Rivoluzione digitale e finanza, l’Italia è in ritardo

Tra Api, robo advisor e blockchain le banche faticano ad abbracciare il cambiamento, ma la sinergia con le start up del settore può velocizzare il processo e portare benefici a tutti

Se anche il mondo della finanza si popola di nuovi attori, strumenti e modelli di business, ancora una volta il nostro Paese rimane indietro nell’adozione delle soluzioni tecnologiche più significative. A mostrarlo è una ricerca dell’Osservatorio Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato l’ambito finanziario italiano a partire dai trend principali che lo stanno trasformando profondamente, dalle start up del settore FinTech all’uso dei big data, l’affacciarsi dei Robo advisor e l’implementazione della Blockchain.

FINTECH. Dal 2011 a oggi, sono oltre 750 le nuove aziende nate in ambito tecnofinanziario a livello internazionale: hanno già raccolto 26,5 miliardi di dollari di finanziamenti, competono con gli attori tradizionali e sono attive soprattutto sul fronte dei servizi bancari di base (funding & lending). La categoria più numerosa, il 58%, è quella dei servizi di Banking (che raccoglie il 72% del totale dei finanziamenti), seguita dagli Investment Services (21%) e poi da altri servizi (17%). Il 96% si rivolge direttamente al consumatore o a un’azienda non finanziaria, ponendosi quindi come alternativa concreta alle banche e diventandone un partner utile per il raggiungimento degli obiettivi del mondo finanziario tradizionale. Sono loro i veri promotori del cambiamento, incoraggiando la diffusione delle Application Program Interfaces e la comprensione del valore dei big data analytics, ma meno della metà delle banche (40%) inserisce questi nuovi processi nei suoi piani strategici. Anche l’intelligenza artificiale non è ancora molto diffusa, dove l’uso delle tecnologie più avanzate coadiuva i processi di investimento nell’Asset Management solo nel 18% degli istituti finanziari classici. E la rivoluzione Blockchain, la tecnologia per le transazioni nata con i Bitcoin, è stata finora adottata solo da pochi sperimentatori.

BIG DATA. Nonostante la conoscenza imprecisa dei nuovi processi e, forse, una certa dose di riluttanza ad intraprendere il cambiamento, quest’ultimo appare inevitabile nel lungo periodo, sottolineano dall’Osservatorio: per trovare spazio in un ambiente allargato e sempre più competitivo, ciascun attore dovrà rendere il più efficienti e rapidi possibile tutti i servizi. Per farlo, ci sono due leve fondamentali su cui puntare: il patrimonio informativo di ciascun cliente e la sua conoscenza pervasiva, che consentono alle aziende di scoprire nuove frontiere. I big data analytics, infatti, possono essere impiegati trasversalmente in tutte le aree di attività, ma finora il loro utilizzo è stato limitato al marketing e alle relazioni con la clientela, e ancora pochi sono i progetti che coinvolgono funzioni core come il Risk Management, l’erogazione di credito o il supporto alle decisioni di investimento. Fortunatamente, però, malgrado la metà dei progetti sfrutti ancora dati archiviati in batch per analizzarli in un secondo momento, sono in aumento le analisi in real-time (40%) e near real-time (10%), soprattutto nel rilevamento delle frodi legate ai pagamenti. L’Osservatorio sottolinea ancora l’importanza del patrimonio informativo aziendale per le banche: “fondandosi su questo, con le analisi Big Data, possono valutare con maggiore velocità e precisione il merito di credito di un cliente, anche anticipandone i bisogni. Automatizzando il processo di investimento, invece, possono posizionarsi in modo complementare rispetto all’offerta tradizionale, ad esempio rivolgendosi a un target molto specifico” osserva Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Digital Finance.

API. Le Application Program Interfaces, righe di codice software standardizzate che permettono di interagire e scambiarsi dati in modo flessibile ed economico, sono un cardine fondamentale del processo di aumento del patrimonio di dati, ancora di più in riferimento alla nuova direttiva europea sui servizi di pagamento nel mercato interno PSD2, che obbliga gli attori finanziari ad aprire l’accesso ai propri conti per la creazione di nuovi servizi da parte di terzi. Queste sono le cosiddette “Open Api”, accessibili a chiunque, ma vi sono anche altre tipologie come le Partner API, rese disponibili ad attori esterni selezionati per lo sviluppo di servizi terzi, e le Internal (o Private) Api, accessibili e utilizzabili esclusivamente da attori interni all’organizzazione.

DIGITAL ASSET MANAGEMENT. Intelligenza artificiale e servizi innovativi basati su Robo Advisor sono in espansione in ambito di asset management, ma solamente il 18% degli attori tradizionali utilizza piattaforme digitali “avanzate” per la consulenza di investimento (l’82% preferisce assistere i propri clienti in modo tradizionale), e le piattaforme digitali capaci di generare servizi di consulenza di investimento in maniera automatica, senza alcun intervento umano, sono presenti solo nel 9% dei casi. Tra le start up operanti in ambito di investimenti, invece, sono floridi i modelli di investimento black-box, il crowdfunding e i servizi di private banking digitale con profilazione customizzata sul singolo investitore.

BLOCKCHAIN. Infine, la tecnologia basata sulla criptovaluta Bitcoin, il cosiddetto “fenomeno Blockchain”, è stata riconosciuta efficiente per i suoi benefici su costi, ottimizzazione dei processi, sicurezza e fonti di revenue, ma sono ancora pochi gli istituti finanziari che hanno intrapreso una sperimentazione strutturata, vista l’incertezza sugli ambiti applicativi e sull’entità dei benefici in rapporto agli investimenti. Le start up operanti in questo ambito rappresentano in tal senso un’opportunità per scovare nuovi ambiti applicativi in diverse modalità: dalla creazione di una Blockchain ad hoc per uno specifico utilizzo, allo sviluppo in logica open API su Blockchain già esistenti o in termini di soluzioni accessorie che non utilizzano direttamente la Blockchain di riferimento, le novità introdotte dalle neo imprese possono contribuire allo sviluppo e il successo di clienti, investitori e istituti in ambito finanziario, come in molti altri.

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