Plinio il Vecchio e il fascino della natura tra arte e scienza

Con la mostra Cosmos. The Volcano lover Como celebra il bimillenario della nascita di un suo cittadino d’eccezione

Campi PhlegraeiEruzione del 20 ottobre 1767, Tavola di 'Campi Phlegraei' – Editore Peter Fabris, Napoli, parte della Civica Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano

La meta d’arte di questo mese è Como, e per una mostra davvero originale. Bisogna passeggiare lungo il rinnovato lungolago, sul lato sinistro rispetto alla Cattedrale, e fermarsi a Villa Olmo, elegante facciata e giardino verde di contorno. Fino a gennaio, qui si celebra il bimillenario della nascita di un comasco d’eccezione: Plinio il Vecchio.

Como e il cittadino Plinio il Vecchio

In pochi sanno che il grande procuratore, ammiraglio imperiale, scienziato e scrittore nacque proprio a Como, allora provincia dell’Impero Romano, nel 23 d.C.. Plinio attraversò l’impero di Nerone, di Vespasiano e di Tito, sempre mosso da sterminata curiosità verso il mondo: la sua Naturalis Historia è un compendio proto-enciclopedico del sapere che non ha davvero rivali nell’antichità. Non stupisce che tanti intellettuali del mondo moderno (uno su tutti: Italo Calvino, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita) ne furono appassionati lettori.

Plinio morì nel 79 d.C., vittima dell’eruzione del Vesuvio: osservava il vulcano dal mare, dove si trovava con la flotta imperiale, e prendeva annotazioni e appunti che testimoniano il suo incredibile intuito. Proprio la seduzione della forza della natura sulla mente dell’uomo ispira il senso profondo dell’originale mostra Cosmos. The Volcano lover, un’esposizione che si concentra sul potere ipnotico, a volte distruttivo, del cosmo, sugli uomini.

L’elegante facciata di Villa Olmo, che ospita la mostra Cosmos. The Volcano lover

Il percorso di Cosmos. The Volcano lover

Promossa da Fondazione BTS Como Arte e curata con intelligenza da Sonia D’Alto, la mostra mette in dialogo nelle sale neoclassiche di Villa Olmo opere di contemporanei con reperti dall’età romana provenienti dal museo archeologico Paolo Giovio di Como e dal museo di Storia Naturale di Milano, oltre ad antiche stampe del Castello Sforzesco di Milano e delle collezioni museali del Liceo Alessandro Volta di Como.

Questo percorso tra arte e scienza si snoda partendo dal grande portale in tessuto del collettivo artistico Slavs&Tatars che si apre a sua volta su un’ampia sala dove troviamo esposti oggetti e documenti dell’epoca di Plinio, mentre l’artista indiana Lavanya Mani, con i suoi arazzi ispirati al Vesuvio, traghetta il visitatore verso la sezione dedicata alle opere contemporanee.

Uno accanto all’altro vediamo lavori di diverse artistar internazionali come Jimmie Durham, Aldo Mondino, Mirella Bentivoglio, Mike Kelley. «Gli artisti in mostra rendono visibili le tracce della conoscenza ereditata e ora messa in crisi dalla natura che si ribella sempre di più all’umano», spiega la curatrice Sonia D’Alto. «Nella mostra le vicende si invertono: quello che l’uomo ha classificato come semplice natura da osservare esplode nella forma di devastazioni ambientali e disparità sociali». Si parte da Plinio per testimoniare, grazie agli artisti di oggi, il nostro drammatico antropocene.

L’arazzo Miracolous Sights 1 di Lavanya Mani

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