelerare la ripresaNon credo ci sia bisogno di misure estemporanee, quanto di impostare un intero scenario di condizioni strutturali favorevoli alla diffusione del benessere economico e sociale, nonché a un aumento della competitività del Paese. Solo in questo modo si può evitare infatti che la ripresa sia effimera.In tal senso gli obiettivi politici fondamentali sono quelli di raggiungere un solido equilibrio finanziario, superare la difesa degli interessi di categoria e investire in cultura, in istruzione e in formazione. Per il primo aspetto bisogna conciliare una forte riduzione del prelievo fiscale con un sensibile aumento dell’efficienza della macchina pubblica in modo di garantire più servizi e minori spese.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economiaLe politiche fondamentali sono: assegnare la priorità agli investimenti in ricerca e innovazione per dare vita a prodotti con maggiori contenuti a minor costo. Sviluppare una cultura orientata al cliente e fondata sulla comprensione dei bisogni, sull’offerta di maggiore qualità e sulla cultura del servizio. Valorizzare il fattore umano, sviluppando know how e difendendolo, enfatizzando e diffondendo modelli positivi. Solo con queste forti basi si può affrontare senza timore le oscillazioni congiunturali anche profonde, inevitabili nell’evoluzione delle civiltà moderne.

Eugenio Razelli – Amministratore delegato di Magneti MarelliTre cose da fare subito per accelerare la ripresaUn motore della ripresa può e deve essere la grande realtà e tradizione industriale italiana: in termini di Pil manifatturiero per abitante, ancora oggi siamo secondi in Europa, dietro solo alla Germania. Quindi la linea da seguire è quella che sta emergendo da più parti e che ha come esempio concreto il “Progetto Italia” di Fiat Group. Serve una semplificazione del diritto del lavoro per accrescere la competitività e la flessibilità, per ottimizzare l’utilizzo degli impianti e delle risorse industriali. Un secondo elemento fondamentale è la tutela del “made in Italy” e del “made by Italy”, ovvero quello che è frutto dell’ingegno, della creatività, del know-how e dell’eccellenza italiana: ciò significa uno sforzo congiunto nel conquistare e mantenere le posizioni di mercato e market share a livello globale.Il terzo elemento è ricostruire la fiducia dei consumatori, magari anche con qualche azione a breve termine da parte del Governo, che possa portare a un parziale alleggerimento della pressione fiscale o che stimoli in qualche modo i consumi. Aggiungo infine un ulteriore aspetto, anche questo un “leit-motiv”: per favorire gli investimenti interni e, soprattutto, attrarne dall’estero, è indispensabile una decisa “sburocratizzazione”.

Tre cose che ogni azienda deve fare per cogliere il nuovo corso dell’economiaInnanzitutto, porre l’attenzione sui mercati emergenti, investendo sapientemente, perché, se è vero che una parte del mondo è in crisi, ci sono altre regioni dove si assiste a una grande crescita economica. Poi agire sulla leva dell’innovazione e della ricerca che sono i fattori competitivi per eccellenza: i momenti di crisi sono opportunità per cercare nuove strade. Favorire cambi di “paradigma” nei sistemi e ottenere grandi progressi scientifici in grado di far nascere nuove opportunità di mercato. Un ultimo elemento: lavorare sui “costi” dei sistemi aziendali, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

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