Ops! Gli italiani si sono dimenticati di incassare assegni per 634 milioni

Dal 2007 a oggi, i rapporti dormienti hanno fruttato alle casse dello stato oltre due miliardi di euro. Ecco perché

Incredibile ma vero. Ci sono persone che, per una ragione o per l’altra, finiscono con il non incassare mai gli assegni di cui sarebbero beneficiari. Dal 2010 a oggi, gli italiani si sono dimenticati di riscuotere una vera e propria fortuna: 634 milioni di euro, che dunque sono finiti diretti nelle casse dello Stato. Per legge, infatti, le somme non riscosse entro i tre anni dall’emissione degli assegni vanno all’erario. A fare i conti è la Corte dei Conti, in una relazione appena pubblicata, da cui emerge che gli assegni non incassati costituiscono una larga fetta del bottino derivato dai cosiddetti “rapporti dormienti”. Di che cosa si tratta? Occorre sapere che una legge del 2007 prevede che le polizze vita non riscosse, i conti correnti non movimentati per dieci anni e, appunto, gli assegni circolari non incassati entro tre anni affluiscano nel bilancio pubblico: complessivamente, dal 2007 a oggi la somma guadagnata grazie alle “dimenticanze” dei cittadini ha superato i due miliardi di euro. I legittimi proprietari, in realtà, avrebbero dieci anni di tempo dalla devoluzione per fare dietrofront, ma a oggi solo in pochi hanno proceduto in questo senso. Le risorse ricavate in queste modo dovrebbero confluire in un fondo ad hoc per indennizzare le vittime di frodi finanziarie, peccato che soltanto i governi si siano mossi in questa direzione soltanto negli ultimi due anni.

Gli assegni sono in buona compagnia

Ma com’è possibile che un numero così elevato di beneficiari non incassi il suo assegno? Secondo la Consap, la controllata pubblica che gestisce le pratiche di rimborso, in circa il 60% degli assegni circolari ordinante e beneficiario coincidono. Per esempio, si tratta di persone che hanno scelto di ritirare somme che non vogliono figurino sul loro conto, magari per non renderle “aggredibili” in caso di riscossione o per ottenere un Isee più basso. Peccato che dopo tre anni gli assegni scadano e così molti finiscano per perdere i propri soldi. Lo stesso succede se il beneficiario muore e i parenti non sanno nulla. E, infatti, dal 2008 a oggi altri 320.346.684 euro sono entrati nelle casse dello Stato da polizze non riscosse dai beneficiari, specialmente famigliari ignari dei contratti di assicurazione stipulati dai loro congiunti. Le banche e assicurazioni avrebbero l’obbligo di informare i titolari con una raccomandata all’ultimo indirizzo conosciuto, ma spesso non lo fanno a causa della difficoltà tecnica di effettuare la ricerca.

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