In Italia la Bellezza vale quasi un terzo del Pil

Nel 2023 il Prodotto interno lordo generato dall'Economia della Bellezza è cresciuto del 19% rispetto al 2022, sostenendo l’intera economia del nostro Paese

Economia-della-Bellezza-2024Immagine tratta dal report di Banca Ifis 'Economia della Bellezza 2024'

Il comparto riconducibile alla Bellezza è arrivato a un valore di 595 miliardi di euro, contribuendo al 29,2% del Pil complessivo italiano, nel corso del 2023. In particolare, il Prodotto interno lordo generato dall’Economia della Bellezza è cresciuto del 19% rispetto al 2022, sostenendo l’intera economia del nostro Paese, come dimostra il fatto che nel 2023 il 74% dell’intera crescita italiana è stato prodotto dalle sue imprese e dalle sue attività del turismo.

I dati sono contenuti nell’edizione 2024 del rapporto Economia della bellezza realizzato dal Centro Studi di Banca Ifis e sono stati presentati ieri a Roma a Palazzo Madama durante il convegno Valorizzare il Made in Italy attraverso il turismo: una strategia per lo sviluppo dei territori, organizzato da Federturismo-Confindustria.

“L’importanza strategica che l’eccellenza produttiva italiana riveste per l’economia del Paese è indubitabile con settori che sono il vero fiore all’occhiello del Made in Italy”, ha commentato Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria. “Il turismo è in grado di influire positivamente sull’intero sistema produttivo, stimolando l’acquisto di prodotti e servizi, rivelandosi un importante contenitore occupazionale e supportando l’immagine e l’export del Made in Italy, spingendone la crescita, nella misura in cui tanto più è positiva l’esperienza del turista che viaggia e visita il nostro Paese, tanto più ne beneficia la reputazione e l’influenza dell’Italia nel mondo”.

I pilastri del made in Italy

Il ‘saper fare’ artigiano e la personalizzazione sono emersi come gli “ingredienti speciali” della produzione Made in Italy: valgono il 54% della produzione manifatturiera nazionale e gli stessi imprenditori dicono come in quasi 9 casi su 10 non siano sostituibili da macchinari.

Non bisogna, però, farsi trarre in inganno: la tecnologia è un fattore imprescindibile per le imprese della Bellezza. L’81% degli imprenditori ritiene che nuovi macchinari e nuove tecnologie possano ulteriormente amplificare il valore del ‘saper fare’ dei maestri d’arte e rafforzare la capacità di personalizzazione del prodotto Made in Italy. L’80% delle imprese della manifattura ritiene fondamentale il saper fare dei maestri d’arte per il posizionamento sui mercati.

L’appeal italiano all’estero

L’altro elemento indagato è il valore di artigianalità e personalizzazione nella propensione internazionale al prodotto Made in Italy, attraverso i pareri dei consumatori italiani e di cinque Paesi importanti per l’export: Cina, Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito.

La propensione all’acquisto di prodotti caratterizzati da ‘saper fare’ artigiano e/o con elevato livello di personalizzazione Made in Italy è molto alta, a conferma dell’appeal che il nostro Paese riesce a esercitare sul mercato domestico e internazionale. Si va dal 77% dei consumatori cinesi al 63% dei cittadini maggiorenni in Francia, mai un valore più basso.

Quando poi si passa a indagare l’intention to buy gli stessi consumatori, italiani e stranieri, valorizzano il Made in Italy dichiarando la disponibilità a spendere di più: al top i consumatori cinesi con una percentuale che arriva al 90%. I driver che guidano questa maggiore valorizzazione sono: qualità elevata, attenzione ai dettagli e design sofisticato. Potremmo dire una percezione di ‘unicità’.

© Riproduzione riservata