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Governo con fiducia, ma con tre nodi economici da sciogliere

C’è da superare lo stallo del decreto sviluppo, ma soprattutto decidere il successore di Mario Draghi, senza dimenticare la prospettiva di una nuova manovra correttiva chiesta dell’Europa

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“Condono sì o no, patrimoniale sì o no e anche i ritocchi alle pensioni su cui c’è il muro della Lega. In pratica, il decreto sviluppo – annunciato quasi due mesi fa – è ancora un foglio bianco per la paralisi creata da fazioni contrapposte”. Con queste parole Il Sole 24 Ore di sabato 15 novembre ha evidenziato i problemi di un governo che ha sì riaffermato i numeri in Parlamento con il voto di fiducia, ma deve ancora sciogliere diversi nodi, soprattutto economici, che – senza una linea politica comune – rischiano di riportare l’esecutivo in acque turbolente. Il primo ostacolo è senza dubbio quello sullo sviluppo. Ad accennare qualcosa sui contenuti del ddl ci ha pensato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: “Siamo intenzionati a rendere ancor più incentivato l’apprendistato e a incoraggiare il telelavoro soprattutto nel momento della nascita dei figli in una famiglia”, ma sono previste anche “misure di semplificazione per incoraggiare le assunzioni”. Il problema è che le riforme “a costo zero” per la crescita, annunciate più volte da Giulio Tremonti, non piacciono a molti esponenti della maggioranza; in giornata Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ha sottolineato come un decreto sviluppo senza risorse “è monco”, anche se “trovare le risorse non è facile”. Ma anche sulle date ci sono opinioni differenti e se il premier Silvio Berlusconi ha annunciato il provvedimento sul tavolo del Consiglio dei ministri entro venerdì 21 ottobre, il ministro Matteoli ha spiegato che sul decreto si sta ancora lavorando e “non è stata fissata una data”. Un altro problema del decreto sviluppo è sul fronte politico: gli ‘alleati’ del governo chiedono a gran voce di essere coinvolti nella realizzazione della legge: “Si faccia il decreto sviluppo con urgenza, anche a costo zero e vediamo le misure che contiene – ha dichiarato Francesco Nucara del partito repubblicano (Pri) – Se non verremo coinvolti sugli obiettivi del decreto, quella di venerdì rimarrà l’ultima fiducia accordata al governo Berlusconi”.Altra empasse da sciogliere – e di certo non meno importante – è quella relativa alla nomina del prossimo governatore di Bankitalia. Fra meno di due settimane Mario Draghi guiderà la Banca centrale europea e non è stato ancora trovato il suo successore. Qui si gioca la battaglia tra il capo del governo, che spinge per Fabrizio Saccomanni, e Giulio Tremonti, che vorrebbe assegnare la poltrona di via Nazionale a Vittorio Grilli (leggi di più). Infine c’è il rischio concreto di una nuova manovra correttiva che, ipotizzata dalla Bce per i Paesi ‘vulnerabili’, potrebbe diffondere altro malcontento all’interno di alcuni ministeri, già sottoposti a pesanti tagli dalla recente manovra di settembre.