Imprese: pronte alla ripresa tra innovazione e digitalizzazione

Migliora la percezione delle condizioni economiche delle aziende e la gestione della crisi crea meno ansia anche se i tempi si allungano

La crisi si allunga ma appare più gestibile: oggi un’azienda su 4 (26%) ritiene che ci vorranno due anni per tornare alla normalità, mentre nel 2020 solo un’azienda su dieci prevedeva un orizzonte temporale così lungo. Per questo le imprese sono tornate a concentrarsi su previsioni di medio/lungo periodo (3 mesi – 1 anno). Al contempo, la salute delle aziende sembra in miglioramento – 7,2/10 rispetto al 7/10 del Primo Osservatorio con un delta di crescita più elevato per le piccole (+0.3) e medie imprese (+0.4) mentre permangono forti criticità per le microimprese. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Secondo Osservatorio dedicato a Imprese e Covid, l’attività condotta tra febbraio e marzo da Ipsos in collaborazione con partner chiave nei diversi settori: Adecco, Intesa San Paolo, Università Bicocca e Comitato Leonardo, ad Mirabilia.“La sensazione è che ci sia gran voglia di ripartire nonostante il quadro appaia ancora complicato”, osserva Andrea Alemanno, Senior Client Officer di Ipsos. “Cosa vuol dire stare meglio? Significa che rispetto a sei mesi fa l’attenzione ai costi, pur rimanendo al primo posto nelle dichiarazioni degli intervistati, scende di ben 10 punti (pari al 48% degli intervistati) e la percentuale di aziende che si aspettano una crisi diffusa e gravi difficoltà si riduce di ben il 12% (pari al 26% degli intervistati). Le aziende”, prosegue Alemanno, “tutto sommato stanno bene perché la loro capacità di cogliere opportunità di sostegno finanziario fa sì che non siano insoddisfatte delle risorse che hanno in cassa, anzi la maggior parte è soddisfatta (61% degli intervistati) e soprattutto il numero di quelle totalmente insoddisfatte rispetto a sei mesi prima si dimezza”

Le chiavi per la ripartenza: innovazione e digitalizzazione

Dallo studio emerge anche come per le aziende la ripresa si accompagni a una nuova consapevolezza e necessità di imprimere un forte cambiamento al proprio modello di business. La voglia di investire in tecnologia e digitalizzazione cresce +21% (pari al 41% degli intervistati), perché si ha consapevolezza che qualsiasi cosa succeda bisogna essere equipaggiati al meglio per affrontarla.

Tre gli asset strategici su cui si punta:

  1. Prodotti innovativi: +11% (pari al 52% degli intervistati) rispetto al 2020 le aziende che dichiarano di voler investire nel lancio di prodotti totalmente nuovi perché il mondo è cambiato. Prodotti basati sulle nuove dotazioni tecnologiche e rispondenti alla nuova realtà.

  2. Apertura crescente all’ecommerce: aumenta il numero di aziende che si stanno attrezzando per la vendita on line e soprattutto passa dal 28% al 36% il numero delle quelle che non ricorrono ai market place ma che sviluppano l’Ecommerce sul proprio sito o attraverso canali controllati dall’azienda stessa.

  3. Tensione alla sostenibilità: ben il 68% delle aziende intervistate investe in sostenibilità. +7% rispetto al 2020.

Un futuro di opportunità

Molto incoraggianti i dati relativi alla percezione degli intervistati che ben nel 61% dei casi, quasi 2 aziende su 3, dichiara di intravedere per il futuro più opportunità che rischi. Commenta Nando Pagnoncelli Presidente Ipsos: “Le opportunità indicate sono molteplici: sviluppare la digitalizzazione dell’azienda, nuovi prodotti, nuove occasioni di crescita sia sul mercato italiano che estero. Ed è un dato in aumento del 7% rispetto allo scorso anno.” Al contrario, nel caso delle aziende più piccole (small business – fatturato inferiore ai 2,6 Ml €) solo 1 su 4 intravede più opportunità mentre le altre temono maggiori rischi nel 26% dei casi. importante però notare che comunque il dato è in calo dell’8% rispetto al Primo Osservatorio del 2020.Ma quali sono le priorità per gli investimenti?

  • Incremento produttività (58% degli intervistati) + 20% (2020)

  • Digitalizzazione (53% degli intervistati) +20% (2020)

  • Ricerca e innovazione di prodotto (40% degli intervistati) = (2020)

  • Formazione personale (40% degli intervistati) + 6 (2020)

  • Pubblicità, marketing e comunicazione (33% degli intervistati) + 2 (2020)

  • Sostenibilità ed economia circolare (29% degli intervistati + 13 (2020)

Come cambia la relazione con i consumatori

Il 30% degli intervistati pensa che si ripartirà con un cambio totale del modello di business e della relazione con il consumatore. Gli asset chiavi indicati sono:

  • Estrema targhettizzazione e personalizzazione dell’offerta (43% degli intervistati) +3

  • Crescente attenzione a qualità (26% degli intervistati) + 8 e servizi (29% degli intervistati) + 13, specie loyalty e fidelizzazione post vendita (28% degli intervistati) +11

Commenta Adelaide Raia, General manager Bolton Group “Crescerà la comunicazione incentrata sull’offerta. Il lancio di nuovi prodotti prevederà anche il lancio di nuove comunicazioni incentrate sul prodotto e il suo valore +13% (30% degli intervistati). Il dialogo con il consumatore sarà sempre più inclusivo in una comunicazione biunivoca tra azienda e consumatore, in cui si punterà sì alla condivisione di valori ma conterà anche molto il prodotto”.

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