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Cambridge Analytica, ma non solo: il crollo dei titoli tech ha mandato in fumo 3,5 miliardi di dollari

Facebook ha perso il 17%, Twitter il 21%, Netflix il 12%, Amazon il 7%. Il risultato? 3.500 miliardi di dollari andati in fumo sul mercato azionario

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Sono giornate davvero nere queste per i titoli tecnologici più importanti del pianeta. Facebook ha perso il 17%, pari a 75 miliardi di capitalizzazione, Twitter il 21%, Apple il 13%, Netflix il 12%, Amazon quasi il 7%. Complessivamente, le ultime due settimane sono costate quasi 280 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato ai cosiddetti “Faang”, ossia Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet (Google). E a risentirne è tutto il mondo azionario: dal 12 marzo le Borse globali hanno visto andare in fumo 3.500 miliardi di dollari. Per quali ragioni? La crisi dei titoli tech è scoppiata dopo lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica. E ha avuto un’accelerata con due eventi chiave: l’incidente mortale causato da un’auto autonoma testata da Uber e l’annuncio del presidente Trump di voler aumentare le tasse a carico di Amazon.

Le ragioni della caduta dei titoli tech

Gli azionisti hanno iniziato a vendere, intimoriti dal tracollo della reputazione dei colossi hi tech e soprattutto dai futuri, probabili, interventi legislativi. Temi come privacy, vendita di dati a società esterne da parte dei social network, sicurezza, infatti, ora sono arrivati al Congresso Usa e ci si aspetta un giro di vite importante. Ma non sono stati solo i timori degli azionisti a far crollare tutti i titoli tech. Secondo gli esperti, c’è un secondo fattore che sta giocando un ruolo chiave: la volatilità sui mercati, che da inizio anno si è impennata. Gli acquisti degli ultimi anni da parte delle banche centrali, infatti, hanno creato una bolla sul mercato dei bond: e allora la caduta dei colossi tecnologici potrebbe aprire la stagione delle prese di profitto.

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