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Federalismo, ok a decreto sul fisco municipale. Cosa cambia

Dalla tassa di scopo per realizzare le infrastrutture, allo sblocco dell’addizionale Irpef, ma anche l’arrivo della cedolare sugli affitti e una piccola riforma sulla lotta all’evazione…

Dopo l’ok del Senato e il voto di fiducia della Camera, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sul fisco municipale. Al termine della riunione dell’esecutivo è stata approvata «anche la proroga di quattro mesi» dei tempi della delega. Con il voto di Montecitorio, il governo incassa così il quarto dei decreti attuativi della riforma, il primo davvero ‘pesante’ che rivoluziona il sistema impositivo dei Comuni. Tra i punti licenziati ieri dalla Camera c’è l’arrivo della cedolare sui redditi degli affitti, ma anche lo sblocco delle addizionali Irpef e l’arrivo della tassa di soggiorno sui turisti. Questi i punti salienti della riforma:

Cedolare su affitti: Attiva da subito, a valere da inizio 2011. Riguarda i soli immobili affittati a uso abitativo. Al posto dell’attuale tassazione Irpef e dell’imposta di registro, arriva un prelievo fisso del 21% (al 19% per i canoni agevolati). La convenienza a utilizzare la cedolare scatta per chi ha redditi sopra i 15.000 euro (ma sopra i 28.000 euro per i canoni agevolati). Rimane comunque possibile continuare a tassare il reddito con l’Irpef. Niente sconto affittuari, ma fitti bloccati: saltata l’ipotesi di un bonus per gli affittuari, arriva il blocco degli affitti che, per chi sceglie la cedolare, non potranno essere nemmeno essere adeguati al costo della vita Istat.Sblocco addizionale Irpef: l’aumento non potrà superare lo 0,4% Potrebbe anche scattare retroattivamente dal 2010, se la decisione arriva dai comuni entro il prossimo marzo. È una delle misure più criticate perché, dopo anni di stretta sulle spese comunali, potrebbe comportare un aumento del prelievo fiscale.Compartecipazione Iva e fondo perequativo: sono le due modifiche approvate durante l’esame in commissione. La prima prevede una compartecipazione all’Iva al consumo e non più la compartecipazione all’Irpef prevista invece dal testo del governo. Quote di altri tributi vengono devolute ai comuni per il 30% e serviranno anche ad alimentare – è la seconda novità – un “fondo perequativo” per bilanciare eventuali squilibri fiscali.Addio Ici, arriva l’Imu al 7,6 per mille: la novità scatterà dal 2014. L’Ici sulle seconde case andrà in pensione e arriva l’Imposta Municipale Propria. Questa imposta è stata criticata dall’opposizione perché rappresenterebbe una tassazione patrimoniale sugli immobili che penalizza le imprese. In base alle norme sarà molto simile all’Ici e non si pagherà sulle prime case. Assorbirà l’Irpef e l’aliquota di equilibrio è ora fissata al 7,6 per mille (ma potrebbe salire ancora). È previsto uno sconto del 50% per le case affittate come abitazioni e si verserà in quattro rate. Non la pagherà la Chiesa, anche su scuole, hotel e oratori religiosi.Tassa turismo: arriva la tassa sui turisti che potrebbero dover pagare fino a 5 euro per notte per il soggiorno in capoluoghi, nei comuni turistici e nelle città d’arte. Possibili sconti per categorie e per specifici periodi. Tassa di scopo: è prevista la possibile introduzione di tasse di scopo per realizzare infrastrutture.Compravendite: dal gennaio 2014 scompare l’attuale tabella dell’imposta di registro per i “trasferimenti immobiliari”. Ci sarà una sola imposta che assorbe anche quella di bollo, le ipotecarie e catastali che attualmente si versano, con una drastica semplificazione. L’aliquota è del 9% per i beni immobili in genere e del 2% sulle prime case. È comunque prevista una soglia minima di 1.000 euro.Tassa rifiuti: ora si paga sui metri quadrati, con la possibilità per chi vive da solo di ottenere sconti. La riforma preannuncia l’arrivo di un decreto ad hoc che riorganizzi il tributo guardando anche alla composizione nel nucleo familiare.Lotta evasione: vengono inasprite le norme per chi non dichiara redditi da locazione. Metà dell’incasso andrà ai Comuni, che hanno anche interesse all’emersione degli «immobili fantasma» dei quali incasseranno le maggiori imposte