Pazzi per il brunch: alle origini del fenomeno

Questo rito anglosassone è più trendy che mai. Scopriamo come è nato e che cos’è il brunch all’italiana

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L’Italia è sinonimo di aperitivo, uno dei tanti affascinanti tasselli del grande e variegato puzzle del Made in Italy, che ci viene riconosciuto in tutto il mondo. Nonostante questo, noi italiani non siamo estranei alle mode, soprattutto quando si tratta di mangiare, possibilmente bene. Ecco che allora è arrivato il brunch.

Brunch, le origini e il suo significato

La parola “brunch” mette insieme due termini inglesi e due pasti importanti: breakfast (colazione) e lunch (pranzo). Forse questo lo sapevate già, ma magari non avevate idea che questo vocabolo compare per la prima volta in un articolo del 1895.

Il britannico Guy Beringer suggeriva questa formula allegra e conviviale in alternativa ai sontuosi pranzi domenicali all’uscita dalla chiesa. Secondo alcuni storici, le origini del brunch sono da ricercare in quel mix di salato e dolce che gli inglesi gustavano dopo una battuta di caccia.

I primi cibi e le bevande del brunch

Secondo altri, la storia è iniziata a New York dove, al mattino, molti locali proponevano specialità come uova alla Benedict o bagel con salmone affumicato, ricette tipiche pure dei brunch moderni.

Quel che è certo è che la moda è stata lanciata dalle star di Hollywood che negli anni 30, nei lunghi viaggi in treno, si fermavano spesso a Chicago in tarda mattinata e approfittavano per una seconda colazione. Con il tempo i locali seguirono entusiasti questa esigenza offrendo menu speciali e cocktail adatti all’occasione, nati proprio in quegli anni, come il Mimosa, il Bellini o il Bloody Mary.

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La diffusione in Italia

In Italia tra sali e scendi In Italia era l’inizio degli anni 2000. Le radio passavano Relax, Take It Easy di Mika, al cinema versavamo lacrime sulla morte di Josh Hartnett in Pearl Harbor e, nelle grandi città, il brunch della domenica stava conquistando i palati di tutte età. Una passione crescente, a tratti inarrestabile. Questo almeno fino al 2014 quando l’interesse ha avuto qualche cedimento. Era la fine del brunch in Italia?

I primi Brunch Republic

No, era solo iniziata una nuova fase che questa volta aveva le “province” del nostro bel Paese come forza trainante. Basti pensare che nel 2016 nasce a Mestre il primo locale del food retail Brunch Republic che, solo l’anno scorso, ha aperto i battenti anche a Firenze, Padova e Vicenza.

La formula resta quindi vincente? Il brunch in Italia sta funzionando perché, come un aperitivo, è un’informale esperienza di convivialità. È un momento sociale per amici e familiari, un’occasione per stare insieme, rilassarsi nel fine settimana e soddisfare tutti. Sì, persino i tanti italiani che adorano la colazione salata e che invece si ritrovano sempre circondati da cappuccini e brioche.

Per molti è poi un’evoluzione del tradizionale pranzo della domenica: dalla nonna si mangiava la pasta fatta in casa e il pollo arrosto; al brunch si gustano avocado toast, uova e bacon e pancakes con frutta e sciroppo d’acero. Non solo. Perché molti dei nostri maestri del gusto hanno elaborato proposte originali e, caratteristica tutta tricolore, li sanno servire come nessun altro. E, nel 2024, se il brunch è instagrammabile, non può che essere un successo.

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Cosa si mangia oggi a un brunch

C’è un altro aspetto vincente di questa esperienza: la varietà. Si può fare ovunque, pure in mezzo a un vigneto dopo una seduta di yoga. C’è una soluzione per tutte le tasche e ricette per tutti i desideri. La proposta classica infatti ha cinque capisaldi: uova, pane (compresi french toast o pancakes), frutta fresca, dolci e alcolici.

A queste si sono poi aggiunte ricette sfiziose da altri Paesi, come la frittata italiana, i waffle belgi, il shakshuka del Maghreb o il burrito della cucina texmex, per fare qualche esempio. Molti locali offrono opzioni vegetariane, vegane, senza glutine e spesso una bella mug di caffè filtrato va a sostituire i classici cocktail.

La proposta made in Italy

E che cosa dire delle proposte Made in Italy, come quella di Elisabetta Guaglianone, ostessa di Proloco Trastevere a Roma? La sua formula prende il nome di “pranzo contadino”. È un brunch all’italiana: “La gente che viene non si aspetta una proposta come nei Paesi anglosassoni in cui si va dal dolce al salato e si ritorna al dolce – racconta – qui si aspettano di essere stuzzicati con piccoli bocconi diversi”.

Che cosa significa? “Andiamo a ripescare antiche ricette della tradizione italiana e le mescoliamo ad altre nuove, ma che rispettino la stessa semplicità di preparazione. Il nostro pranzo contadino prevede così quattro assaggi di antipasto, la scelta tra un primo o un secondo e il dolce. È più un’idea di pranzo con piccole porzioni da gustare comodamente servito a tavola”.

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Proloco Trastevere a Roma propone un bruch all’italiana denominato “pranzo contadino” con ricette della tradizione italiana

Anche a casa

Che il brunch in Italia sia un fenomeno di costume affermato lo si capisce anche dai tanti corsi sul tema. Non solo per professionisti del settore, ma anche per semplici appassionati. Li organizza, per esempio, il Congusto Institute di Milano, La Palestra del Cibo di Torino, la ReD Academy di Treglio (Ch) o l’associazione Fusolab di Roma. E c’è pure la proposta online della scuola veronese È Cucina.

Si può seguire la lezione in coppia e persino dedicarsi ai corsi tematici, come il brunch di primavera, quello vegano o il laboratorio per ragazzi. Bastano un paio d’ore per imparare le ricette base di questo appuntamento domenicale, ma anche consigli su come allestire la tavola e, naturalmente, divertirsi. Il 2024 è da poco iniziato. Che cosa prevedono le stelle? Il brunch sarà ancora trendy? C’è chi dice che ormai la moda sia passata, ma bar, caffè, ristoranti, hotel e pasticcerie di tutta Italia continuano a proporre questa formula o una sua reinterpretazione.

I motivi di questa passione, come abbiamo visto, sono diversi, ma cosa dicono i professionisti? Il rito anglosassone è interessante anche per loro? “Il brunch è una formula – spiega ancora Elisabetta Guaglianone – che ti permette, soprattutto nel fine settimana e di domenica, di servire i clienti nel più breve tempo possibile, senza andare in affanno perché le ricette proposte possono essere preparate prima. E poi dà la possibilità al tuo locale di ‘vestirsi in modo diverso’ un giorno alla settimana. È uno stimolo per te, ma anche per il cliente”. Allora lunga vita al brunch!


Articolo pubblicato sul numero di gennaio-febbraio 2024 di Voilà – Acquistalo in edicola o scarica la tua copia da App Store o Google Play

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