Anche l’insalata si fa glamour. Per non parlare di tofu e seitan. Parte da New York la riscossa dei locali alla moda per soli vegani, o almeno vietati a chi non può proprio fare a meno di bistecche e branzini quando mangia fuori casa. Merito anche della tendenza inaugurata da foodblogger e scrittori di libri di cucina americani: Ella Woodward, per esempio, nel suo ultimo ricettario Delicious Ella ha bandito il termine vegano a favore di un più accattivante – o politicamente corretto? – “dieta a base di piante”.
Mentre Angela Liddon nel suo The Oh Shoe Glows Cookbook ha tentato di trasmettere sin dal titolo la sensazione gioiosa di chi abbraccia la scelta cruelty free, tentando di cancellare lo stereotipo del volto emaciato e dei piatti senza sapore. D’altronde chi non ricorda una celebre puntata de I Simpson scandita dal ritornello «Niente amici con l’insalata» lanciato contro l’animalista Lisa dal padre Homer? Ebbene, di persone invece se ne possono incontrare tante nella Grande Mela da Superiority Burger, Dime, By Chloe o Butcher’s Daughter (letteralmente “la figlia del macellaio”), locali dove ironia e stile attirano un pubblico vastissimo.
La moda è arrivata fino a Los Angeles, coinvolgendo le star. Non poteva rimanere insensibile il cantante Moby, uno dei portavoce storici del movimento vegan, che a novembre ha aperto Little Pine, uno dei punti di riferimento per gli hipster della Città degli angeli. Prima di Moby, un’altra collega si era lanciata sul mercato del cibo per animalisti: si tratta di Beyoncé che ha trasmesso la sua carica travolgente in un’azienda di ecommerce, la 22-Days Nutrition. Piatti vegan a domicilio e barrette energetiche per la dieta sponsorizzate dalla cantante: inutile dire che il successo è stato immediato.
© Riproduzione riservata