L’Ocse taglia le stime sul pil: +1,3% per il 2016

Nel 2015 l'Italia, invece, crescerà dello 0,7% anziché dell’iniziale 0,6%. Merito della ripresa occupazionale

Nel suo World Economic Tour, l’Ocse rivede al ribasso le stime di crescita per il 2016: il pil non aumenterà del +1,5%, come ipotizzato a giugno, ma del +1,3%. La previsione non è quindi in linea con le stime del governo: la nota di aggiornamento del Def, che sarà approvata venerdì, riporta un +1,6%. Uno scarto importante se si considera che, in ballo, ci sono qualcosa come 5 miliardi di euro in più, o in meno, a seconda di quale delle due stime prevarrà.

Per quanto riguarda invece il 2015, l’Ocse alza dal +0,6% al +0,7% la crescita del pil. A premiare sarebbe stata la ripresa occupazionale: «In Italia abbiamo visto miglioramenti su lavoro, sono cresciuti i tassi di partecipazione e sono stati creati più posti di lavoro», ha spiegato la capo economista dell’ente parigino, Catherine Mann nella conferenza stampa di presentazione. «Questi andamenti sostengono i consumi a livelli superiori a quelli previsti, e questa è una delle ragioni per cui abbiamo alzato le nostre previsioni di crescita sull’Italia». La percentuale resta però diversa da quella governativa: il Def parla di un +0,9%.

GLI ALTRI PAESI. Le previsioni a ribasso non coinvolgono però solo l’Italia: «L’incremento dei tassi di crescita di quest’anno nell’Eurozona è incoraggiante, ma meno di quanto si sperava viste le spinte favorevoli di prezzo del petrolio più basso, euro più debole e tassi d’interesse a lungo termine più bassi», scrive l’Ocse: la stima è di un +1,6% per il 2015 e +1,9% nel 2016. In particolare, la Francia crescerà del 1% nel 2015 e del 1,4% (contro un iniziale 1,7%); in Germania il 2015 registrerà una crescita del +1,6%, mentre per il 2016 si è passati dal +2,4% a +2%. Stabili invece le previsioni per il Regno Unito: +2,4% nel 2015 e +2,3% nel 2016. Fuori dall’Europa, continua la frenata della Cina: il pil adesso è ben lontano dal +7,4% del 2014. Per il 2015 la stima è scesa da +6,8% al +6,7%, per il 2016 dal +6,7% al +6,5%. Il “malato grave” è però il Brasile, la cui economia è in rosso: la contrazione indicata è del -2,8% nel 2015 e del -0,7% nel 2016.

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