Vino, alla corte del Riesling

Il vino più amato dai nobili europei è oggi un prodotto globale, grazie alla sua capacità di adattarsi a tutti i climi, dagli stati uniti fino all’australia. Ma per gustare le bottiglie migliori bisogna tornare alle origini, o ripescare antiche annate

Chiedete a un appassionato e a un cosiddetto esperto, quale sia il suo vino bianco preferito: difficilmente vi risponderanno qualcosa di diverso dal Riesling, un vino da intenditori che da qualche anno è riuscito a cogliere un successo straordinario anche tra il grande pubblico. Un fascino innegabile che risale a molto tempo fa (in origine fu piantato nel centro Europa dalle truppe imperiali romane) e che ne fece il vino più ricercato e costoso del mondo, almeno fino al 1800, quando il gusto internazionale si spostò verso i rossi. All’epoca, non c’era corte europea che non lo ricercasse, addirittura esistevano bicchieri appositi per berlo accentuandone i toni verde o dorato, a seconda della provenienza. Allora si parlava soprattutto di Germania e Alsazia (dove è presente dal XV secolo), perché il Riesling venerato in tutto il mondo è appunto la varietà cosiddetta “renana”, che ha trovato la sua dimora ideale lungo i pendii attorno alle rive dei principali fiumi tedeschi, dal Reno alla Mosella, passando per la Nahe e arrivando al Palatinato. Forse è anche per questo che si chiama Riesling − dal tedesco riesen (scorrere) − o forse semplicemente perché sensibile alla “colatura”, la caduta dei fiori prematura. Se Germania e Alsazia ne sono le due culle ancestrali, oggi sono gli Stati Uniti il primo produttore, con le migliori etichette che arrivano dallo Stato di Washington. Si affacciano sul mercato anche Austria, Italia, Slovenia, Australia e Cile. Nella Penisola e nei Paesi dell’Est, in particolare, è molto diffuso il Riesling italico, un vitigno piuttosto diverso, ma ideale per vini piacevoli e stuzzicanti. Per avere un’idea delle meraviglie alsaziane e tedesche, l’indirizzo migliore è quello del Club d’Excellence, l’associazione dei nove grandi distributori italiani (Sagna, Balan, Cuzziol Grandivini, Meregalli, Pellegrini, Sarzi Amadè, Vino & Design). Tramite loro è possibile assaggiare dall’Alsazia vini come il Saering Grand Cru di Domaines Schlumberger 2010, potente e solare con note di agrumi, susina gialla e menta, e il Riesling d’Alsace Brand Vieilles Vignes Grand Cru di Domaine Zind-Humbrecht, con note di ginestra, pesca gialla e albicocca in confettura, dorato e carico, ideale su anatra, choucroute, piatti con grasso, canard confit, pasta con zucca. Oppure l’Althenberg de Bergheim Grand Cru di Marcel Deiss, con note di canfora, acqua di rose, lavanda e frutta rossa, che lascia coccole pepate e lascive. Dalla Germania arrivano Nonnenberg Rauenthal Riesling di Georg Breuer, poco appariscente al naso, ma in bocca dotato di incredibile frutta con agrumi e lychees, pietra focaia, yogurt e pepe bianco (nel palato si rivela freschissimo), e il Riesling Halenberg Grosses Gewächs di Emrich-Schönleber, un esemplare complesso tra rafano, miele e susina gialla, arancio candito con vena acida e minerale molto presente. O ancora, il Riesling Spätlese Trocken di Weingut Louis Guntrum con le sue note di albicocca, senape, zenzero, pesca, uva spina e leggera pietra focaia. Se si ha la pazienza di aspettare qualche anno è possibile assaggiare le evoluzioni che questo vitigno può offrire nel corso degli anni, come nel Graacher Himmelreich Riesling Auslese di Joh. Jos. Prüm 1997: eleganza, frutto e sostanza, ma vena sapido-minerale lunghissima e preponderante, tra note di ginger e albicocche, una dolcezza bilanciata, perfetta per abbinamenti in agrodolce. Da provare anche le annate davvero storiche, come un 1979 del Riesling Rotlack Kabinett di Schloss Johannisberg (dove si documentano le annate dal 1794, per dire), dalle note esplosive di zenzero, confettura di arancia amara, miele, pepe bianco, caramello e orzo. Il panorama italiano si è fatto particolarmente ricco negli ultimi anni grazie a Martin Foradori di Hofstätter, che dall’Alto Adige (in Val Venosta ci sono forse i migliori territori per il renano tricolore) è riuscito ad arrivare in Germania, sul fiume Saar. Il successo dei suoi vini Dr. Fischer è stato immediato e sorprendente, perché il Riesling dal punto di vista commerciale ha sempre avuto difficoltà con gli italiani, diffidenti nei confronti di un vino che può risultare dolce o appena abboccato. Se non direttamente scritto in etichetta, conviene leggere la gradazione alcolica: sotto l’11% c’è da aspettarsi del residuo zuccherino, perfettamente normale, ma è un gusto cui siamo poco avvezzi, purtroppo. Tra i vigneti italiani, spiccano in Piemonte i “renani” Langhe Bianco di Vajra e Hérzu di Ettore Germano, campioni di purezza di profumi e freschezze nordiche, mentre sta facendo scalpore il recente arrivo del Riesling in purezza nella Tenuta San Leonardo, in Trentino. Solo mille bottiglie per iniziare, ma una varietà che colpisce per complessità ed eleganza, con il suo stile squillante, fresco e gessoso al naso, con un finale ancora molto fresco che richiede il suo tempo. Non si sa ancora se sia destinato a una produzione regolare, ma è la dimostrazione che esistono microclimi adatti alla coltivazione anche in zone ritenute inospitali per quest’uva. In Oltrepò, il Riesling (anche renano, non solo italico) è invece una presenza storica e ben documentata: esistono etichette con un notevole passato come il Brera della Tenuta Il Bosco di Zonin, il Campo della Fojada di Travaglino o il Ries di Conte Vistarino, dagli spiccati sentori di fiori e frutti bianchi, susina e robinia, che in bocca si rivelano avvolgenti e dalla struttura non banale, sempre incalzante per freschezza e sapidità. Altri esperimenti si trovano in Friuli, in Val d’Aosta e in Calabria, con l’Azienda Agricola Pacelli che, con il Barone Bianco, dimostra come in certe condizioni climatiche si possa avere anche a queste latitudini un risultato piacevole, ritmato e sapido. Tra le etichette estere presenti nelle nostre enoteche, è facile imbattersi nei notevoli (e biodinamici) prodotti di Pacific Rim dallo Stato di Washington come il Wallula Vineyard 2011, un microcosmo di zolfo, zafferano, nespola e tanto sale marino, insieme ad austriaci come il Klassik prodotto da Weingut Leth a Wagram, fresco con note sassose e fruttate con sostanza e acidità al palato.

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