Lavoro ibrido, per il mercato immobiliare un “buco” da 800 miliardi

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La pandemia di Covid-19 ha cambiato radicalmente il modo in cui milioni di persone lavorano, vivono e fanno acquisti nelle città di tutto il mondo. Negli ultimi anni, chi ha potuto – anche grazie a politiche aziendali favorevoli allo smart working – ha ridotto notevolmente la propria presenza negli uffici tradizionali per trasferire la propria attività lavorativa a casa. E c’è chi, liberato dall’obbligo quotidiano del tragitto casa-lavoro, ha scelto di trasferirsi fuori dai centri urbani, che anno di conseguenza visto ridurre gli acquisti. Nell’ultimo periodo questo trend è rallentato sensibilmente, ma è inutile illudersi che la situazione tornerà ai livelli pre-pandemia: il lavoro ibrido è destinato a rimanere. Lo dimostrano i dati pubblicati all’interno di Empty spaces and hybrid places: The pandemic’s lasting impact on real estate, studio realizzato da McKinsey Global Institute sulle possibili evoluzioni del mercato immobiliare da qui al 2030.

Come il lavoro ibrido sta cambiando il mercato immobiliare

Secondo lo studio, che ha analizzato in particolare nove città superstar – ovvero città che detengono una quota sproporzionata del Pil urbano e della crescita del Pil a livello mondiale – nelle principali metropoli la percentuale di uffici e negozi sfitti è cresciuta notevolmente dal 2019 e i prezzi delle case sono aumentati più lentamente rispetto alle periferie e alle altre città. In queste città la presenza in ufficio avrebbe subito un calo del 30% rispetto al periodo pre-pandemico.

Alla luce di questo calo, secondo McKinsey la domanda di spazi per uffici e negozi nelle città superstar subirà un calo: nello scenario moderato il calo al 2030 sarà del 13% rispetto al 2019, mentre in quello grave la domanda potrebbe diminuire del 38% nella città più colpita. Un calo che avrà effetti anche sul valore degli immobili: nello scenario moderato si calcola una perdita complessiva nelle nove città prese in esame di 800 miliardi di dollari.

La domanda nel settore immobiliare varierà a seconda del quartiere e della città, si sottolinea nello studio. Potrebbe essere più bassa nei quartieri e nelle città caratterizzati da molti uffici, abitazioni costose e grandi datori di lavoro nella cosiddetta economia della conoscenza. Le città e gli edifici dovranno adattarsi e potranno comunque trovare nuova vita adattando approcci ibridi. Le priorità, si conclude nello studio, potrebbero essere lo sviluppo di quartieri a uso misto, la costruzione di edifici più flessibili e la progettazione di spazi multiuso per uffici e negozi.

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