Grecia da tripla ‘C’, Draghi: “Peggio l’Italia degli anni ‘90”

Da Bruxelles il candidato alla Bce si dice ottimista sul salvataggio del Paese, ‘svalutato’ dall’agenzia Standard & Poor's. “I costi di un default sarebbero superiori ai vantaggi”

Niente default, la Grecia può e deve essere salvata. E’ un Mario Draghi ottimista quello che si presenta all’Europarlamento, per la prima volta da quando è candidato alla Banca centrale europea. L’attuale governatore della Banca d’Italia sottolinea come i costi di un default per la Grecia – preannunciato dall’agenzia Standard & Poor’s che ha deciso di tagliare il rating del Paese di ben tre gradini portandolo a ‘CCC’ – “sarebbero superiori ai vantaggi”, oltre a un rischio di “un contagio diffuso” per gli altri Paesi dell’Unione europea. Per Draghi l’Italia degli inizi degli anni ’90 era in condizioni forse peggiori di quelle in cui si trovano oggi la Grecia e il Portogallo, “ma ce l’abbiamo fatta”, ha affermato. In quel periodo l’Italia era in condizioni peggiori della Grecia di oggi, ha rievocato Draghi, “non c’era l’Fmi, un sistema monetario europeo e noi ogni tre mesi dovevamo emettere titoli tre volte superiori all’esposizione” attuale della Grecia. Nel 1992, ha raccontato il governatore nell’audizione a Bruxelles, “il governo, seguendo il parere di Bankitalia, ha presentato un programma di bilancio ritenuto credibile, c’è voluto molto tempo, ma ce l’abbiamo fatta”. In Grecia “adesso le condizioni generali sono più favorevoli di quelle per l’Italia”, per cui, ha concluso Draghi, “dobbiamo credere che si possa riuscire”.

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