Le imprese non temono il cambiamento, anzi lo rincorrono per restare competitive in un mondo in continua evoluzione. È quanto emerge chiaramente dalla ricerca di Hsbc “Navigator: Made for the Future”, condotta su oltre 2.500 aziende in 14 Paesi e Regioni, secondo la quale il 34% dei decision-maker ritiene che il proprio focus in ambito tecnologico cambierà “totalmente” nei prossimi 24 mesi, con un ulteriore 45% che, invece, prevede un cambiamento “leggero”. Inoltre, le aziende mirano ad essere più orientate al cliente e a incrementare la produttività, tanto che oltre la metà degli intervistati (55%) crede che aumentarà gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il 52% afferma che aumenterà gli investimenti nell’ambito formazione, per ampliare le competenze, il 43% quelli per il benessere dei dipendenti, seguito da investimenti in logistica (42%), impianti o attrezzature (34%) e ai locali fisici (29%).
Con l’aggiornamento delle competenze dei dipendenti e l’adozione di tecnologie innovative, le aziende puntano a diventare più efficienti, più customer-centriche e più sostenibili. Oltre la metà degli intervistati prevede di aumentare gli investimenti nella customer experience (52%), mentre il 45% investirà maggiori somme di denaro per diventare più sostenibile dal punto di vista ambientale nei prossimi due anni. Quasi un quarto delle aziende (24%) vuole incrementare il proprio impegno ecosostenibile per attrarre e trattenere risorse di talento, mentre il 30% sente la pressione dei clienti, che richiedono dei miglioramenti in quest’area. Tra le nuove tecnologie adottate dalle imprese troviamo l’A.I. (41%), l’Internet of Things (40%), gli oggetti wearables (37%) e il riconoscimento facciale/immagini (38%). I maggiori vantaggi derivanti dall’impiego di queste quattro tecnologie sono: il miglioramento della produttività, della customer experience e della qualità del prodotto o del servizio. Se da un lato il 76% delle aziende pensa che l’utilizzo di nuove tecnologie incrementerà la produttività del personale e il 72% ritiene che possa migliorarne il benessere, ben il 59% degli intervistati ha affermato che in futuro avranno bisogno di meno lavoratori. Tre intervistati su cinque (60%) intendono introdurre o aumentare il lavoro flessibile per migliorare il benessere dei dipendenti e adattarsi a un riequilibrio tra produzione legata all’apporto umano e quella automatizzata.
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