Dall’Ue un freno ad agenzie di rating e vendite allo scoperto

Da Strasburgo nuove regole anti speculazione contro il debito di Paesi in difficoltà come Italia, Grecia, Portogallo e Spagna

Con l’Unione europea che si trova a fronteggiare la “crisi economica peggiore dal dopoguerra” (parole del cancelliere tedesco Angela Merkel), da Strasburgo arriva un ulteriore stretta sulla speculazione nei mercati finanziari; nuove norme che – presentate oggi all’Europarlamento – renderanno più difficile lucrare sul debito dei Paesi in difficoltà (in questo momento Grecia, Italia, Portogallo e Spagna). Dopo l’annuncio di downgrading della Francia – poi ritrattato – dello scorso giovedì (vedi box in fondo all’articolo), l’Ue ha deciso di accelerare i tempi. L’Europarlamento ha così aperto la strada per il divieto di vendite allo scoperto, soprattutto per i credit default swaps (Cds); secondo il commissario Ue per il mercato interno, Michel Barnier, verranno poi annunciate nuove restrizioni per le agenzie di rating che dovrebbero includere il divieto di valutare l’affidabilità finanziaria dei Paesi nel periodo in cui risultano sottoposti a piani di risanamento Ue. Inoltre, secondo il regolamento preparato dall’Unione, sono previste sanzioni in caso di errori (sanzioni civili per l’agenzia responsabile di infrangere, intenzionalmente o per grave negligenza, la regolamentazione comunitaria, causando danni agli investitori) e obbligo di informazioni preventive per chi viene giudicato, (l’obbligo di informare l’autorità che emette il titolo – Stato o altra entità amministrativa – sugli elementi alla base delle valutazioni. L’avviso deve avvenire almeno un giorno lavorativo pieno prima della pubblicazione, in modo da poter correggere eventuali inesattezze).

“Il falso downgrading della Francia”*Giovedì 10 novembre 2011 Standard & Poor’s (S&P) preannunciò l’imminente downgrading della Francia, per poi rimangiarsi tutto due ore dopo. L’incidente risale alle 15.37 di giovedì, orario europeo, quando diverse istituzioni finanziarie, che sono abbonate al servizio rating di S&P, ricevono una e-mail di preallerta che anticipa il declassamento del debito sovrano di Parigi. Passano quasi due ore finché alle 17.40 l’agenzia si corregge con una rettifica: l’e-mail precedente viene definita “un errore tecnico”, e S&P informa di avere avviato una sua inchiesta interna per appurare come sia accaduto. Due ore di falso allarme sono un’eternità sui mercati, tanto più se il preannuncio del declassamento avviene in una giornata già stracarica di tensioni fra la crisi italiana, quella greca, gli aumenti degli spread e le Borse in picchiata (come appunto avveniva nella seduta di giovedì). Il disastro è tanto più sconcertante, che si tratta del terzo errore compiuto da S&P in tempi recenti. Quest’ultimo è il più grave per le conseguenze che ha avuto giovedì, accentuando la caduta dell’euro e delle Borse. Ovviamente uno dei sospetti che le inchieste dovranno chiarire è questo: qualcuno sapeva che l’allarme era falso, e ha quindi potuto speculare a ragion veduta in vista di un recupero dei mercati?* Approfondimento tratto dal blog di Federico Rampini su Repubblica.it

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