Torna il protezionismo: boom di dazi

Solo nei primi otto mesi del 2016, si contano 340 norme protettive dell’economia nazionale, tutte approvate dai Paesi del G20: gli stessi che, nel 2009, si erano impegnati a non replicare il fenomeno del protezionismo…

Il protezionismo non solo continua a esistere nel mondo ma è più forte che mai. A lanciare l’allarme è il centro di studi indipendente Global Trade Alert (Gta) che, in occasione del nuovo vertice dei Paesi G20 atteso il 4 e 5 settembre in Cina, ha realizzato quello che è considerato lo studio più ampio mai realizzato sulle restrizioni del mercato post 2008. Ebbene, stando alla ricerca, con l’avvento delle recessione le liberalizzazioni hanno lasciato il posto a regole restrittive, volte a promuovere l’economia interna. E questo a dispetto delle decisioni prese nel 2009, quando i Paesi del G20 si erano impegnati a non replicare il Protezionismo degli anni Trenta.

I PAESI. Invece, niente: proprio i paesi del G20 avrebbero adottato numerose norme che disincentivano il mercato estero. Solo nei primi otto mesi del 2016, se ne conterebbero 340: il quadruplo dei dazi contemplati nel corrispettivo periodo 2009. A promuovere il protezionismo sarebbero soprattutto le grandi realtà: di queste 340 norme, 179 sono state prese dai Paesi del G7 più l’Australia mentre le restanti 111 dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Se invece si considera il periodo di tempo che va dal 2008 a oggi, il Paese che risulta più proibizionista sono gli Stati Uniti, che hanno ratificato ben 1.066 misure protezionistiche. Seguono India, Russia, Argentina, Brasile, Germania, Regno Unito. L’elenco include anche l’Italia.

LE TIPOLOGIE DI NORME. Gli strumenti utilizzati per promuovere il mercato interno sono svariati. Il più diffuso sono gli aiuti di Stato ma funzionano bene anche i limiti posti alla partecipazione estera negli appalti; le tariffe all’importazione e la difesa del commercio.

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