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Sono 11,5 milioni gli investitori in Italia. Ecco come agiscono

I dati dell’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni. Nel nostro Paese le famiglie hanno impiegato 520 miliardi di euro, in media l’investimento è di 45 mila euro

architecture-alternativo Riccardo Morassut, Senior Research Analyst dell’Ufficio Studi di Assogestioni

Abita nel Nord Italia, ha un’età di 61 anni e investe circa 45 mila euro. È l’identikit dell’investitore medio in Italia, che emerge dall’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni curato dell’Ufficio Studi di Assogestioni e presentato in occasione del Salone del Risparmio 2023. Aggiornato a dicembre 2022, l’Osservatorio ha tracciato una fotografia puntuale sugli investitori italiani, analizzando composizione di genere e anagrafica, distribuzione geografica, numeri sugli investimenti in fondi, preferenze su prodotti e asset class e modalità di sottoscrizione con l’obiettivo di comprendere meglio come si evolvono le preferenze e le esigenze del risparmiatore italiano.

Investitori in Italia: le famiglie impiegano 520 miliardi di euro in fondi

L’Osservatorio ha messo a fuoco le caratteristiche e preferenze delle famiglie italiane che investono 520 miliardi di euro in fondi. Come accennato, il valore medio dell’investimento degli 11,5 milioni di sottoscrittori in fondi è pari a 45 mila euro. Un importo che, però, varia a seconda della tipologia del prodotto scelto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (27 mila euro), più elevato per i sottoscrittori di fondi esteri. Tra questi, il valore dell’investimento medio in fondi cross border si attesta a 52 mila euro.

Le modalità di sottoscrizione

Lo studio analizza anche la distribuzione della partecipazione al mercato dei fondi per modalità di sottoscrizione. In particolare, il versamento unico (Pic) rimane la forma prevalente, in quanto scelto dal 62% dei risparmiatori, mentre la quota dei sottoscrittori che investe prevalentemente tramite piani di accumulo (Pac) è pari al 22% e in forma mista il 16%.

“Tra le evidenze più interessanti dell’Osservatorio”, sottolinea Riccardo Morassut, Senior Research Analyst dell’Ufficio Studi di Assogestioni, “emerge la scelta degli investitori under 40, i Millennial e la Generazione Z, che individuano nel Pac il proprio prodotto preferito di investimento: infatti, supera il 50% la quota dei sottoscrittori più giovani che investe attraverso piani di accumulo. Viceversa, oltre il 70% dei Boomer, sceglie di investire in un’unica soluzione (Pic)”.

Fondi italiani e prodotti esteri a confronto

L’asset allocation evidenzia valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi italiani prevale l’investimento in fondi flessibili (42%) e obbligazionari (26%), a cui seguono gli investimenti in fondi bilanciati (22%) e azionari (10%). Tra i prodotti esteri cresce la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 48%. Resta stabile attorno al 30% il peso dei fondi obbligazionari, mentre diminuisce la quota dei fondi flessibili e bilanciati (11%).

La maggior parte dei fondi italiani è acquistata attraverso il canale bancario (95%). Il peso dei fondi distribuiti dalle reti di consulenti finanziari aumenta sensibilmente tra i prodotti esteri: per quelli a distribuzione concentrata è pari al 27%, per i fondi cross border sale al 45%.

Investitori in Italia: 4 su 10 sono Boomer e investono circa 53 mila euro 

Tra gli investitori in Italia, la generazione dei Boomer pesa per il 41% del totale. A seguire, i risparmiatori della Generazione X con il 28%, le generazioni più anziane (ultra 77enni) che rappresentano il 18,5% e infine i risparmiatori più giovani (Millennial e Generazione Z), la cui partecipazione è più contenuta e si attestano al 13%.

Gli under 40 stanno gradualmente iniziando a investire”, sottolinea Morassut. “Per questo, il 13% che rappresenta la quota di sottoscrittori più giovane, in particolare Millennial e Gen Z, è da leggersi come un dato positivo: significa che i giovani scelgono lo strumento dei fondi per entrare nel mercato finanziario. Tuttavia, l’investitore tipo, nel nostro Paese, è un investitore maturo e non stupisce che la sua età media sia di 61 anni: si tratta di una tipologia di risparmiatore che ha maggiori possibilità di investire rispetto alle generazioni più giovani, che però hanno appena iniziato a farlo”.

A seconda dell’età, infatti, varia anche l’ammontare dell’investimento: i sottoscrittori ultra 77enni, infatti, registrano investimenti più alti, che vanno mediamente dai 62 mila euro della Silent Generation agli 82 mila euro della Greatest Generation. Rilevanti anche gli importi dei Boomer, pari a 53 mila euro. Le generazioni più giovani, invece, sono sotto la media nazionale: la Generazione X investe mediamente 37 mila, i Millennial si attestano a 18 mila euro, mentre l’investimento della Generazione Z è 12 mila euro.

Si riduce il divario uomo-donna

Sulla scia di un trend in corso da anni, la differenza uomo-donna tra gli investitori in Italia si sta progressivamente annullando, in favore di un sostanziale equilibrio tra i generi, con le donne che oggi rappresentano il 47% degli investitori contro il 53% degli uomini. Anche l’investimento medio di uomini e donne si sta avvicinando nei valori: infatti, i primi investono circa 47 mila euro, contro i 43 mila delle donne. 

Nel Nord Italia si investe di più 

Dall’Osservatorio emerge che la Regione con il tasso più alto di partecipazione è l’Emilia-Romagna con il 30,8%, seguita da Lombardia (28,4%), Piemonte (27,9%) e Liguria (26%).

Liguria, Lombardia e Piemonte sono anche le Regioni in cui l’investimento medio è più alto e pari a 51 mila euro, mentre in Emilia-Romagna e Lazio sfiora i 50 mila euro. Le Regioni del Nord d’Italia sono anche le prime per investimento complessivo: oltre 145 miliardi di euro in Lombardia, quasi 68 miliardi in Emilia-Romagna e più di 60 in Piemonte.

In generale, dall’Osservatorio risulta che il 65% dei sottoscrittori risiede nel Nord Italia: il 39% nelle regioni del Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est. Nelle regioni del Centro risiede il 19% dei sottoscrittori, al Sud l’11% e il 5% nelle Isole.