Fondi europei: ne avevamo 75 miliardi, ne abbiamo usati solo il 23%

Colpa di un sistema amministrativo inadeguato, una burocrazia troppo lenta e appalti “ballerini”. Un paradosso che rischia di costarci molto caro

Siamo un Paese che vive di paradossi. E purtroppo non ci smentiamo nemmeno per la “questione fondi europei”: se nel ciclo 2014-2020 abbiamo ottenuto da Bruxelles ben 75,2 miliardi di euro in fondi strutturali e di investimento, a oggi ne abbiamo usati solo 17,3 miliardi. In quasi sei anni, dunque, siamo riusciti a ottenere un misero miliardo certificato ogni quattro assegnati: il 23% del totale cui abbiamo diritto, a un anno dalla fine del programma. Tutta colpa della nostra proverbiale lentezza, di un sistema amministrativo del tutto inadeguato e anacronistico e di una burocrazia che continua ad affondarci. Eppure quei soldi ci servono, per sostenere il sistema sanitario, costruire strade, sistemare ponti, innovare il sistema scuola, ampliare le linee delle metropolitane, puntare sulla fibra ottica, potenziare le ciclovie, assistere gli anziani, mettere toppe a un territorio ammaccato dal dissesto idrogeologico e tanto altro ancora. Servono soprattutto al sud, che ne benefica per l’85%. È per questo che nei prossimi mesi, con la pistola puntata alla tempia, correremo a più non posso per cercare di recuperare. Senza smettere di chiederci: perché?

Gli italiani sanno poco e nulla dei fondi europei

Ma gli italiani sanno che esistono i fondi europei e come vengono usati nel nostro Paese? No. Nel settennato 2007-2013, abbiamo ricevuto 91,7 miliardi (compreso il cofinanziamento nazionale, senza il quale quei soldi non possono essere spesi), che sono serviti per finanziarie 949.556 progetti, dalle fioriere ai corsi di formazione. Chi lo sa? Pochissimi. E ancora meno sono coloro che sanno che ne abbiamo restituiti per insipienza 52 milioni: uno spreco che si poteva evitare. “Le debolezze italiane sono note, quando si parla di fondi Ue: burocrazia, sistemi amministrativi fragili, codice appalti che cambia in continuazione. Ma l’Italia dovrebbe invece battersi a Bruxelles per scorporare il cofinanziamento dal deficit: il vincolo rallenta la spesa delle Regioni. Non scordiamoci che il 70% dei 43 miliardi di investimenti pubblici annui dell’Italia è fatto anche grazie ai fondi Ue” ha commentato Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil.

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